Malati accampati in corsia L’incubo al Pronto soccorso
In 150, senza privacy, restano lì per giorni: “Sono anziani, ricoverarli non conviene”
Pronto soccorso del Policlinico universitario di Tor Vergata, nella sterminata periferia Sud-est che guarda i Castelli Romani. Martedì 23 ottobre, ore 10 del mattino. Superati di straforo sbarramenti e porte chiuse, all’Osservazione breve c'è un accampamento di pazienti per lo più anziani, seduti sulle barelle. A occhio un'ottantina di persone, nelle stanze e nei corridoi, in pochi metri quadrati, senza distinzione tra uomini e donne, senza divisori o tendine. Sono lì da ore, qualcuno dal giorno prima. “Ieri sera era peggio”, spiega il personale.
Il giorno prima una signora di ottant'anni, con una bronchite cronica e una sospetta polmonite che in effetti c’era, è rimasta per sei ore in sala d'attesa col suo bel codice verde che forse, lo dirà l'inchiesta, poteva essere giallo e così l'avrebbero chiamata prima. Poi si è alzata, magari ha avuto un capogiro. “Ho sentito la sedia che se n'è andata”, ha raccontato. È caduta e si è rotta un femore. L'hanno operata e sta meglio, per quanto possibile. Succede, per carità, ma insomma... C'è un'indagine giudiziaria, i Nas hanno acquisito le cartelle, il Pronto soccorso fa il suo audit interno.
FORTUNATAMENTE per lei è la madre di un onorevole a Cinque Stelle. Così tra le lettighe è arrivato un ispettore molto particolare, il professor Pierpaolo Sileri, che tutti chiamano “professore” ma la cattedra a Tor Vergata non gliel'hanno data e così il rettore è imputato di induzione alla corruzione (e di tentata concussione di un altro ricercatore, Giuliano Grüner, giurista) e Sileri è senatore M5S, presidente della commissione Sanità di Palazzo Madama. Chirurgo del colon e del retto a Tor Vergata, “una colonna”, dice di lui il direttore sanitario Andrea Magrini, è andato a far visita ai suoi colleghi con il consigliere regionale M5S del Lazio, Davide Barillari. Non che non ci vada spesso: anche da senatore Sileri opera, segue le tesi di laurea e le ispezioni le fa anche altrove, dove non c’è di mezzo la madre di un suo collega. “Ieri sera qui c’erano 140-150 pazienti – dice riferendosi a martedì 22 ottobre – e i posti letto vuoti nei reparti. I medici e il personale non possono sostenere questa situazione. Oggi ho visto un ragazzo con una frattura dello zigomo che è qui da ieri mattina alle 9.45 ma dovrebbe essere in Chirurgia, dove ho trovato otto posti letto liberi. Molti qui sono anziani, cronici – spiega il chirurgo-senatore –, non c'è interesse a ricoverarli perché restano a lungo e al Policlinico non conviene”, denuncia Sileri. “Quei posti apparentemente liberi in Chirurgia servono per gli interventi programmati – replica il direttore sanitario Magrini –: neoplasie, trapianti, chirurgia programmabile. Esiste una lista d’attesa. Il flusso di pazienti è ottimizzato in coerenza con la disponibilità delle sale operatorie, richiedendo posti letto dedicati”. Secondo Sileri gli otto posti erano liberi per due giorni di fila, martedì 22 e mercoledì 23, segno che l’ottimizzazione non funziona. C’è anche qualche problema di comunicazione tra reparti e Pronto soccorso: “Sarebbe meglio un sistema informatizzato”, dice il direttore della Medicina d'urgenza, dottor Beniamino Susi.
“Preferiscono gli interventi che valgono di più in termini di contributi regionali. Un obeso, una colecisti, un tumore del colon: pochi giorni di degenza e vanno a casa”, denuncia Sileri. Diversi medici sono d’accordo con lui, la direzione sanitaria ovviamente respinge l’accusa di selezionare i pazienti con il registratore di cassa. Il conflitto a Tor Vergata è notevole e c'è una lettera firmata da diversi professori del- l'Università contro il bilancio trionfalistico dei vertici che hanno ridotto i costi di 21 milioni e aumentato i ricavi di 28 in quattro anni ma, sostengono i critici, a spese della ricerca e dell’assistenza. “È la logica dei tagli, non dico che sia colpa della direzione sanitaria, ma la salute è un diritto”. Come ovunque mancano i medici, spesso anche gli infermieri anche se non è il caso del Pronto soccorso il 22 e il 23 ottobre.
Affollamento
La madre 80enne di un deputato grillino si è pure rotta il femore dopo sei ore di attesa
PIERPAOLO SILERI
Preferiscono gli interventi che valgono di più in termini di contributi regionali, è la logica dei tagli, ma la salute è un diritto 23 ottobre 2018
È TOR VERGATA ma potrebbe essere un altro Pronto soccorso, specie romano: tra i più lenti, cioè col maggior tempo di permanenza secondo la classifica del Sole 24 Ore, ci sono Tor Vergata, il Sant’Andrea (Roma Nord) e il Pertini (Roma Est); più del 10 per cento dei pazienti rimane in Pronto soccorso oltre le 24 ore, un rischio pari all'1 per cento a Milano dove il 90 per cento se la sbriga in meno di dodici ore. “Queste segnalazioni, quasi quotidiane, mi arrivano soprattutto dal Lazio e dalla Campania”, dice Sileri. Il ministero della Salute prepara una riforma, l’ha scritto ieri La Stampa, che fissa in otto ore la permanenza massima in Pronto soccorso. Vedremo. Servono tanti soldi.
“Di cosa si sorprende? Abbiamo fatto il ‘barella day’nove anni fa, da anni se ne parla senza risultati, prima succedeva solo qui ora anche a Milano, Palermo, Torino”, dice il dottor Susi, che non è uno che minimizza ma uno che fa il pos- sibile nelle condizioni difficili di una Regione indebitata. Tor Vergata ha un bacino di utenza di 850 mila-un milione di persone. “Abbiamo 1,9 posti letto ogni mille abitanti – osserva Susi –, in altre zone di Roma si arriva a tre. Sul territorio non c'è nulla”, cioè non funzionano la medicina di base e le Case della salute. Vanno tutti al Pronto soccorso. “Richieste inappropriate”, dice il direttore sanitario Magrini. Susi no: “Se il paziente ha bisogno e non c’è altro è giusto che vengano qui. Ma quando troviamo il posto in altre strutture, spesso dicono di no, preferiscono restare qui”. Del resto il direttore sanitario ricorda che “il Pronto soccorso e la Breve Osservazione, non sono solo un luogo di attesa del ricovero, ma aree di diagnosi e cura”. Bene. Allora metteteci le tendine.