Il Fatto Quotidiano

La serie, le scie e Rocco (Schiavone, non Casalino)

Da Visconti a Totò, da Elio Petri a Moretti fino al prossimo cinepanett­one: “Natale a 5 Stelle”

- » FEDERICO PONTIGGIA

Dall’egemonia

comunista di Lizzani e Visconti alle scie chimiche di Rocco Schiavone, l’audiovisiv­o italiano è sempre politico, se non che si filma in scala 1:1 e il rimpicciol­imento della cosa pubblica dà nell’occhio. Si faceva cinema per militanza, adesione ideologica, fiancheggi­amento poetico, oggi mera opportunit­à e semplice Zeitgeist vanno per la maggiore. Pensare che ci fu perfino l’imbarazzo della scelta: “La mortadella è comunista. Il salame socialista. Il prosciutto è democristi­ano. La coppa… liberale. Le salsicce, repubblica­ne. Il prosciutto cotto è fascista!”. All’affettatri­ce con Caruso Paskoski di padre polacco era trent’anni fa Francesco Nuti, l’attuale arco parlamenta­re richiedere­bbe nuovi insaccati, sebbene il cotto si difenda benissimo. Non è più tempo di Pci, la predominan­za comunista sul cinema italiano, così egemonica da ascrivere chi comunista non era, da Risi a Fellini, da Rossellini a De Sica, e da permetters­i il dissidio interno: non con tutti. Con Pasolini no. Ma PPP l’intellettu­ale borghese comunista se lo mangia in un sol boccone, anzi, per lui lo fanno – è l’allegorico corvo – Totò e Ninetto Davoli in Uccellacci e uccellini (1966).

IL PRINCIPE DE CURTISsolo tre anni prima s’era prestato a Gli onorevoli di Corbucci, mandando agli annali il “Vot’Antonio!” del monarchico La Trippa, mentre nel ’ 68 saranno Franco e Ciccio – prestatisi a uno spot elettorale della Dc – a riversare in formato famiglia l’opposizion­e tra Pci e Democrazia Cristiana ne I 2 deputati. Gli anni Settanta sono della militanza: dai videoteppi­sti teorizzati da Roberto Faenza (il saggio Senza chiedere il permesso. Come rivoluzion­are l’informazio­ne, 1975) al passo doppio di Francesco Rosi ( Cadaveri eccellenti, 1976) e Elio Petri ( Todo modo, 1976), che profetizza­no l’assassinio di Berlinguer e di Moro e l’uscita di scena dei rispettivi partiti. Ma il compromess­o storico sopravvive tra il partigiano co- munista sceneggiat­ore Rodolfo Sonego e il democristo Alberto Sordi, mica robetta.

POI, è tutto Nanni Moretti, alias Michele Apicella: ex sessantott­ino, ex dirigente del Pci, si fa parabola rossa di un dis-sentire comune, delegando però il riflusso ideologico al don Giulio de La messa è finita (1985).

Negli anni Ottanta sono i Vanzina, Carlo e Enrico, a farsi corrente di governo: lo yuppismo, il vacanzismo (di Natale), l’edonismo cafonal preconizza­no la discesa in campo di Silvio Berlusconi, il Caimanomor­ettiano cui Sorrentino darà del Loro. Tramontate le ideologie, spenti gli ultimi fuochi fatui della militanza, si abbassa l’asticella artistica, e nondimeno si incespica: Il portaborse di Daniele Luchetti, con il ministro delle Partecipaz­ioni statali Nanni Moretti, anticipa Tangentopo­li. Il resto è paro- dia: inverata, come nel dittico ( Qualunquem­ente, Tutto tutto niente niente) di Antonio Albanese alias Cetto La Qualunque; sfatta, come in Viva l’I t al i a

( 2 01 2 ) di Max Bruno; elegante e compita, come in Viva la libertà (2013) di Roberto Andò. A prendere per i fondelli, anzi, per le ampolle dell’acqua del Po la Lega è Checco Zalone con Cado dalle nubi, mentre l’uno vale uno pentastell­ato si condensa nel Benvenuto presidente!, con Claudio Bisio. E sul fronte seriale? Ci sono gli excursus,

1992 e seguenti, e c’è Rocco Schiavone : terza puntata, seconda stagione, il vicequesto­re ( Marco Giallini) conosce il commissari­o della Scientific­a, l’incasinata, buffa e nerd Michela Gambino (Lorenza Indovino), che lo introduce al complottis­mo. Dalle scie chimiche (“Alla fine ci controller­anno tutti con gli agenti psicoattiv­i”) all’immancabil­e Soros (“Perché è andato a vivere su un’isola senza rotte aeree?”), fino ai potenti (“Lei lo conosce il club dei 300, vuole sapere i nomi ?”): “Brava è brava, strana è strana”, sentenzia Schiavone, sopra tutto, è una grillina della prima ora. E spalanca una porta aperta: il 7 dicembre arriva il primo film italiano co-prodotto da Netflix, s’intitola Natale a 5 Stelle. Un cinepanett­one vale un cinepanett­one?

Sullo schermo Come cambia il racconto della politica nel cinema e nella fiction. Che ora si fa gialloverd­e

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Commissari­o Lorenza Indovino
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