Carboni (Tg1): “È vero, sono il Signor Nessuno, ma vengo dalla gavetta”
“Per la prima volta nella storia le opposizioni non hanno neanche un direttore di Tg”. Parola di Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, Pd. Anzaldi, per capirsi, è quello che Matteo Renzi chiama per primo quando serve lanciare una campagna sui social e quindi rappresenta solo la punta dell’iceberg della propaganda renziana.
Sarà proprio così? In realtà, se c’è un appunto da fare alle nomine di Giuseppe Carboni al Tg1, Gennaro Sangiul ia no al Tg2 e G iu se pp in a Paterniti al Tg3, è il rispetto della sana tradizione italica, un po’come la pastasciutta: uno al partito di maggioranza relativa, uno al suo alleato di governo e il terzo in quota opposizione. Giuseppina Paterniti, ad esempio, è definita in Rai come una “di sinistra solida”, un passato nel sindacato, un lungo precariato (come anche Carboni), vicedirettrice della TgR, i tg regionali un libro-intervista con Romano Prodi dal titolo inequivocabile: Una nuova anima europea. “Ora non sopportano che l’abbiano scelta i grillini” ci dice la fonte Rai, “ma quando aveva la vicedirezione del TgR era in quota sinistra”. La tripartizione quindi è rispettata: Carboni in quota M5S, Sangiuliano in quota Lega (con tripudio di Liberodi cui è stato vicedirettore) e Paterniti proveniente dalla sinistra ma anche dal sindacato. Che infatti augura solo un “in bocca al lupo” ai tre direttori compiacendosi per le nomine interne. L’unica differenza è che Anzaldi non è stato informato prima.
“ALMENO NON SIAMO nel monocolore renziano”, dice soddisfatto la nostra fonte che non vota M5S. Perché la cosa buffa è che in tanti anni di storia della Rai, solo il Pd è riuscito a occupare tutti e tre i Tg. Sicuramente con Mario Orfeo e Bianca Berlinguer al Tg1 e Tg2 e con Marcello Masi, poi sostituito da Ida Colucci, al Tg2. Espressione di una maggioranza che imbarcava un pezzo dell’ex Forza Italia, come Angelino Alfano.
Nemmeno Silvio Berlusconi era arrivato a tanto. Durante i suoi governi, nel 2001-2006 e poi 2008-2011, le triadi sono: Clemente Mimun al Tg1, Mauro Mazza (An) al Tg2 e Antonio Di Bella, pedigree di sinistra, al Tg3 e oggi a RaiNews. Quando ritorna al potere, l’ex Cavaliere forma una nuova triade: Augusto Minzolini, Mario De Scalzi (ex Mediaset) al Tg2 e B ia nc a Berlinguer in quota al Pd di Pier Luigi Bersani. Origine che poi, durante il governo Renzi, le costerà la cacciata da parte del governo anche se dopo sette anni di direzione. La triade era stata garantita dal governo Prodi nel 2006 con Gianni Riotta, ulivista convinto, ancora Mauro Mazzae di nuovo Antonio Di Bella (che peraltro sembrerebbe confermato oggi a RaiNews). Uno schema immutabile con il corollario di gestione dall’alto e cacciate esemplari. Senza scomodare “l’editto bulgaro”, che comunque apre una strada ben battuta dopo, Si può facilmente ricordare la fuoriuscita di Massimo Giannini da Ballarò, di Massimo Giletti, la cui Arena cancellata da Rai1 continua ad avere successo su La7 fino a Milena Gabanellia cui, di fatto, si chiedeva di scaldare una sedia senza utilizzare quello che davvero sapeva e voleva fare, rilanciare l’informazione online della Rai.
Ma che dire del passato? Gad Lerner, direttore per tre mesi nel 2000, cacciato per una vicenda di immagini pedopornografiche, andò in onda ricordando come il presidente della commissione di Vigilanza, Mario Landolfidi An in un pranzo gli aveva passato un bigliettino dicendo: “Ci sarebbe una persona da sistemare”.
LA STESSA BERLINGUER che quando lascia la direzione del Tg3 non può non ricordare “le pressioni sgraziate e gli attacchi sguaiati” ricevuti dal Pd di Renzi. Il rigido controllo politico ha consentito anche il “tg- mercato” con direttori spostati da un Tg all’altro. Mimun prima di dirigere il Tg1 dirigeva il Tg2, Mario Orfeo idem. Un curriculum analogo lo ha anche Andrea Giubilo che sostituisce Sandro Curzi cacciato dalla Rai “dei professori” e poi assume l’interim al Tg1 nel 2009 prima dell’arrivo di Minzolini. Alla fine degli anni 80 la triade era rigorosamente Dc, Psi e Pci. Poi il bipolarismo ha creato degli squilibri, ma senza alterare lo schema. Ribadito anche oggi, la nomina politica dei Tg.