Il Fatto Quotidiano

Scuola-lavoro in caserma. Con le spese a carico

I ragazzi di un istituto siciliano nelle basi della Marina militare in Puglia: polemiche

- » ROBERTO ROTUNNO

Visite e percorsi formativi tra basi navali e monumenti militari: per un gruppo di studenti siciliani, in queste settimane, l’alternanza scuola-lavoro è questo. L’istituto è il Carlo Alberto dalla Chiesa di Caltagiron­e (Catania), con indirizzo elettrico, elettronic­o, moda, meccanico e termico. Gli “stage”, però, hanno luogo in Puglia, nelle sedi della Marina tra Brindisi e Taranto.

UNO DEI TANTI casi di alternanza svolta in strutture militari, ma questo ha scatenato molte polemiche anche perché i ragazzi hanno dovuto pagare 300 euro per le spese di viaggio e albergo. A raccontare la vicenda è stato Antonio Mazzeo, insegnante e blogger, attraverso un post poi ripreso dai siti di settore. Il programma è articolato in cinque giorni: una tappa alla Caserma “Carlotto” di Brindisi, poi un ’ altra al Monumento del Marinaio, voluto da Benito Mussolini per commemorar­e i morti nella Prima guerra mondiale. A seguire, percorsi formativi alla base aerea della Marina di Grottaglie (Taranto) e alla base navale di Taranto. Il dirigente scolastico, Franco Pignataro, ha chiarito alcuni aspetti. “Gli studenti – ha detto al Fatto– non entrano in contatto con armamenti; svolgono esercitazi­oni sull’impiantist­ica di una nave ferma. Parliamo di sistemi con tecnologie 4.0”. Non un addestrame­nto, quindi, ma una formazione tecnica. Al massimo, un orientamen­to per chi vorrà provare i concorsi in Marina dopo il diploma. Ma ciò che ha indisposto le associazio­ni studentesc­he è l’idea stessa che si portino gli studenti in luoghi militari. “Entrare in contatto con l’ambiente rigido e gerarchico non è l’idea migliore di alternanza – sostiene Giammarco Manfreda, coordinato­re della Rete studenti medi –. Inserire quello militare tra i tanti percorsi lavorativi che uno studente può intraprend­ere è una forzatura. Dovrebbe essere una libera scelta, non imposta da una legge”. I collettivi, poi, si battono da sempre affinché l’alternanza sia gratuita. “I 300 euro – ha ribattuto Pignataro – non hanno creato problemi. L’adesione era volontaria e i ragazzi in difficoltà economiche sono stati aiutati dalla scuola”. Sono decine in tutta Italia le scuole che attuano l’alternanza in strutture militari, grazie a un protocollo firmato a dicembre –e già allora criticato dalle associazio­ni – dai ministeri dell’Ist ruzione, del Lavoro e della Difesa. L’obiettivo è far conoscere agli studenti quelle attività, svolte dal comparto Difesa, u- tili per il settore civile. “Esperienze così – sostiene Manfreda – si possono però fare anche nei centri di ricerca, non solo nelle sedi militari”.

NATA PER CREARE ponti tra scuola e lavoro, l’alternanza è criticata dal Movimento 5 Stelle, perché a volte ha fornito manodopera gratuita per le imprese e ha avuto ben poco di formativo. Tanto che il governo ridurrà il monte ore – diventeran­no 180 nei profession­ali, 150 nei tecnici e 90 nei licei – e ne cambierà il nome in “percorso per le competenze trasversal­i”. Le associazio­ni studentesc­he si augurano che non siano così tanto trasversal­i da coinvolger­e l’Esercito.

Il confronto La rete degli studenti: “Puntare sulle forze armate è una forzatura” Il preside: “Sono tutti volontari”

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Taranto Una nave all’Arsenale
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