“CasaPound vicina alla gente, il Pd no”: provocazione del dem romano Astorre
Infortuni Il senatore, avanti al congresso, scivola sui fascisti
Galeotta
fu l’iperbole. Immaginata e coniata per dare finalmente una risposta alla fatidica rottura della connessione sentimentale tra il Pd e il popolo. E cioè: fare come i fascisti di CasaPound, quelli che dispensano pacchi di alimentari per i poveri, italiani ovviamente.
A sostenere l’ardita suggestione, in tempi rinnovati di lotta antifascista, almeno nello stretto recinto del centrosinistra, è il senatore democratico Bruno Astorre: “So’fascisti, è vero, ma tante volte dovremmo imitare CasaPound per il loro modo di stare in mezzo alla gente”.
Testuale.
Dentro il Pd, Astorre non è un peone qualunque. Anzi, a fine mese rischia persino di diventare segretario regionale del Lazio. In attesa delle primarie, il neo fasciodem, in senso poundiano, è infatti primo nella consultazione tra i circoli del Pd. Astorre è sostenuto da Dario Franceschini e Nicola Zingaretti e al solito non sono mancate le polemiche sui tradizionali pacchetti di tessere “co m pr at e ” per rimpinguare il bottino di voti ai danni del candidato di Matteo Orfini, Claudio Mancini.
Anche per questo, allora, l’esternazione astorriana sull’esempio fascista da seguire ha scatenato un putiferio di reazioni, a partire dal suo sfidante Mancini che l’ha messa così: “A forza di essere subalterni agli argomenti della destra si finisce per parlare bene di CasaPound”.
E così all’incauto senatore è toccato mettere una pezza alla sua frase, pronunciata martedì sera in un incontro nella natìa Viterbo. La replica, a dire il vero, è un tentativo malriuscito di giustificarsi: “Va detto che il mio ragionamento è stato evidentemente più ampio e articolato e che la mia iperbole su CasaPound era da incorniciare con virgolette enormi. Considero CasaPound un’organizzazione nazi-fascista, che andrebbe chiusa e messa al bando perché è una fabbrica di odii, dall’antisemitismo alla xenofobia in un brodo di sottocultura che si muove sulle paure sociali”.
Epperò, ribadisce: “Il mio riferimento era relativo alla presenza quotidiana tra le persone. Il Pd ha dato troppo l’impressione di andare col cachemire e meno con le scarpe impolverate a fianco delle persone”.