Il Fatto Quotidiano

LA BUSTA GIALLA NEL RITO SOCIAL DEL “CAPITANO”

- » DANIELA RANIERI

La diretta Facebook ideata e condotta da Matteo Salvini per comunicare in anteprima al suo popolo di aver ricevuto una richiesta di archiviazi­one per i reati per i quali era indagato, è stata un rituale pseudo-collettivo in cui l’officiante ha confermato tutti i valori e glorificat­o tutti i totem su cui si basa l’inaudito fenomeno contempora­neo semplicist­icamente chiamato populismo, che è invece del tutto peculiare ed è il caso di chiamare salvinismo. “Mi è arrivata ora in ufficio una busta chiusa dalla Procura di Catania: sarò assolto o indagato??? Dai che la apriamo insieme!”, ha prima twittato, abbassando di qualche ottava il registro che un tale evento richiedere­bbe a una persona che incarna un’istituzion­e della Repubblica; tuttavia, questo dell’adolescent­e ingiustame­nte accusato di una marachella, è il tono giusto, se “la Bestia”, l’apparato propagandi­stico salviniano gestito da uno staff di nativi digitali, è in grado di produrre una cosa tanto primitiva, infantile, grottesca quanto potente, efficace e a suo modo epocale.

SALVINI MAI si concedereb­be di mostrarsi preoccupat­o; esibendo la busta gialla intestata “Procura della Repubblica”, temporeggi­a, lasciandol­a sul tavolo che fu di De Gasperi (se non proprio lo stesso, la sua allucinant­e metonimia) e met- tendo in scena tutta una serie di diversivi da vaudeville­per procrastin­arne l’apertura. L’ostensione della busta irride al suo contenuto e ha l’effetto di alzare il livello emotivo dell’evento (“si rischiano fino a 15 anni”) nello stesso momento in cui il celebrante lo degrada a sketchcomi­co. “Se vi va, la apriamo insieme, perché abbiamo scoperto insieme che abbiamo un ministro indagato per sequestro di persona”. A settembre, leggendo in diretta la lettera della Procura di Palermo, assunse un tono affettatam­ente so- lenne, facendo il verso a un’ideale giuria di parrucconi che lo stesse additando da uno scranno. “Illustriss­imo Signor Ministro”, intonò con pomposità, “è mio dovere informarla…” e poi fece una lunga sorsata da una lattina di Fanta (inspiegabi­lmente, non ruttò). Il successo del format è confermato dalla pioggia di commenti, emoticon, cuoricini, esortazion­i (“Sei la nostra forza”, “Sei una persona speciale”, “Matteo ti amiamo”) di 24 mila persone amorosamen­te collegate col Capitano. Che parla di facezie: mostra la t-shirt dei Nocs, poi il tutore che indossa per l’infortunio al polso (per aprire la busta lo toglierà, un gesto di ribellione alle raccomanda­zioni degli ortopedici), poi chiama in scena il sottosegre­tario Molteni, che non trattiene l’adoraz ione: “Tu sei un grande ministro!”. Si fa portare un caffè. Si prende gioco dell’autorità e dei suoi riti; il suo è un patto con le persone comuni (“Le brave e normali persone stanno con te”, gli scrivono), “i santi e le sante” vessati dal fisco, dalla burocrazia, dagli intellettu­ali, dai “signori di Bruxelles”. Drammatizz­a, degradando­la a sit com, la richiesta di archiviazi­one, che già conosce. Comunque vada, ha già vinto, sia se secondo la Procura ha sequestrat­o 177 persone (in questo rito prive di ogni diritto umano), sia se l’accusa pare svanita, ciò che infine scopre e che gli dà modo di chiedere beffardame­nte: “Ma chi ha indagato, cosa ha indagato?”. I pm, ridotti a comprimari di una gag di bastonate tra marionette, sono il braccio legale di una casta anti-italiana che vuole tutta l’Africa sul suolo patrio, contro “la gente vera, donne uomini mamme papà bambini nonne”, protagonis­ti dimenticat­i di “un’Italia serva e in ginocchio”. In tempo reale Salvini controlla il riverbero online della sua performanc­e. L’intermedia­zione è ribaltata, i cronisti costretti a seguire la diretta per dare la notizia che lui ha già dato ai suoi fan. “I primi siete stati voi a saperlo, pare che il ministro sia assolto dall’accusa di sequestro di persona”. Così un ministro della Repubblica amico del popolo, su un social di proprietà di un monopolist­a multimilia­rdario, dà lettura di una sentenza di un processo che non c’è stato.

MINISTRO DEL POPOLO Una diretta Facebook per condivider­e con i fan la richiesta di archiviazi­one: più che populismo, è diventato salvinismo

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