Il Fatto Quotidiano

La dottoressa Donatella Mugghiani alle prese con la (sua) “nuda verità”

Gaja Cenciarell­i narra la vicenda di un medico in un grande ospedale pubblico

- » GAJA CENCIARELL­I

Gaja Cenciarell­i ha scritto per il Fatto un racconto che ha per protagonis­ta Donatella Mugghiani, medico in un grande ospedale pubblico, al centro del nuovo romanzo della scrittrice, “La nuda verità”.

“Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?” continua a ripetersi Donatella, da sola, nel letto, abbracciat­a dal freddo dell’assenza di Stefano. Sta con gli occhi sbarrati, rannicchia­ta, non riesce a darsi risposta perché se ci riuscisse si spacchereb­be in due. Odia sentire tutto quello che sta sentendo, si rende conto che è la prepotenza del suo corpo a prendere il sopravvent­o sulla mente e che lei, per la prima volta nella vita, non è in grado di mettergli confini. Chiude gli occhi e visualizza la stampa dell’Atena di Klimt ma, per quanto si sforzi a immaginars­i addosso la corazza e l’elmo della dea guerriera, adesso è nuda. Per circa un’ora, finché è stato Stefano a maneggiare il suo corpo, lei lo amava ed era felice di averlo, ma a- desso che è rimasto nelle sue mani non sa che farsene. Per meno di un’ora lei non ha avuto paura del suo corpo.

SE LO HA TOCCATO, vuol dire che gli è piaciuto, pensa Donatella. Allora perché se ne è andato? Perché non ha dormito con me? La bocca che le si spalanca al centro dello stomaco è vorace e divora le parole. Allunga la mano verso il cellulare appoggiato sul comodino e lo chiama. È la prima volta che lo chiama. Squilla libero, Stefano non risponde. Riprova, e Stefano non risponde. Lo chiama altre dieci, venti volte, e all’ultimo tentativo Stefano rifiuta la chiamata. Mette il cellulare sotto la guancia – “Se richiamass­e” dice ad alta voce, “lo sentirei” – e zittisce tutta se stessa, chiude gli occhi e si addormenta, nuda. Si sveglia di colpo dopo quattro ore, si tira su a sedere, è una molla viva, Stefano l’ha richiamata! Quello squillo insistente nel dormivegli­a, lei lo sa anche se non lo ha capito, è lui. Prende in mano il cellulare, ha la guancia sinistra infuocata, il rettangolo impresso sul viso. Legge: 12 chiamate perse. Stefano, è Stefano, lo sa. È l’ospedale, invece. Il telefono le squilla di nuovo in mano. È Alberto. “Donatella, si può sapere che cazzo stai facendo? Ti stiamo aspettando in sala operatoria!”, la voce di Alberto. “Ah”. “Come ‘Ah’? Hai capito, o no? Stiamo aspettando tutti te! Dovevi essere

Al risveglio trovò 12 chiamate perse Non era Stefano, era Alberto: ‘Ti stiamo aspettando in sala operatoria’

già qui…”. Donatella si infastidis­ce: “Intanto iniziate voi, io arrivo tra poco”. “Ma sei matta? Donatella, è una TUA paziente, si può sapere che ti è preso in questo periodo?”. La rabbia trattenuta nella voce del collega la irrita. Tu non sei Stefano. Che cazzo mi hai chiamato a fare?, pensa. “Ti rendi conto di quello che stai facendo?” Alberto insiste. “Tanto lo sappiamo tutti che è un’operazione inutile, quindi lasciatemi dormire, sono stanca di salvare i morti!” replica, intorpidit­a. Alberto tace. “Donatella, devi assolutame­nte venire in ospedale. Non hai visto i giornali?”. “Ma chissenefr­ega dei giornali! E io? Io come sto? Ti importa come sto io? Qualcuno mi ha mai chiesto come sto? Devo salvare i morti, io, però io sono viva e a me non mi salva nes- suno! Vaffanculo!”. È senza fiato.

Donatella chiude di scatto la conversazi­one sulla voce sommessa di Alberto che sta dicendo: “Il rischio…”. Non fa in tempo a lanciare il cellulare sul cuscino che squilla di nuovo, e in quel momento tutto il suo corpo batte nel palmo della mano. È Francesca. “Dottoressa, qualcuno ha lasciato una lettera per lei qui al suo studio. Ha detto che deve leggerla con urgenza”. Donatella tira su col naso. Francesca sente la voce della dottoressa ancora intorpidit­a dal sonno. Una fitta di gelosia: il suo primo pensiero è che Stefano abbia passato la notte da lei. La Mugghiani dovrebbe essere in ospedale e invece è a casa. “Chi l’ha lasciata? Ha detto il nome?”. La voce della dottoressa è insolitame­nte rassegnata. “No. L’ho trovata sul pavimento, qualcuno l’avrà fatta scivolare sotto la porta. Non c’è mittente”.

“La leggerò oggi pomeriggio”. Tocca il tasto rosso senza salutarla, e Francesca, furibonda, ha la tentazione di mandare un messaggio a Stefano per capire dov’è stato, se quella sera uscirà con lei. Donatella fissa il cellulare, vede le mani agire per proprio conto, chiama Stefano ma lui non risponde. Dopo un paio di minuti, mentre è in bagno, le arriva un sms. “Smettila, Atena, ti stai rendendo ridicola”.

È Stefano.

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Ansa In corsia Il romanzo di Gaja Cenciarell­i è ambientato in ospedale

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