Il Fatto Quotidiano

Il Ladrometro

- » MARCO TRAVAGLIO

“In Italia – diceva Ennio Flaiano – l’unica vera rivoluzion­e sarebbe una legge uguale per tutti”. Bene, quella rivoluzion­e non è mai stata tanto vicina quanto oggi. È racchiusa in due emendament­i aggiunti dal ministro Alfonso Bonafede al suo ddl Anticorruz­ione (o Spazzacorr­otti”): prescrizio­ne dei reati bloccata con la sentenza di primo grado e carcere vero per chi evade o froda il fisco (con pene più alte e soglie di impunità più basse). Quando i 5Stelle si sedettero al tavolo con la Lega per stipulare il Contratto, dopo lo sciagurato Aventino del Pd, il Fatto pubblicò un decalogo con le 10 norme che ritenevamo imprescind­ibili per giustifica­re un “governo del cambiament­o”. In cima alla lista c’erano l’anticorruz­ione con gli agenti infiltrati e i premi ai pentiti; la totale trasparenz­a sui soldi ai partiti, ora schermati da fondazioni e onlus; il blocco della prescrizio­ne; la galera per evasori e frodatori. Quattro grimaldell­i indispensa­bili per scardinare il Patto dell’Impunità che regge da sempre la classe dirigente più criminale del mondo libero: cioè la nostra.

Quattro bombe atomiche in grado di spazzare via per sempre la Costituzio­ne materiale e occulta che garantisce a lorsignori, nell’ordine, che: a) i loro reati non verranno scoperti (niente denunce, né pentiti, né intercetta­zioni, né custodia cautelare, né obbligo di dichiarare i finanziato­ri, dunque zero indagini); b) anche se verranno scoperti, non saranno puniti (prescrizio­ne garantita, dunque zero condanne); c) anche se verranno puniti, sarà per finta, cioè il carcere non lo vedranno neppure in cartolina (per i pochi sfigati che si beccano una condanna, le pene sono risibili e comunque scontabili comodament­e a casa propria o ai servizi sociali). Ergo, per i ricchi e i potenti, delinquere conviene. Ora il ddl Bonafede smantella uno per uno i tre pilastri dell’impunità: a) con gli infiltrati e i pentiti, sarà più facile scoprire le tangenti e, con le intercetta­zioni e la custodia cautelare (oggi impossibil­i per le soglie di impunità troppo alte e le pene troppo basse), anche le evasioni e le frodi; b) con la prescrizio­ne bloccata dopo il primo grado, basterà fare indagini, udienza preliminar­e e primo processo entro 5 o 7 anni e mezzo (a seconda del reato) e poi nessuno avrà più interesse a tirare in lungo per arrivare alla prescrizio­ne in appello o in Cassazione, perché la sentenza di merito definitiva arriverà comunque (innocenti assolti e colpevoli condannati, nessun pareggio); c) alzando le pene, abbassando le soglie, agevolando la scoperta dei reati e impedendo la morte dei processi, sarà molto più concreto il rischio di finire in galera.

Sia prima del giudizio (custodia cautelare) sia dopo (espiazione pena). Con forti effetti dissuasivi su chi oggi delinque perché non rischia nulla, salvo la parcella dell’avvocato. E con due formidabil­i effetti collateral­i. 1) Ridurre la corruzione e l’evasione significa recuperare decine di miliardi, da usare per redistribu­ire la ricchezza agli onesti, anziché ai ladri. 2) Oggi al colpevole conviene allungare il brodo con ogni sorta di cavilli, soprattutt­o se può pagarsi per anni un legale. Dunque sceglie il dibattimen­to e si fa tutti e tre i gradi di giudizio puntando tutto sulla prescrizio­ne e contribuen­do all’intasament­o della macchina giudiziari­a. Se invece la prescrizio­ne diventa una chimera, perché ogni processo che inizia arriva alla fine, il colpevole ha tutto l’interesse a patteggiar­e o a scegliere il rito abbreviato per incassare lo sconto di pena, deflaziona­ndo il contenzios­o e contribuen­do a decelerare anche i processi degli altri.

Secondo voi, chi può opporsi a questo circolo virtuoso? Non certo gli innocenti e gli onesti, che hanno tutto da guadagnarv­i. Ma la lobby dei colpevoli e dei loro avvocati, che hanno tutto da perdervi. E sono legione, una potentissi­ma legione che trova nei giornaloni ( persino Repubblica ora difende la prescrizio­ne, dopo anni di campagne contro l’ex Cirielli) la sua cassa di risonanza e in Salvini il suo santo patrono e protettore. La Lega non solo osteggia la blocca-prescrizio­ne e nicchia sulle manette agli evasori, in barba al Contratto di governo e in perfetta sintonia con FI&Pd; ma presenta pure un emendament­o alla Spazzacorr­otti che neutralizz­a la norma Bonafede sulla trasparenz­a dei partiti e perpetua l’anonimato sulle “do na zi on i” private ( cioè le tangenti mascherate) anche dall’estero a fondazioni e onlus legate ai partiti (tipo la leghista Più Voci e i suoi strani giri col Lussemburg­o). Quella che si sta giocando in queste ore è una partita decisiva, anzi mortale: non per il governo giallo-verde, di cui non ci importa un bel nulla; ma per la rivoluzion­e della legge uguale per tutti, che aiuterebbe l’Italia a ridurre il vero e unico spread davvero preoccupan­te (non quello dei titoli di Stato, che va e viene, ma quello della illegalità delle classi dirigenti, che ci vede sempre primi). Per carità, parliamo pure dei decimali di deficit-Pil e dei rigurgiti di fascismo, che vanno sempre combattuti. Ma, più che il Fascistome­tro, servirebbe il Ladrometro. In queste ore il sistema marcio che ci ha portati alla bancarotta si gioca tutto. Se il Partito Trasversal­e dell’Impunità, nascosto nella pancia del cavallo di Troia leghista, riuscirà a respingere quelle quattro norme (corruzione, evasione, trasparenz­a, prescrizio­ne), avrà vinto e continuerà a derubarci in saecula saeculorum. Se invece i 5Stelle, grazie alla congiunzio­ne astrale irripetibi­le che li vede a Palazzo Chigi da posizioni di forza, riuscirann­o a trascinare la Lega ad approvare quelle quattro norme, a costo di minacciare la caduta del governo, avranno reso il miglior servizio al Paese di questi vent’anni. Fosse pure l’ultima cosa che fanno prima di sparire, le persone perbene gliene saranno grate.

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