Mr. anticorruzione (e anti-Lula) dice sì a Bolsonaro
Moro ha condotto l’inchiesta su Petrobras che ha affondato l’ex presidente. Sarà ministro di Giustizia e Sicurezza
Il presidente più divisivo dalla fine della dittatura brasiliana, Jair Bolsonaro, ha “convinto” il magistrato più divisivo del Brasile a farsi nominare ministro delle Giustizia. Anzi, super ministro visto che Sergio Moro sarà anche titolare del ministero della Sicurezza pubblica. Durante i comizi e le interviste intercorsi tra le consultazioni del 7 ottobre e il ballottaggio di domenica scorsa, che lo ha eletto alla presidenza della più vasta nazione dell'America Latina, Bolsonaro non aveva mai dimenticato di tessere le lodi del magistrato simbolo della più clamorosa nonché controversa indagine anticorruzione della storia contemporanea brasiliana. Nota come “Operazione Lava Jato”, os- sia autolavaggio, l'inchiesta supervisionata da Moro nel 2014 è costata l'espulsione dalla vita pubblica e una condanna a 12 anni di carcere all'ex presidente Inacio Lula de Silva e l'impeachment per la sua delfina Dilma Rousseff. Lula prima e l'ex guerrigliera Dilma poi, in continuità con il compagno di partito (PT, Partito dei Lavoratori) e di lotte sindacali, erano stati gli artefici dello spostamento a sinistra della più importante e conservatrice economia sudamericana. I vicini Usa non hanno mai digerito l'ascesa del PT di Lula, che nel 2003 assieme a Cha- vez in Venezuela, Morales in Bolivia e Correa in Ecuador avevano colorato di rosso quasi tutto il meridione del continente americano. Sergio Moro è dunque colui che, volente o nolente, ha messo fuori gioco la sinistra brasiliana, considerato che ha impedito a Lula di ricandidarsi a queste elezioni che, in base ai sondaggi, avrebbe sicuramente vinto. L’in ch ies ta ruotava attorno alla proprietà di un attico di 216 mq a Guaruja, sul litorale paulista, che secondo l’accusa era stato donato dal colosso delle costruzioni Oas all’ex presidente in cambio di appalti con la compagnia petrolifera statale Petrobras.
PROMETTENDO ai sostenitori che in caso di vittoria avrebbe chiesto a Moro di fare il ministro della Giustizia, Bolsonaro ha attratto i voti dei conservatori, dei cattolici ed evangelici che pur non amando i toni dittatoriali dell'ex militare Bolsonaro, hanno applaudito l'operazione anticorruzione di Moro come esempio di magistratura indipendente dall'esecutivo.
Molti analisti, tuttavia, si aspettavano che Moro non si sarebbe fatto convincere a passare con Bolsonaro per questioni di opportunità e
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Il cantautore - in prima fila contro l’elezione di Bolsonaro - ha creato “Política”, una playlist su Spotify per “motivare” a colpi di samba e bossa nova la “resistenza” contro il nuovo presidente brasiliano
credibilità, invece “il giudice federale Sergio Moro ha accettato il nostro invito per il ministero della Giustizia e della pubblica sicurezza. La sua agenda anticorruzione, così come il suo rispetto per le leggi e la Costituzione, saranno la nostra guida”, ha scritto su Twitter il neo pre- sidente. L'uomo nero, come viene chiamato dai detrattori, incassa così una grande vittoria politica. “Moro sarà il ministro di Bolsonaro dopo il suo ruolo decisivo nella sua elezione, avendo impedito a Lula di fare campagna elettorale. Frode del secolo!”, ha scritto su Twitter il presiden- te del PT, Gleisi Hoffmann.
In una dichiarazione pubblica, Moro ha detto che consegnerà le redini di Lava Jato ad altri giudici nella sua città natale di Curitiba per evitare controversie. Il giudice ha segnalato che gli costa abbandonare la sua carriera “dopo 22 anni nella magistratura”, ma “la prospettiva di poter implementare una forte agenda anticorruzione e contro la criminalità organizzata, nel rispetto della Costituzione, è più interessante ora”.
BOLSONARO non ha più parlato della questione Cesare Battisti, forse perché si è accorto che solo la Corte costituzionale può decidere se estradare o meno in Italia l'ex terrorista rifugiatosi prima a Parigi e poi in Brasile.
Il neo presidente ha inoltre affermato che “sposterà l'ambasciata brasiliana da Tel Aviv a Gerusalemme nel caso Netanyahu lo richiedesse perché solo Israele può decidere quale città sia la Capitale”.
Un altro argomento estremamente divisivo.
Bolsonaro dovrebbe annunciare la lista dei ministri entro la fine del mese, in vista del suo mandato che inizierà a gennaio.
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