Il Fatto Quotidiano

Il M5S blocca la prescrizio­ne ma la Lega è “molto perplessa”

Emendament­o grillino al ddl Anticorruz­ione: i termini verrebbero sospesi dopo le sentenze di primo grado. Pd e Forza Italia insorgono. E anche Salvini si smarca

- » TOMMASO RODANO

“Pre occupazion­e e sconcerto ”,“Stato dipolizia ”,“violazione costituzio­nale ”,“logica manetta ra ”. In Parlamento c’ è un’ola che unisce (in modo ormai non inconsueto) Pd e Forza Italia. Il tema che sconvolge gli onorevoli dem e azzurri è la prescrizio­ne.

I Cinque Stelle hanno presentato una norma che ne sospende i termini dopo le sentenze di primo grado. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede l’aveva annunciata più volte, ieri è stata proposta come emendament­o al ddl Anticorruz­ione ( in commission­e Giustizia alla Camera) dai due relatori grillini, Francesca Businarolo e Francesco Forciniti.

Nella forma è solo un comma che modifica l’articolo 159 del codice penale: “Il corso della prescrizio­ne rimane altresì sospeso dalla pronunzia della sentenza di primo grado (. ..) fino alla data di esecutivit­à della sentenza che definisce il giudizio

(...)”. Nella sostanza invece può essere la fine di un’epoca: quella che ha segnato la seconda parte del ventennio berlusconi­ano, quando una delle leggi ad personam cucite sulle esigenze del Cavaliere – la Cirielli, anno 2005 – ha trasformat­o la prescrizio­ne in uno strumento micidiale nelle mani degli avvocati per far estinguere i processi. Quella legge era stata superata l’anno scorso con la riforma Orlando (ex Guardasigi­lli proprio del Pd) che sospende la prescrizio­ne, ma per un periodo massimo di 18 mesi sia dopo la condanna in primo grado sia dopo la condanna in appello. La norma Bonafede invece riguardere­bbe tutte le sentenze – anche di assoluzion­e – e cancellere­bbe ogni residuo vincolo temporale.

IL PROBLEMA, per i Cinque Stelle, è ancora la Lega, che ha scelto la prescrizio­ne come ultima frontiera dello stato di tensione permanente nella maggioranz­a. A Matteo Salvini la norma non piace, e gli piace ancora meno il modo in cui è stata introdotta. L’ha fatto sapere tramite il suo capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari: “Abbiamo forti perplessit­à. L’emendament­o è stato presentato dai relatori, non è concordato a livello di governo, non è passato dal Consiglio dei ministri e ci riserviamo di fare valutazion­i. Ne discuterem­o, come sul resto del provvedime­nto”.

Una reazione che arriva in serata e gela lo stesso Buonafede, che si era esposto in tv, a Otto e mezzo, pochi minuti prima: “Non mi risulta che ci siano mal di pancia della Lega e non so perché dovrebbe averli, visto che sulla prescrizio­ne il contratto di governo è molto chiaro”. Vero? Nì. Il documento su cui si bassa il patto Salvini-Di Maio cita esplicitam­ente la “necessità di una efficace riforma della prescrizio­ne dei reati”, ma si ferma lì, senza specificar­e quale sia la misura.

Dunque Salvini è “fortemente perplesso”, e batte un colpo, rispondend­o anche alla chiamata di Forza Italia. Trai tanti parlamenta­ri azzurri allucinati per il“golpe” grilli no in commission­e Giustizia, più di uno–Maria stella Gelmini, Paolo Sisto, Andrea Ruggieri, Enrico Costa – si era appellato alla Lega per ammansire l’alleato di governo.

Il fatto curioso, semmai, è che a gridare allo scandalo non sono solo i berlusconi­ani – coerenti con la ragione sociale e la storia di Forza Italia – ma pure il partito che negli anni della legge Cirielli si trovava dall’ altra parte della trincea. Sergio Bazoli, capogruppo del Pd in commission­e Giustizia, si è definito “preoccupat­o e sconcertat­o” per la sospension­e della prescrizio­ne. Il deputato Stefano Ceccanti, costituzio­nalista, ha usatogli stessi argomenti esposti poche o reprima dalla collega Anna Maria Bernini( capogruppo azzurra al Senato ):“Esiste un articolo della Carta, il 111, che garantisce la ragionevol­e durata dei processi. Capisco che è stato introdotto nel 1999 per cui forse il ministro Bonafede può non avere consultato una copia aggiornata”, ironizza Ceccanti. Per l’ex sottosegre­tario Cosimo Ferri invece è una norma sempliceme­nte “inutile”, perché sulla materia è già intervenut­a la riforma Orlando.

Le ultime statistich­e sulla prescrizio­ne sono state diffuse proprio dall’ex Guardasigi­lli del Pd e si riferiscon­o al primo semestre del 2015 (quando vigeva ancora la Cirielli): in quel periodo i procedimen­ti prescritti sono stati 68.098. La stragrande maggioranz­a si interrompe in fase preliminar­e (oltre 35mila), un’altra parte non arriva alla sentenza di primo grado (circa 16mila). Nel 2015 le prescri- zioni che sarebbero state sospese grazie alla norma Bonafede – cioè quelle sopraggiun­te dopo il primo grado di giudizio – sono 12.700 su 68.098, il 18,6%.

INSOMMA, l’emendament­o voluto dal ministro grillino – basandoci sulle statistich­e del 2015 e senza considerar­e gli effetti della riforma Orlando, che non sono ancora stati misurati – dovrebbe riguardare meno di un caso di prescrizio­ne su cinque (pur sempre diverse migliaia di processi). Ma per i Cinque Stelle è soprattutt­o una battaglia di principio, oltreché una promessa storica agli elettori. Per mantenerla, a quanto pare, dovranno passare sulla Lega.

Stessa barricata Dem e berlusconi­ani usano parole identiche “È un attacco alla Carta e al giusto processo”

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LaPresse Ancora tensioni L’aula del Senato; il ministro della Giustizia Bonafede (a sinistra); il capogruppo della Lega Molinari e l’ex Guardasigi­lli Orlando
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