Il Fatto Quotidiano

“CasaPound vicina alla gente, il Pd no”: provocazio­ne del dem romano Astorre

Infortuni Il senatore, avanti al congresso, scivola sui fascisti

- » MARCO FRANCHI

Galeotta

fu l’iperbole. Immaginata e coniata per dare finalmente una risposta alla fatidica rottura della connession­e sentimenta­le tra il Pd e il popolo. E cioè: fare come i fascisti di CasaPound, quelli che dispensano pacchi di alimentari per i poveri, italiani ovviamente.

A sostenere l’ardita suggestion­e, in tempi rinnovati di lotta antifascis­ta, almeno nello stretto recinto del centrosini­stra, è il senatore democratic­o Bruno Astorre: “So’fascisti, è vero, ma tante volte dovremmo imitare CasaPound per il loro modo di stare in mezzo alla gente”.

Testuale.

Dentro il Pd, Astorre non è un peone qualunque. Anzi, a fine mese rischia persino di diventare segretario regionale del Lazio. In attesa delle primarie, il neo fasciodem, in senso poundiano, è infatti primo nella consultazi­one tra i circoli del Pd. Astorre è sostenuto da Dario Franceschi­ni e Nicola Zingaretti e al solito non sono mancate le polemiche sui tradiziona­li pacchetti di tessere “co m pr at e ” per rimpinguar­e il bottino di voti ai danni del candidato di Matteo Orfini, Claudio Mancini.

Anche per questo, allora, l’esternazio­ne astorriana sull’esempio fascista da seguire ha scatenato un putiferio di reazioni, a partire dal suo sfidante Mancini che l’ha messa così: “A forza di essere subalterni agli argomenti della destra si finisce per parlare bene di CasaPound”.

E così all’incauto senatore è toccato mettere una pezza alla sua frase, pronunciat­a martedì sera in un incontro nella natìa Viterbo. La replica, a dire il vero, è un tentativo malriuscit­o di giustifica­rsi: “Va detto che il mio ragionamen­to è stato evidenteme­nte più ampio e articolato e che la mia iperbole su CasaPound era da incornicia­re con virgolette enormi. Considero CasaPound un’organizzaz­ione nazi-fascista, che andrebbe chiusa e messa al bando perché è una fabbrica di odii, dall’antisemiti­smo alla xenofobia in un brodo di sottocultu­ra che si muove sulle paure sociali”.

Epperò, ribadisce: “Il mio riferiment­o era relativo alla presenza quotidiana tra le persone. Il Pd ha dato troppo l’impression­e di andare col cachemire e meno con le scarpe impolverat­e a fianco delle persone”.

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Ansa 60% I voti per Bruno Astorre al congresso dei circoli Pd del Lazio

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