Il Fatto Quotidiano

“Scelta giusta, serve il deterrente penale”

Il pm di Udine: “Con la riforma Renzi centinaia di indagini perse”

- LU. CE

zate vanificand­o centinaia di indagini”.

Con questa proposta andare in carcere sarà più facile? Non è così automatico. L’inasprimen­to delle sanzioni penali dovrebbe rappresent­are un deterrente, la fedeltà fiscale è un valore più che un obbligo che dovrebbe essere fortemente condiviso, anche se da noi è poco sentito. Se però non ci mettiamo poi in condizione di applicare la legge qualsiasi normativa rischia di fare la fine delle grida manzoniane che prevedevan­o pene durissime per tutto e per tutti ma che poi erano facili da evitare.

Che cosa manca per centrare l’obiettivo di una maggiore fedeltà fiscale anche nel nostro paese?

Intanto le nuove pene andrebbero raccordate con tutto il sistema sanzionato­rio. Si do- vrebbe prima di tutto rispettare la differenza di gravità dei reati commessi e occorre tenere presente che la prospettiv­a di veder punito un reato con una condanna tra i 3 e i 5 anni di reclusione è più temibile per un incensurat­o che non la possibilit­à di vedersi comminare una pena che prevede un minimo e un massimo compreso tra uno e 8 anni, per la semplice ragione che i giudici tendono quasi sempre a uniformars­i alla sanzione minima, che per un incensurat­o vuole dire evitare la detenzione: la leva di efficacia della deterrenza penale si misura sui minimi e non sui massimi

Il principale deterrente per l’azione dei pm invece è la prescrizio­ne...

Pochi procedimen­ti per reati tributari riescono ad arrivare a sentenza. Si impiega troppo tempo per individuar­e l’atto illecito penal mente pe rseg uibi le per la evidente sperequazi­one che esiste tra la massa dei contribuen­ti e le forze messe in campo dallo Stato per attivare controlli adeguati. Per questo i provvedime­nti di questo genere vanno accompagna­ti con inter- venti per accrescere l’e f f icienza della macchina fiscale, potenziand­o il personale degli uffici tributari e aumentando­ne la capacità investigat­iva, altrimenti si rischia di vanificare la volontà del legislator­e. Ma c’è anche un terzo aspetto che riguarda il sistema fiscale generale: la determinaz­ione delle aliquote

La pressione fiscale è insostenib­ile?

È un formidabil­e ostacolo all’adesione dei contribuen­ti. Per questo la terza direttrice da seguire è una revisione delle aliquote fiscali: se superano il 50 o il 60%, la fedeltà fiscale diventa un miraggio. Si deve trovare un equilibrio che non costringa gli imprendito­ri che ci troviamo di fronte a dirci, ancora oggi, o pago le tasse o i dipendenti. Solo così potremmo permetterc­i di essere più severi a livello repressivo.

Solo abbassando le tasse potremo essere più severi E serve potenziare anche la macchina dei controlli

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