Eternit, Moggi, Andreotti, B. D’Alema, De Benedetti & C.
Salva-politici Il decorso del tempo cancella 165 mila processi all’anno, tra i beneficiari anche D’Alema nell’85 e Penati (Pd)
Ogni anno 165 mila procedimenti finiscono in prescrizione. Un costo per lo Stato stimato dalla Cassazione in 84 milioni di euro. Intervenire è, da sempre, una priorità della politica. Priorità che, da sempre, rimane annunciata. Vale l'adagio importato da oltreoceano per cui un tacchino mai organizzerà la festa del ringraziamento. Così della prescrizione: a giovarne sono stati molti politici, quindi perché privarsene? Anche per garantire una giustizia ai cittadini su tragedie che hanno colpito degli innocenti, ad esempio. Perché sono numerose, troppe, le vicende rimaste impunite.
IL DISASTROambientale di Porto Marghera e quello nelle fabbriche di eternit, la strage di Viareggio in cui morirono 32 persone: il prossimo 13 novembre si aprirà a Firenze il processo d'appello e la prescrizione cancellerà i reati di lesioni colpose plurime gravi e gravissime e quello di incendio. O il processo Cassiopea sulla gestione dei rifiuti speciali raccolti in Toscana, Piemonte, Veneto e poi smaltiti illecitamente in Campania, Calabria e Sardegna: 40 aziende coinvolte, 97 rinvii a giudizio, un processo iniziato nel 2003 e nel 2011 è scattata la prescrizione per i reati ambientali. Questi sono soltanto alcuni casi, sconosciuti ai più perché solitamente si riportano le vicende che riguardano i tacchini, pardon: i politici.
La prescrizione più importante e forse meno nota è quella riconosciuta per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso a carico di Giulio Andreotti: prima la Corte d'appello di Palermo nel 2003 poi la Cassazione nel 2004 stabilirono che il più volte presidente del Consiglio aveva avuto una “autentica, stabile e amichevole disponibilità verso i mafiosi fino alla primavera del 1980” decretando però il non luogo a procedere perché “il reato è estinto per prescrizione”. Il suo legale dell'epoca, oggi ministro leghista, Giulia Bongiorno, ha sempre preferito ricordare soltanto l'assoluzione per i legami con Cosa Nostra successivi al 1980. Con Bongiorno tra i banchi del governo siede anche un ministro che ha goduto della pre- scrizione: Paolo Savona. ll titolare delle Politiche comunitarie era accusato di aggiotaggio per aver truccato i bilanci di Impregilo di cui era presidente a inizio anni Duemila. Una vita fa. Ma il recordman assoluto rimane S il vi o Berlusconi: imputato in oltre 20 procedimenti, otto si sono conclusi per avvenuta prescrizione. Questi: concorso in corruzione in atti giudiziari nel Lodo Mondadori, finanziamento illecito al Psi e falso in bilancio aggravato nell’All Iberian 1; falso in bilancio consolidato Fininvest; falso in bilancio e appropriazione indebita relativa ai bilanci Fininvest dal 1988 al 1992; ancora falso in bilancio nel processo per l'acquisto da parte del Milan del calciatore Gianluigi Lentini; corruzione in atti giudiziari per aver comprato la falsa testimonianza dell'avvocato David Mills; la divulgazione delle intercettazioni dell'indagine sulla scalata alla Bnl da parte di Unipol; corruzione e finanziamento illecito per la compravendita dei senatori, in particolare Sergio De Gregorio.
Nel centrodestra va ricordato anche Denis Verdini: l'inchiesta svolta dalla Procura di Firenze sul Credito Cooperativo Fiorentino che ha presieduto per 20 anni è stata talmente approfondita da dare vita a quattro processi diversi più altri fascicoli. Il reato di concorso in corruzione per la scuola Marescialli è stato prescritto. Per altri è stato condannato, mentre per la vicenda P3 è stato assolto.
Pure a sinistra la prescrizione ha avuto i suoi “clienti” eccellenti. Filippo Penati, ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, indagato dalla Procura di Monza per il cosiddetto “sistema Sesto” – una rete di tangenti per la spartizione di alcune aree industriali – garantì che avrebbe rinunciato alla legittima prescrizione. Ma poi si dimenticò di presentarsi in aula. Va detto che nel filone principale Penati è stato poi assolto dopo quattro anni. Pure Massimo D’Alema è inciampato nella giustizia. E nella prescrizione. Da giovane segretario del Pci in Puglia, nel 1985, ricevette un contributo di 20 milioni di lire per il partito. Reato di finanziamento illecito prescritto.
Se poi si dovesse aprire alla platea della finanza, dell’imprenditoria e dello sport, l’elenco sarebbe infinito. Carlo De Benedetti, in piena tangentopoli, ammise di aver versato come Olivetti fondi illeciti ai partiti per ottenere commesse da Poste Italiane: prescritto. Idem Cesare Geronzi che con altri banchieri era accusato di aver rilasciato false dichiarazioni alla Banca d'Italia. Infine lo sport: la Juventus. Nel processo sul doping nel 2007 sono stati prescritti Riccardo Agricola e Antonio Giraudo, il medico ed ex ad accusati di frode sportiva.
A rischio
Possono finire nel nulla (penale) anche la strage di Viareggio e il disastro ambientale di Marghera