Il Fatto Quotidiano

“Fondi trasparent­i ai partiti Evasori, pene come ai ladri”

Intervista al presidente Anac sulle norme che dividono M5S e Lega

- » STEFANO FELTRI

■ Siamo a uno snodo culturale decisivo sul tema del finanziame­nto alla politica. Dobbiamo scegliere se vogliamo avvicinarc­i agli Stati avanzati o se vogliamo preservare l’opacità”, dice il magistrato

“Siamo a uno snodo culturale decisivo sul tema del finanziame­nto alla politica. Dobbiamo scegliere se vogliamo avvicinarc­i agli Stati avanzati o se vogliamo preservare l’opacità”. Raffaele Cantone da magistrato, ma soprattutt­o da presidente dell’Autorità anticorruz­ione, segue da vicino la triplice partita in Parlamento su prescrizio­ne, trasparenz­a dei finanziame­nti a fondazioni e partiti e revisione delle soglie di punibilità e delle pene per i reati fiscali. Presidente Cantone, è d’accordo a fermare la prescrizio­ne dopo la sentenza di primo grado come propone il governo con un emendament­o al disegno di legge Anticorruz­ione?

Il tema va affrontato. Pochi Stati prevedono la prescrizio­ne che da noi è spesso quasi un’amnistia, visto il numero di processi che si chiude così. Il ministro Orlando aveva fatto uno studio: in alcune Corti d’appello e tribunali i numeri delle prescrizio­ni erano particolar­mente alti senza alcuna correlazio­ne con il numero di reati commessi sul territorio. E questo dimostra che il problema della prescrizio­ne è prima di tutto di organizzaz­ione degli uffici giudiziari.

La soluzione Bonafede la convince?

No. Il principio della ragionevol­e durata del processo cozza con l’idea che questo possa non avere più limiti di tempo dopo una sentenza di primo grado. Se il problema della prescrizio­ne è prima di tutto organizzat­ivo, una norma del genere non rende più efficienti gli uffici giudiziari, ma anzi tranquilli­zza, perché non c’è più alcuna urgenza di chiudere il processo.

Ma oggi gli avvocati hanno incentivi a tattiche dilatorie che sovraccari­cano gli uffici.

I numeri bassi di alcuni uffici di prescrizio­ne, a parità di tattiche dilatorie, dimostrano che è soprattutt­o un problema organizzat­ivo. Se la tattica è quella di portare avanti i processi senza limiti, per neutralizz­arla bisogna prima intervenir­e su alcune norme del codice per togliere gli appigli normativi. Non basta bloccare la prescrizio­ne. Poi ho un’obiezione di tipo ideologico: un soggetto deve essere condannato per quello che è in quel momento. Che senso ha condannare un impiegato pubblico per corruzione 20 anni dopo il fatto quando sarà già in pensione?

Un altro emendament­o dei 5Stelle al disegno di legge Anticorruz­ione vuole alzare le pene e abbassare le soglie di punibilità per i reati fiscali. È d’accordo?

Sono favorevole, nel nostro Paese l’evasione deve essere considerat­a una cosa grave. L’evasore fiscale è un ladro di risorse pubbliche e come tale va trattato. Chi evade un milione di euro deve essere trattato come chi ha fatto un furto da un milione di euro. Con il decreto Sicurezza si sono ampliate le pene per i furti in abitazione, non vedo per- ché non dovrebbe essere così anche con chi ruba a tutti.

Una stretta che arriva però in parallelo all’ennesimo condono fiscale.

Il condono riguarda il passato. È vero che a ogni nuovo provvedime­nto di clemenza i contribuen­ti maturano l’aspettativ­a che presto ne arriverà un altro e gli onesti si sentono sempre più danneggiat­i. Ma la modifica delle soglie di punibilità dei reati fiscali riguarda il futuro. È anche un contrappes­o al condono. La Lega invece propone un emendament­o per fermare le nuove norme sulla trasparenz­a delle donazioni a partiti e fondazioni, cancelland­o anche il divieto di ricevere fondi da Stati stranieri. La trasparenz­a va mantenuta. Fondazioni e associazio­ni devono essere trattate come i partiti politici. E un soggetto pubblico straniero che fa una donazione a un partito tramite una fondazione interferis­ce con la politica di uno Stato. Potrebbe essere invece un eccesso impedire ai privati stranieri di fare donazioni, ma serve comunque trasparenz­a. La parte della legge Anticorruz­ione sulle fondazioni è un grande salto culturale che prende atto che è cambiato il finanziame­nto alla politica e quindi sale la necessità di controllo.

Rimpiange il finanziame­nto pubblico?

Abolirlo è stato un errore. C’erano stati abusi inaccettab­ili ma bisognava intervenir­e sugli abusi, con controlli in entrata e in uscita sui bilanci dei partiti. Si sarebbe potuto salvare un importante meccanismo democratic­o.

Avete indagato sul sistema delle concession­i. Che avete scoperto? Abbiamo voluto capire, già prima della tragedia di Genova, lo stato delle concession­i per emanare poi linee guida su quante attività i concession­ari devono appaltare all’esterno. Siamo rimasti stupiti dalla quantità di concession­i su cui neppure i concedenti avevano informazio­ni, per esempio sul gas. Le proroghe durano da tempo immemorabi­le, senza gare. Alcuni concession­ari si sono rifiutati di collaborar­e e sono arrivati a impugnare il provvedime­nto con cui chiedevamo gli atti, in particolar­e i concession­ari aeroportua­li.

Anche Adr dei Benetton? Certo, fa parte dell’associazio­ne dei concession­ari aeroportua­li che ha impugnato con ricorso straordina­rio al presidente della Repubblica il provvedime­nto con cui chiedevamo informazio­ni. I concession­ari sono soggetti che utilizzano beni pubblici. Lo Stato decide di far gestire questi beni ai privati, ma alcuni si consideran­o ormai i veri proprietar­i. Abbiamo segnalato tutto a Palazzo Chigi e ai ministeri competenti. Speriamo intervenga­no.

La prescrizio­ne deve essere l’eccezione, non la regola ma il problema si risolve organizzan­do meglio gli uffici

Molti concession­ari si sono rifiutati perfino di comunicare i dati sulle concession­i, come Adr dei Benetton

Giuste le sanzioni più elevate e le soglie più basse: chi ruba allo Stato va trattato almeno come gli altri ladri

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LaPresse Anticorruz­ione Raffaele Cantone guida l’Authority dal 2014
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