Basta un verso di Ovidio E il mito diventa arte
Una mostra alle Scuderie del Quirinale e il libro di Paolo Isotta restituiscono al Sommo la sua grandezza
bach, Suppè, fino al trionfo di Strauss, sono i principali nomi toccati. E dico il trionfo di Strauss giacché questo sommo compositore, incurante di avanguardia, espressionismo, impegno politico, attraversa il mondo classico e Ovidio dall’Arianna a Nasso del 1916 a L’amore di Danae del 1942.
La Dafneè l’oggetto del mirabolante ultimo capitolo del libro perché Isotta lega questo capolavoro alle origini del teatro musicale e spiega che solo allo stile sinfonico moderno è dato addirittura simboleggiare con le sue architetture il processo della metamorfosi da uno stato all’altro dell’esistenza. Ciò che Ovidio fa coi suoi versi e che la musica non è pronta prima della fine dell’epoca classica e romantica. E per un altro motivo l’ultimo capitolo è dedicato a Dafne. Isotta si è accorto che più di trent’anni prima, in Alcyone, il Comandante Gabriele d’A nnunzio ha rifuso in versi lo stesso mito, e con un virtuosismo e una profondità nella riflessione e rimeditazione sul mito che lo rendono pari allo stesso compositore. Avreste mai pensato che Strauss e D’Annunzio, i quali personalmente si odiavano, siano due fratelli nell’arte, e tutti e due figli di Ovidio? Doveva arrivare un napoletano a mostrarlo.
QUESTO NON È un libro di un musicologo né scritto per musicologi. È un libro di storia della cultura e della poesia. È un libro sull’Europa dal Medio Evo in poi e sul suo rapporto con Ovidio. C’è la maestria di un filologo grecista e latinista, oltre che storico della musica. Ma, di tutti quelli di “Paolino”, il più piano stilisticamente. Alla fine, la Dotta lira, è un’opera letteraria, e quasi di narrativa, della quale i personaggi non sono solo le grandi figure della mitologia, Arianna, Medea, Apollo, Ercole, Giove, Giunone, Mercurio, Proserpina, Marte, Orfeo... Sono anche i poeti che hanno preparati i testi per i compositori traendoli da Ovidio. Sono i musicisti. Sono i pubblici d’Europa per cinque secoli. E personaggio è lo stesso Paolino, nel più letterario dei suoi libri. Nel più dotto, ma anche nel più piacevole.
Affrettatevi per goderlo e per farne incetta – in libreria – per le Strenne di Natale.
Lui mi ha detto: “I latinisti e i musicologi mi chiameranno concordemente un dilettante. Ma a sessantotto anni, ti immagini quanto me ne fotto…”.