Il Fatto Quotidiano

Prescrizio­ne: la Bongiorno è ferma al Divo

La ministra leghista Giulia Bongiorno attacca la norma Il Guardasigi­lli Bonafede: “I cittadini esplodono per i furbi impuniti”

- » LUCA DE CAROLIS

Via i guantoni e colpi sotto la cintura. Gli alleati per forza, ormai, si picchiano forte, dritto, sempre. E stavolta la miccia per il ring di governo è la prescrizio­ne. Un ottimo pretesto per la Lega, che vede i Cinque Stelle deboli: in calo nei sondaggi, soprattutt­o nel Nord dove Matteo Salvini sfonda ovunque. E infiacchit­i dai dissidenti in Senato sul dl Sicurezza e dal reddito di cittadinan­za che sta diventando un pasticciac­cio. Così, dopo la pioggia di controprop­oste per uccidere le norme sulla trasparenz­a sui soldi ai partiti, il Carroccio assalta l’emendament­o grillino al disegno di legge Anticorruz­ione. E lo fa con Giulia Bongiorno, ministro per la Pubblica amministra­zione, e già avvocato del prescritti­ssimo ( per mafia) Giulio Andreotti. “Bloccare la prescrizio­ne dopo il primo grado è come mettere una bomba atomica nel processo penale, non posso accettarlo” scandisce a L’intervista su SkyTg24”.

UNA DICHIARAZI­ONE di guerra, “pronunciat­a dal ministro che collabora di più con il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede”, notano nel Movimento. E infatti a risponderl­e è il diretto interessat­o, Bonafede, con puntuta nota: “Stimo Bongiorno, ma sulla prescrizio­ne si sbaglia. La bomba atomica che rischia di esplodere è la rabbia dei cittadini di fronte all’impunità”. E di seguito, l’elenco di quelli che la norma la reclamano: “Chi va a spiegare ai familiari delle vittime della strage di Viareggio che il tempo è scaduto per i primi due reati e non avranno una giustizia piena? Vale per loro come per il processo Eternit, il terremoto de L’Aquila, l’inqu ina men to dell’impianto di Marghera”.

E poi la chiosa, che è un pugno: “È finita l’era dei furbi e dei loro azzeccagar­bugli che mirano a farla franca, con la riforma gli unici a dover temere sono i colpevoli”. Insomma, il M5S ora (ri)picchia. E lo conferma il senatore Gianluigi Paragone, ex direttore de La Padania, che evoca accordi inconfessa­bili: “Se nella Lega c’è ancora qualche nostalgico degli accordi con Berlusconi, Cesaro e compagnia varia, ce lo faccia sapere apertament­e”. Parole che avrebbero fatto arrabbiare Salvini, dicono. Ma per capire il clima ieri bastava leggere il Luigi Di Maio che non voleva mai litigare con l’altro vicepremie­r, ma che sul Corriere della Sera ha calato l’avvertimen­to: “Esiste un contratto di governo e va rispettato, se c’è chi dubita è un rischio per tutti”. Tradotto, il vicepremie­r ha capito che è ora di ridarle al vicino di tavolo, altrimenti rischia di perdere moltissimo: la partita dei provvedime­nti da far passare, e il controllo del Movimento, dove in parecchi lo invitano a metterci la gamba.

E tra questi c’è il sottosegre­tario a Palazzo Chigi Stefano Buffagni, vicino a Di Maio, che da lombardo conosce bene il Carroccio. E che al Fatto dice: “Dobbiamo rimanere uniti e farci rispettare dalla Lega, sempre. Non dobbiamo mai avere paura di alzare la voce, e i nostri temi vanno messi al centro del dibattito”. Quindi ora che si fa? “Serve un confronto vero su tutto, senza timori”. Quindi anche sulla prescrizio­ne, che è nel contratto, anche se con formula vaga (“riforma efficace”). E infatti ora i leghisti puntano a fermare l’emendament­o calato dal M5S nel ddl spazzacorr­otti, per riportare il tema al tavolo di governo. E ridiscuter­lo. Però la battaglia infuria. E non la placa il Salvini di ieri, che da una parte rassicura: “Con il M5S stiamo lavorando bene, il governo ha un’altissima popolarità e sono soddisfatt­o delle leggi fatte e di quelle in cantiere”.

MA L’ELENCO dei provvedime­nti è un marameo agli alleati: “Legittima difesa, reddito di reinserime­nto al lavoro, stop sbarchi, riforma della Fornero”. Ovvero tre pilastri della Lega e uno solo del Movimento, il reddito di cittadinan­za storpiato in reddito di reinse- rimento. Non a caso, perché il Carroccio vuole smontare la misura totem del M5S. Con il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, numero due di Salvini, che vuole rinviarla in autunno. Giocando di sponda con il ministro dell’Economia Giovanni Tria. “C’è preoccupaz­ione sul reddito, la questione si sta complicand­o”, sospirano più voci nel M5S.

Però adesso c’è da combattere su altro. Domani, nelle commission­i Giustizia e Affari costituzio­nali alla Camera, i 5Stelle dovranno difendere gli emendament­i al ddl Anticorruz­ione su prescrizio­ne e manette agli evasori. Le opposizion­i li valutano come “inammissib­ili”. E la Lega è della stessa idea. Perché le Europee sono già all’orizzonte.

Contrattac­co Il sottosegre­tario del M5S Stefano Buffagni: “Dobbiamo farci rispettare dal Carroccio, e non bisogna mai avere paura di alzare la voce”

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LaPresse Fronti opposti I ministri Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio. A sinistra la collega Giulia Bongiorno
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