Sì Tav, la marcia dei 4 gatti
Altro che 40mila: poche centinaia in piazza a contestare la Appendino
L’obiettivo è portare in piazza 40mila persone il 10 novembre, ma alla prima protesta contro Chiara Appendino e i suoi no al Tav c’erano 500 persone. Ieri mattina in piazza Castello, sotto una pioggia leggera, alcuni cittadini stanchi dell’amministrazione pentastellata si sono dati appuntamento tramite i social network. #Torinodicebasta era l’hashtag creato sulla falsariga di quello di sabato scorso a Roma contro Virginia Raggi e rilanciato dopo il consiglio comunale nel quale la maggioranza M5s ha votato un atto contro il Tav scatenando opposizioni, imprenditori, professionisti e sindacati nonostante l’analisi costi-benefici sia appena iniziata (finirà quasi certamente con una bocciatura).
“TORINO è in declino per l’Appendino”. E ancora: “Voglio Torino senza Appendino”. Questi gli slogan scanditi da alcuni manifestanti sotto gli occhi di alcuni esponenti del Pd e di Fratelli d’Italia. Tra i partecipanti pochissimi giovani. C’è chi vuole il Tv Tori- no-Lione, chi voleva le Olimpiadi e chi non vuole che la città si spenga. “Torino è abbandonata. C’è un ‘No’ per tutto – afferma Luciano Dagnano, pensionato e volontario delle Olimpiadi 2006 –. Da città industriale Torino è rinata con le Olimpiadi, ma questa amministrazione la fa ricadere a terra”. “Eravamo una città ricca di eventi di ogni tipo”, aggiunge un’altra volontaria, Giuliana Fragassi. Si aggiunge Giorgio, esperto di logistica cresciuto in Val di Susa: “Ci sentiamo contro l’ideologia della decrescita felice”. Si vedono anche industriali, come Giorgio Marsiaj, e professionisti come Carlo Alberto Barbieri, presidente dell’Istituzione nazionale urbanistica Piemonte ed ex rappresentante del Comune nell’Osservatorio del governo sul Tav, da cui la città è uscita dopo l’elezione di Appendino: “Torino vuole essere il capolinea della pianura padana o una cerniera con l’Europa? – domanda retoricamente –. Questa è un’opera che andrà a creare domanda e traffico. Appendino non può essere soltanto il sindaco dei suoi, ma di tutta la città”.