La Cgil divisa adesso rischia di sfilare con gli industriali
Scontro A livello nazionale per il Sì, in quello locale per il No. Idee diverse anche tra Landini e Colla, che sull’opera la pensa come Confindustria
LA LOCALE Camera del lavoro della Cgil si è espressa (163 voti contro 47, 22 astenuti) per il No al Tav. Ma quella nazionale è da sempre favorevole
Nella Cgil che sta tenendo i congressi di base in vista di quello nazionale di gennaio, tiene banco la scelta sul futuro segretario generale. Maurizio Landini, sostenuto da Susanna Camusso, segretario generale uscente, o Vincenzo Colla, l’outsider sostenuto da categorie di peso come quella dei Pensionati?
LA PARTITA potrebbe assumere toni diversi se dovesse ampliarsi al progetto del Tav piemontese su cui si è pronunciato il Consiglio comunale di Torino, bocciandolo, e su cui lo scontro si allarga a macchia d’olio. Colla, che come segretario confederale ha la delega alle Infrastrutture e dunque si esprime a nome di tutta la Cgil, nei giorni scorsi ha insistito molto sul sostegno al Tav definendo “a s s o lu t amente sbagliata” la decisione del Comune di Torino, “strategica” l’opera contestata e addirittura rilanciando, insieme a Cisl e Uil, “opportune iniziative di lotta per contrastare questa deriva volta all’im p o ve r imento del Paese, affinché i cantieri vengano aperti e le opere iniziate”.
Un intervento in straordinaria sintonia con l’Unione industriali di Torino che si sta muovendo pancia a terra per contrastare le scelte della sindaca Chiara Appendino, sostenendo una ampia petizione online, che ha già raggiunto la cifra simbolica dei 40 mila, e costruendo un punto organizzativo per qualcosa di più incisivo sul piano della mobilitazione.
A COLLA, quindi alla Cgil nazionale, che su questo punto non ha rilasciato altre dichiarazioni, anche perché si è schierata da tempo a favore del Tav, si contrappone la Cgil locale. Nel congresso che si è svolto lo scorso fine settimana, la Camera del lavoro ha approvato un documento con 163 voti contro 47 e 22 astensioni in cui “si contesta l’idea che il contrasto al declino di Torino possa avvenire attraverso le grandi opere e conferma il giudizio negativo sul Tav espresso in questi anni”. L’esatto contrario di quanto affermato da Colla.
L’ordine del giorno è stato votato a livello di congresso cittadino ma ieri, in una intervista al Corriere della Sera torinese, il segretario della Fiom torinese, Edi Lazzi, ha ricordato che “ora la discussione passa a livello regionale e poi nazionale”. A quel punto la posizione che assumerebbe Maurizio Landini sarebbe molto rilevante per- ché l’ex segretario della Fiom, che sul punto non si esprime, nel rispetto delle deleghe della segreteria confederale, non potrebbe non dire la sua nel caso il documento fosse portato al voto del congresso nazionale. L’ex segretario della Fiom non ha mai fatto mancare il suo appoggio alla protesta No Tav e la Fiom ancora oggi è schierata in tal senso. Ma qui si parla della Cgil nazionale e della posizione che dovrebbe assumere il suo probabile segretario. Quindi la spaccatura potrebbe riflettersi sul dibattito interno e creare uno scontro inedito.
Scontro che si intreccia con le manovre sul campo da parte di Confindustria e del Pd. Gli industriali sono stati chiari, il Tav si deve fare e su questo il presidente degli industriali torinesi, Dario Gallina, ha lanciato la sugge- stione di una “marcia dei 40 mila”, Il riferimento è alla manifestazione dei quadri Fiat che nel 1980 manifestarono in città contro i lavoratori e i sindacati che avevano occupato la fabbrica per difendere i loro posti di lavoro. Partita perduta dal sindacato anche grazie all’effetto simbolico di quella marcia che “ch iud eva” la stagione degli anni 70 e la conflittualità operaia. “Fa un po’ ridere che si utilizzi quel simbolo oggi”, dice Giorgio Airaudo, ex deputato di Sinistra italiana oggi ritornato nei ranghi della Cgil “come semplice impiegato”: “In realtà si lavora per una ipotesi di conservazione, proprio come allora, e il Pd in questo modo non farà che tirare la volata alla Lega, unica beneficiaria di questa mobilitazione”.
LA MARCIA “Sì Tav” oggi dovrebbe avere lo stesso effetto e vedrebbe schierato sul campo anche il Pd torinese che sta spendendo i suoi uomini, Piero Fassino e Sergio Chiamparino in testa, a fianco di questa prospettiva. La Confindustria nazionale, con Vincenzo Boccia, non è sicura di volere una manifestazione di piazza, ma attorno a questa eventualità si stanno ridefinendo gli schieramenti cittadini e oggi in piazza Castello si terrà una prova generale. L’appuntamento indetto via social da “Torino dice basta” ricalca quello convocato in Campidoglio a Roma la settimana scorsa contro Virginia Raggi. Ma attorno al Tav potrebbe avere il suo simbolo.
Le idee L’altra partita
Il riflesso nella corsa al dopo Camusso Fiom contraria, come lo era il suo ex leader