Usa e Onu: Yemen, cessate il fuoco in 30 giorni
La guerriglia tra Ryad e le milizie sostenute da Iran e Hezbollah
Alla
vigilia del quarto anno di guerra civile nello Yemen, per la prima volta e all'unisono il Segretario di Stato americano Mike Pompeo e il capo del Pentagono, il Segretario alla Difesa Jim Mattis, non si sono limitati a esprimere il sostegno degli Usa agli sforzi dell'inviato speciale dell'Onu Martin Griffiths. Questa volta i due ministri hanno chiesto alle parti in causa la fine del conflitto entro
30 giorni. Gli Usa sono i principali alleati della coalizione a guida saudita intervenuta nel Paese confinante, il più povero della regione, per sostenere il presidente Mansour Adid – ora in esilio nella città di Aden – quando nel 2015 la capitale Sa'ana venne conquistata dalle milizie sciite Houthi sostenute dall'Iran e da Hezbollah. Come in Siria, la guerra civile yemenita si è trasformata in un conflitto per procura tra le due potenze locali e i bombardamenti sauditi non hanno risparmiato scuole e ospedali, uccidendo centinaia di bambini. Le bombe saudite, la maggior parte acquistate da Usa e Italia, piovono quotidianamente sulla zona controllata dagli Houthi da quando, quasi un anno fa, i ribelli hanno lanciato più volte missili contro Ryad, intercettati dal sistema anti-missili. I civili, intrappolati nei villaggi sulla linea del fronte, lottano per non morire di fame e di sete a causa del blocco degli aiuti umanitari voluto da Mohammed bin Salman, il principe ereditario saudita artefice della svolta belligerante dell'Arabia Saudita per frenare l'espansione iraniana in Medio Oriente e nel Golfo.
IERI LE TRUPPE saudite e degli Emirati sono entrate nel porto di Houdaida, l'unico sbocco al mare dell'area sotto controllo Houthi, per conquistarla. Por- to dove giungevano gli aiuti internazionali alla popolazione. “È arrivato il momento per la cessazione delle ostilità, compresi gli attacchi missilistici e attraverso i droni... Successivamente, gli attacchi aerei della Coalizione devono cessare in tutto lo Yemen”, ha detto Pompeo. Gli Usa non forniscono solo gli armamenti a Ryad, ma cooperano con l'aviazione della coalizione a guida saudita rifornendo i jet militari e fornendo addestramento. Mattis ha sottolineato che gli Usa auspicano il cessate il fuoco e l'inizio delle trattative di pace entro 30 giorni. Pompeo ha quindi ribadito che le consultazioni pianificate da Griffiths dovrebbero iniziare a novembre “per attuare misure di rafforzamento della fiducia, per affrontare le questioni fondamentali del conflitto, la smilitarizzazione dei confini e la concentrazione di tutte le grandi armi sotto osservazione internazionale”. Secondo numerosi analisti gli Stati Uniti hanno deciso di fare pressioni sull'alleato saudita in seguito all'omicidio del giornalista dissidente saudita Khashoggi da parte di uomini dei servizi di sicurezza fedeli al principe ereditario. Mohammed bin Salman risulta infatti indebolito dopo l'orribile omicidio di Khashoggi che risiedeva negli Stati Uniti. Il procuratore saudita inviato a Istanbul per il caso Khashoggi non ha voluto rivelare alla controparte dove siano stati sepolti i resti del giornalista. Mentre quello turco ha messo per la prima volta nero su bianco la dinamica della morte del dissidente: soffocato, smembrato e affidato a un collaboratore turco di cui però non si conosce l'identità. Inoltre, sembra che Khashoggi stesse per pubblicare sul Washington Postun articolo in cui denunciava Ryad di avere usato il fosforo bianco per colpire lo Yemen.
Scoop mancato Pressioni Usa sui sauditi dopo il caso Khashoggi: stava per scrivere del fosforo usato dall’Arabia