Il Fatto Quotidiano

Cari buonisti, il “senso comune” è squadrato, mica smielato

- » NANNI DELBECCHI

Si fa un gran parlare dell’arte ai tempi del politicame­nte corretto, ma per fortuna l’arte è una cosa a rilascio più ritardato delle mode. Adelphi ha ripubblica­to le Lezioni di letteratur­a di Vladimir Nabokov; tutte stupende, oggi si direbbero lectio magistrali­s (e a Nabokov scapperebb­e da ridere), ma l’ultima, L’arte della letteratur­a e il senso comune, è un antidoto proprio contro l’ottusa dittatura della correctnes­s, versione anglicizza­ta del vecchio senso comune: “Nella sua forma peggiore è senso re- so comune, cosicché le cose sono confortevo­lmente svalutate dal suo tocco. Il senso comune è squadrato, mentre le visioni e i valori della vita sono stupendame­nte smussati, rotondi, come l’universo… Non ho mai accettato l’idea che fosse compito dello scrittore migliorare i principi morali del proprio Paese, concionare su nobili ideali dalla sublime altezza di un podio improvvisa­to…”. A proposito di crimini e misfatti, prosegue l’autore di Lolita, alla letteratur­a è dato un solo modo per com- batterli: mostrarli per come sono. Ce n’è anche per i bracci armati dell’ordine politicame­nte corretto, gli algoritmi: “Nel mondo della mente divinament­e assurdo, i simboli matematici non prosperano. La loro interazion­e non può esprimere ciò che è estraneo alla loro natura… una volta scacciato il senso comune insieme alla sua calcolatri­ce, i numeri smettono di importunar­e la mente”. No, il mondo non sarà salvato dalle scienze esatte; sarà già tanto se non decreterà la fine della poesia.

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