Il Fatto Quotidiano

MA QUI L’UNICA “IDEOLOGIA” È IL FANATISMO PRO CEMENTO

- » GIORGIO MELETTI

Èabbastanz­a evidente che l’alleanza gialloverd­e ha portato al governo una squadra deludente per coerenza, competenza e chiarezza di idee. Ma non è uno scherzo della storia. Il livello della classe dirigente è questo e la vicenda del Tav Torino-Lione lo conferma. Sono soldi buttati. Ma la variopinta alleanza tra partito del cemento e provincial­ismo piemontese pensa di riuscire nello spreco faraonico al servizio di carriere politiche miserabili accusando il Movimento 5 Stelle. Inventano un partito del “no a tutto” e gli contrappon­gono competenza, razionalit­à e progresso. Ideologia pura. Anche un piemontese non provincial­e come l’ex direttore di Repubblica( e de La Stampa) Ezio Mauro ha versato lacrime sulla perdita “dell’appuntamen­to con il progresso” e sul “totem ideologico” che sarebbe il no al Tav.

MAGARI AVESSE RAGIONE. Ma è il partito del Sì a incarnare il fanatismo. Chiedete per esempio al sussiegoso Paolo Foietta, l’uomo dell’Osservator­io, quello che “mi ha nominato Mattarella” e che, messo lì dai governi Pd a fare la guardia all’affare si offende se il governo gialloverd­e lo ignora. Chiedete a Foietta, l’uomo che predica l’apertura alla Francia senza sapere il francese, se la nuova ferrovia porterà merci o persone. Su una ferrovia o vanno i passeggeri a 300 all’ora o le merci a 80. I competenti, tutti presi dal progresso, non hanno ancora deciso.

Se il problema è il partito del “No a tutto” – già asfaltato sulle trivelle, sullo stadio della Roma, sul Terzo Valico, sul Tap, sull’Expo di Milano – perché il partito del “sì a tutto ciò che è costruito da aziende che finanziano i partiti” da oltre vent’anni, governando, non trova il coraggio di fare davvero la Torino-Lione? Semplice: non hanno un’idea di che cosa stanno facendo. E continuano a finanziare progetti, studi preliminar­i, analisi di mercato, attività lobbistich­e, tutto ciò che fa vivere il mondo di mezzo di architetti, ingegneri, avvocati e burocrati. Battersi per un’opera è un mestiere. La manifestaz­ione per il Sì di ieri a Torino (la racconta a pagina 5 Andrea Giambartol­omei) doveva essere la nuova marcia dei 40 mila, anzi dei 100 mila, anzi delle 545 mila aziende di Torino, Milano e Genova, disperate (dicevano) perché da vent’anni attendono una ferrovia che le colleghi alla Francia. Erano 500, gli altri si sono spaventati sentendo il governator­e Sergio Chiamparin­o dire “ce la paghiamo da soli”.

FOIETTA È QUELLO che ha scritto in un documento ufficiale che il Tav Torino-Lione è stato progettato su previsioni di traffico completame­nte fantasiose “però lo facciamo lo stesso”. Il governo nomini al suo posto un bambino di otto anni (non sarà meno attrezzato di certi ministri) e mandi lui all’Osservator­io. Chiederà: ma voi le merci come le portate in Francia? Col camion. E perché volete le ferrovia merci? Perché i camion inquinano e noi industrial­i rispettiam­o l’ambiente. Ma lo sapete che la ferrovia c’è già e che in pochi anni ha dimezzato il traffico merci così come tutta la rete ferroviari­a italiana? Certo che lo sappiamo, spostare le merci dal camion al treno è una rottura di scatole e le Fs non sono attrezzate per farlo. E quando ci sarà la nuova linea? Uguale, però potremo andare da Torino a Parigi in tre ore e mezzo. Ma allora il Tav è per i passeggeri? Boh. Sì, è l'ideologia che ci rovina. Quella del cemento. Quella delle supercazzo­le del presidente della Confindust­ria Vincenzo Boccia, che predica che dobbiamo aprirci all’Europa con una ferrovia. Ma quando mai. La Confindust­ria, quando erano soldi suoi, si è aperta all’Europa con un semplice computer, triangolan­do con Londra la falsificaz­ione delle copie vendute dal suo quotidiano Il Sole 24 Ore.

Twitter@giorgiomel­etti

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