Il Fatto Quotidiano

Dieselgate È ancora lunga la strada verso i risarcimen­ti per i proprietar­i

- SERGIO ONORATI CLAUDIO CARLISI GIANNI PADRIN PATRIZIA DE RUBERTIS FABIO MENDLER

Caro Travaglio, ho seguito con interesse il dibattito tra lei e alcuni personaggi circa il reddito di cittadinan­za nel programma Otto e mezzo e ho avuto la conferma di ciò che penso da tempo sui motivi del dissolvime­nto della sinistra italiana. Ciò che da diversi anni avrebbe dovuto essere il cavallo di battaglia di un movimento politico che, per principio, dovrebbe evitare l’a ccentuazio­ne delle differenze tra ricchi e poveri, viene criticato aspramente proprio da costoro. È evidente che gli illustri personaggi che compaiono in pubblico professand­osi orgogliosa­mente elettori progressis­ti sono completame­nte lontani dal mondo reale. In un libro ho raccontato la mia esperienza all’estero, dove nei primi periodi di estrema difficoltà il Notstand Beihilfe (l’equivalent­e austriaco del reddito di cittadinan­za) mi ha letteralme­nte salvato non solo dal baratro economico ma anche dal punto di vista dell’integrazio­ne in un ambiente estraneo. Credo inoltre che la mia esperienza da espatriato abbia demolito due gigantesch­i luoghi comuni: uno, chi è disoccupat­o lo è perché non ha voglia di lavorare; secondo, gli stranieri rubano il lavoro agli indigeni. In questi giorni è in discussion­e il Def e mi auguro con tutto il cuore che il reddito di cittadinan­za venga approvato. Credo inoltre che la sua introduzio­ne, unita a un programma serio e obbligator­io di corsi di formazione e attività varie di pubblica utilità, porterà sia allo Stato che ai soggetti interessat­i immediati benefici.

Scuole chiuse nonostante il meteo poco allarmante

Alle 15 di domenica mi arriva un sms: scuole chiuse per forte allerta meteo. Parlo subito con un amico meteorolog­o e mi mostra subito la mappa meteorolog­ica colorata che già girava fra loro da ore, dicendo: l’allerta è su Belluno e il Trentino. Ci diciamo quindi che sono interessat­i solo la Brenta, il Piave e l’A- SONO PASSATI ORMAI più di tre anni da quando si è scoperto l’imbroglio della Volkswagen che aveva truccato i dati delle emissioni inquinanti delle sue automobili con motore diesel. Anch’io ci sono cascato con la mia Tiguan. Ho presentato un esposto alla Procura di Udine e sono stato interrogat­o; ho fatto richiesta di risarcimen­to con la Federconsu­matori e con Altroconsu­mo. In tutti i casi nessun risultato. La Volkswagen però non è rimasta inerte: ha richiamato la vettura per un controllo (neanche mezzora di lavoro), ha modificato qualcosa nel cofano motore e mi pare che ora la miaTiguan consumi di più; ci ha poi omaggiato di una scatoletta contenente una penna biro, un accumulato­re per caricare telefonini (subito ritirato per un difetto di costruzion­e), un buono da 250 euro che in tre anni non ho potuto utilizzare per un motivo o per l’altro. In Italia e in Europa la Volkswagen non ha avuto sanzioni. In America è stata condannata a pagare milioni di dollari. Come sempre il cittadino italiano è cornuto e mazziato e lo Stato non lo difende. GENTILE CARLISI, lo scandalo del dieselgate che ha coinvolto Volkswagen oltrepassa i confini italiani ed è una faccenda tutt’altro che conclusa. È notizia di pochi giorni fa che la motorizzaz­ione civile tedesca sta per chiedere il ritiro di 100 mila auto diesel della Opel. Sul solo fronte europeo, i veicoli coinvolti nella manipolazi­one delle emissioni truccate ammontano a 8,5 milioni e anche se l’Unione europea ha chiesto alla casa di Wolfsburg di offrire garanzie in caso di problemi dopo la sistemazio­ne del veicolo difettoso, è stata l’associazio­ne Altroconsu­mo a denunciare il suo sospetto: numerose vetture, una volta rientrate dall’officina, hanno presentato un maggior consumo di carburante, anomalie e perdita di potenza al motore. Come si fa, quindi, per pretendere giustizia? Si dige. In quel momento e alla sera e alle 8 del lunedì mattina, l’A st ico-Tesina è ancora in morbida, il Leogra- Timonch io- Baccaglion­e in morbida, Tribolo, Caveggiara e Riello poco più della magra, fossi e canaletti a metà. Cosa importante per chi se ne intende di alluvioni è che fino a poco prima tutta l’idrografia era in magra, cioè come fosse estate. Alle 10 di lunedì 29, quando tutti i ragazzi e i loro insegnanti dovevano essere a scuola, i livelli erano di poco aumentati, quindi asso- aspetta che la giustizia faccia il suo corso. Al contrario degli Stati Uniti, dove la class action ha già inchiodato Volkswagen, in Europa questo istituto non funziona bene. Non bisogna, quindi, stupirsi se a oggi sono due le azioni collettive contro Volkswagen ammesse dai giudici: quella di Altroconsu­mo in Italia e quella di Test-Achats in Belgio. Per l’Italia coinvolti i consumator­i che hanno acquistato dal 2009 al 2015 un’auto Volkswagen, Audi, Seat e Skoda con motore EA189 Euro 5. Il risarcimen­to richiesto è pari al 15% del prezzo d’acquisto dell’auto. Ma l’udienza prevista presso il Tribunale di Venezia lo scorso 6 giugno è saltata e il prossimo appuntamen­to è stato rimandato a fine anno. lutamente nulla di preoccupan­te; 24 ore dopo l’allerta, le previsioni si rivelano perfette e a occhio per il secondo giorno di scuola non saranno tanto diverse. Ma saremo stati tutti a casa ancora!

Legalizzar­e le droghe significa anche sconfigger­e le mafie

Dal Fatto Quotidiano del 28 ottobre, apprendo che la mafia calabrese è un gruppo globalizza­to a livello mondiale, che controlla gran parte dello smercio di droga in Europa e che fattura oltre 30 miliardi di euro all’anno. Inoltre dove si spara e si uccide, spesso è la droga che fa premere il grilletto. È importante conoscere tutto questo, ma sarebbe molto più necessario ostacolarl­o con qualcosa che sia determinan­te e definitivo, in quanto l’attività delle forze dell’ordine non è sufficient­e a risolvere il problema. Infatti, quando ero giovane si negava la presenza della mafia anche in Sicilia e successiva­mente nelle altre Ho appreso con piacere che l’attuale governo è intenziona­to e rivedere la legge che ha liberalizz­ato l’apertura illimitata degli esercizi commercial­i, 7 giorni su 7 e 24ore su 24. Una legge così “liberal” non esiste in nessun Paese europeo. In Paesi come Germania, Austria, Svizzera ecc. nei giorni festivi i negozi sono chiusi, salvo eccezioni. È noto che questa legge ha fatto chiudere decine di migliaia di piccoli negozi a gestione familiare che non hanno retto alla concorrenz­a spietata della grande distribuzi­one e allo stesso tempo non ha incrementa­to gli incassi e le assunzioni di nuovo personale.

Invece ha tolto a centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratric­i il diritto di trascorrer­e un giorno di festa con i propri figli. Per fare la spesa abbiamo a disposizio­ne sei giorni alla settimana; per le necessità urgenti sarebbe sufficient­e l’apertura di qualche esercizio in ogni quartiere.

Mi auguro che il governo non si faccia condiziona­re dalle pressioni di certi gruppi di potere.

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LaPresse Emissioni inquinanti Il controllo a una Volkswagen

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