Apple crolla in Borsa dopo lo stop ai dati sulle vendite
Apple annuncia che non rivelerà più i dati di vendita di iPhone, iPad e Mac e il titolo crolla in Borsa per il secondo giorno di fila con un analogo tonfo di quasi il 7%, raggiungendo il calo record in un solo giorno come non lo si vedeva dall’aprile 2016 quando c’era stata la prima frenata (-16,3 per cento) nella vendita degli iPhone.
“Le vendite dei singoli prodotti non sono rilevanti per noi a questo punto” ha detto l’ad di Apple, Luca Maestri, giovedì notte durante la conferenza con gli analisti sui risultati del quarto trimestre. Tradotto: il numero di unità vendute non rappresenta la performance della società, che ormai punta sui servizi e sui dispositivi da indossare. Realtà: Apple è consapevole del calo di vendite a cui va incontro. Subito dopo l’annuncio, il titolo aveva perso il 7% portando la capitalizzazione per la prima volta sotto il trilione di dollari celebrato ad agosto. A pesare, anche le stime per i prossimi mesi, inferiori a quelle auspicate e con un calo previsto sul fatturato di quasi 2 miliardi, nonostante Natale. Eppure il profitto trimestrale è salito del 32 per cento, il fatturato del 20 per cento. La quota di iPhone venduti, però, si è fermata 46,9 milioni contro attese per 47,5 (erano 61 milioni nel 2015, 51 nel 2016). Finora Apple è riuscita a mantenere intatta la crescita finanziaria grazie all’aumento dei prezzi dell’iPhone. Quello medio di vendita è passato dai 618 dollari di un anno fa ai 793 di oggi. I ricavi sono aumentati del 29 per cento, nonostante i volumi unitari stabili. Senza dati, sarà più difficile calcolare i prezzi medi. “C’è chi ritiene che la tendenza all’aumento dei prezzi e una riduzione delle informazioni finanziarie siano un tentativo di seppellire la narrativa secondo cui sta sfruttando i suoi fedeli e spesso ricchi clienti” spiega il Financial Times. E a domanda specifica, Cupertino non risponde: quanto ancora può durare la tolleranza dei clienti?