Khashoggi, le foto fake da un western
L’OMICIDIO Circolano immagini del cadavere smembrato, i Servizi segreti italiani le hanno studiate. Alcune sono del film “El Gringo”
Pare che il corpo del giornalista Jamal Khashoggi sia stato sciolto nell’acido, ma prima (forse) è stato smembrato nel consolato dell’Arabia saudita di Istanbul. Ora circolano immagini che vengono presentate come foto del delitto. Nella più raccapricciante si vede una testa decapitata accanto a sacchi neri, la pelle è stata scuoiata e stesa sul pavimento. Poi ci sono arti mozzati appoggiati su altri sacchi. E la più didascalica: un uomo morto o morente che pare Khashoggi con una specie di bandiera americana vicino al collo e una scritta realizzata con qualche software rudimentale: “Jamal”.
QUESTE FOTOsono false. I Servizi segreti italiani, secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, hanno analizzato quella della testa mozzata e sono giunti alla conclusione che non si tratti affatto di Khashoggi. Probabilmente sono foto di violenze commesse in qualche guerra remota per geografia e collocazione temporale. Un’a lt r a fonte ha segnalato al Fatto l’ori- gine di quella che sembrava più somigliante, quella dell’u om o morto con la bandiera americana. Non si tratta del giornalista saudita ma di un personaggio del film El Gringo, dimenticata pellicola americana di Eduardo Rodriguez del 2012, ambientata in Messico. La somiglianza tra l’attore e Kha- shoggi è comunque impressionante, stessa barba, bianca negli stessi punti, stessa forma del viso. Vista la scarsa notorietà del film, anche costruire quel falso non è un lavoro semplice. A meno di non usare un software di riconoscimento facciale in grado di trovare sul web qualche immagine analoga a quella che si vuole replicare, il viso di Khashoggi.
Non c’è ragione di pensare che siano autentiche anche le altre foto, quelle con gli arti tagliati e quelle in cui si vedono persone che trasportano valigie nere di dimensioni adatte a contenere un cadavere smembrato.
Messaggi in codice Potrebbero essere un modo di condizionare il braccio di ferro tra turchi e sauditi sulle indagini
ANCHE FOTO false possono però raccontare una storia vera. Secondo l’interpretazione che circola negli ambienti dell’intelligence, la storia vera è quella delle tensioni crescenti tra le autorità turche e quelle saudite nell’indagine. Il procuratore di Istanbul, Irfan Fidan, ha detto che secondo le indagini, Khashoggi è stato strangolato appena entrato nel consolato saudita di Istanbul e poi il suo corpo è stato fatto a pezzi. Saud al-Mojeb, controparte saudita di Fidan, ha detto invece che dopo due giorni di discussioni con i turchi “non c’era alcun risultato concreto”. Mentre una fonte anonima saudita aveva fatto filtrare la versione che il giornalista inviso al principe Mohammed bin Salman era morto in una colluttazione con un “collaboratore locale” che poi avrebbe avvolto il corpo – intatto – in un tappeto. Si sarebbe trattato di una estradizione (comunque illegale) finita male, ma di cui Ryad non avrebbe responsabilità formali dirette. Una ver- sione che non ha finora trovato la minima base d’appoggio e che sembra l’ennesimo tentativo di depistaggio.
Le foto false, a loro volta un ulteriore strumento di depistaggio, potrebbero quindi essere funzionali al governo turco per contestare la ricostruzione saudita fasulla. E dimostrare che anche dal lato di Istanbul si possono produrre prove fasulle per pilotare se non le indagini almeno le reazioni dell’opinione pubblica. Alla prima foto del cadavere di Khashoggi smembrato – vera o falsa che sia – diffusa dai media, la posizione di bin Salman e dei sauditi diventerebbe molto più difficile.