IL PAPA INIZIA A SVOLTARE VERSO DESTRA
Le conclusioni del Sinodo sui giovani confermano che il papa sta virando a destra. Nel caso del sinodo, già la scelta del tema (innocuo rispetto a quello potenzialmente esplosivo dei ministeri) aveva fatto immaginare un incontro privo degli aspri conflitti scatenatisi nei due precedenti sulla famiglia. E così è stato. Come ha scritto un implacabile critico di Bergoglio, Sandro Magister, il sinodo è stato “il più pacifico di sempre, anche l’argomento più esplosivo – riguardo al giudizio sull’omosessualità – è stato praticamente disinnescato”. Nessuno dei partecipanti ha chiesto una revisione della condanna cattolica dell’omosessualità, ancora interpretata, alla luce del Catechismo, come sintomo di una perversione della natura. Agli omosessuali la chiesa proporrà solo “percorsi di accompagnamento nella fede”. E sul ruolo delle donne nella chiesa, i padri sinodali si sono limitati a ribadire un generico richiamo all’importanza di una maggior partecipazione femminile ai processi decisionali “nel rispetto del ruolo del ministero ordinato”, cioè della subordinazione completa ai preti.
È ASSAI plausibile che un orientamento così prudente sia stato ispirato dallo stesso pontefice. Il risultato più importante di Francesco consiste nell’essere riuscito a farsi passare come un innovatore aste- nendosi però dall’introdurre cambiamenti nella struttura e nella dottrina cattoliche. La chiesa è rimasta immobile, ma dando l’impressione che un grande mutamento fosse avviato.
Se non è stato certamente un riformatore, Francesco si è rivelato un federatore, un leader di pace in grado di porre termine alla lunga stagione dei conflitti intraecclesiali iniziata negli anni Sessanta. Sul versante gauchiste, Francesco fa il pieno dei consensi, idolo di molta sinistra non cattolica ed ex marxi- sta. A eccitare i cattolici progressisti sono stati, oltre ad alcune scelte “populiste” (le scarpe malandate, la borsa portata a mano, la residenza a Santa Marta...) i discorsi papali sui poveri e sulle storture del capitalismo, ma anche quelli sulla sinodalità (senza effetti pratici in uno dei papati più accentratori della storia), ovvero sulla necessità di un’azione collegiale della classe dirigente ecclesiale. Gesti come la canonizzazione di Romero o la ripresa di un dialogo con quel che rimane della teologia della liberazione hanno fatto il resto.
La simpatia di tanti “sinistri” per il papa (anche se probabilmente non ricambiata!) ha rischiato di produrre, all’interno del corpo ecclesiale, una frattura con gli elementi più conservatori. Per ridur- re il rischio di spaccature interne, il papa argentino ha realizzato ciò che nemmeno a Ratzinger era riuscito e cioè far rientrare i principali nemici dei documenti del Concilio Vaticano II, i seguaci di monsignor Lefebvre, dei quali ha riconosciuto la validità delle assoluzioni impartite e dei matrimoni celebrati.
FRANCESCO, per ingraziarsi la destra interna, si è dimostrato attento anche ai “valori non negoziabili”. Il suo intervento sull’aborto equiparato all’affitto di un sicario e all’omicidio va in quella direzione. Così come la definizione dell’omosessualità come una malattia curabile o l’insistenza sulla necessità di impedire agli omosessuali l’ingresso nei seminari. Il papato di Francesco che sembrava annunziare una rivoluzione va ora in senso opposto. Le motivazioni di questo cambio di direzione risiedono nell’esigenza, avvertita da Bergoglio e dall’intera classe dirigente ecclesiale, di non far uscire dal recinto nemmeno una pecorella e di assecondare il nuovo clima politico e sociale in Europa, con populismi e nazionalismi non certo ben disposti verso la promozione dei diritti civili, delle libertà e dell’eguaglianza. Molta parte del cattolicesimo emergente, quello africano e asiatico, segue da tempo la stessa corrente reazionaria. Chissà se non verrà proprio da lì il successore del papa argentino.
LA VERA LINEA
Il sinodo sui giovani conferma che Francesco sta cercando di evitare spaccature con la parte più conservatrice del clero