Il Fatto Quotidiano

L’ultimo patriarca delle cosche di Platì muore in carcere a Parma: aveva 91 anni

L’ergastolo per l’omicidio di un carabinier­e

- DM

di Parma, reparto ospedalier­o, sono le 22:40 di giovedì, pochi secondi dopo muore Francesco Barbaro, alias Ciccio u Castanu, 91 anni, ritenuto da investigat­ori e magistrati, padrino della ’ndrangheta, sovrano dell’A s p r omonte, versante Platì. Era il detenuto più anziano d’Italia. Nel 2013 era stato scarcerato, dopo una lunghissim­a detenzione per il sequestro di Tullio Fattorusso avvenuto nel 1981 con il pagamento di 500 milioni lasciati sotto al crocifisso di Zervò nel cuore della Montagna. Uscito era tornato nella sua casa in via Francesco Fera a Platì. Chi passava di lì lo vedeva spesso intento in esercizi di yoga. Lui il padrino della cosca Barbaro, una delle più potenti, capace di trattare alla pari con i cartelli dei narcos e di infiltrars­i nella politica calabrese. Egemonia temuta, rispettata, esportata anche, in Lombardia, ad esempio, ma poi in America e in Australia. Insomma, una vera piovra di interessi, giocati su tanti tavoli, che portavano sempre qui in Aspromonte alla corta di Ciccio u Castanu. Il vecchio padrino, in quel 2013, pensava di aver scontato tutto. Non era così, nel 2015 torna in carcere. Condanna: mandante di un omicidio, pena: ergastolo. A pesare su di lui e su Antonio Papalia, padrino alla milanese a Buccinasco, l’intercetta­zione di un compare emersa nell’indagine Platino. Il boss dalla bocca larga parla dell’omicidio del brigadiere Antonio Marino ucciso a Bovalino il 9 settembre 1990. La sentenza è un macigno. In attesa di capire se, come probabile, i funerali saranno vietati dal Questore, sul fronte investigat­ivo ci si pone la domanda su chi raccoglier­à una tale eredità.

LA COSCA BARBARO, infatti, è una delle più antiche e radicate, anche grazie alla divisione in rami familiari. I genitori di Francesco Barbaro diedero alla luce dieci figli. Di questi quattro si misero a capo dei quattro rami mafiosi della famiglia. Oltre ai Castani, ci sono, infatti i Barbaro Nigri, i Barbaro Rosi e i Barbaro Pillaro, a loro volta legati ad altri no- mi noti di Platì, come Perre, Trimboli, Agresta. Non solo. Anni fa un matrimonio ha federato i Barbaro Castani ai potentissi­mi Pelle di San Luca. Si tratta di quello tra Marianna Barbaro, figlio di u Castanu e Giuseppe Pelle, figlio del defunto Antonio Pelle detto G am ba z za . Ma non c'è solo questo. Legami di sangue uniscono i Castani ai Papalia, cosca di Platì, radicata a Milano. Un figlio del padrino, Rocco Barbaro, oggi in carcere, ha sposato Carmine Maria Papalia, nipote dei tre fratelli boss, Antonio, Domenico, Rocco. La famiglia Papalia è legata ai Pelle. Pasqualino Papalia, figlio di Antonio, ha sposato Giuseppina Pelle, nipote di Ntoni Gambazza. I cinque figli maschi di Francesco Barbaro sono Domenico detto u Pisciaruol­o, Pasquale detto Testa ‘ i musc hi tt a (deceduto), Antonio detto Mano armata. E poi Rocco e Giuseppe, soprannomi­nati Spariti per la loro abitudine alla latitanza. Rocco oggi è in carcere, Giuseppe vive a Rimini.

Soldi e potere

Il clan oggi è al vertice del narcotraff­ico mondiale e ha stretti rapporti con la politica

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Francesco Barbaro
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