Nomine, il Consiglio di Stato non ci sta e accusa di “slealtà” Csm e ministero
L’ultimo incarico della vecchia consiliatura
Fa molto discutere, tra i magistrati, la sentenza pronunciata il 18 ottobre scorso dal Consiglio di Stato il 18 ottobre 2018 che accusa il Csm addirittura di “slealtà”. La vicenda risale a due anni fa e riguarda la nomina del presidente del Tribunale di Verona, posto per il quale concorrevano Antonella Magaraggia, presidente di sezione a Venezia, e Salvatore Laganà, presidente del Tribunale di Pisa. Il 7 settembre 2016 il Csm, all’unanimità, nomina la Magaraggia. Laganà fa ricorso al Tar che nel marzo 2018 annulla la nomina per difetto di motivazione. Csm e ministero della Giustizia ricorrono al Consiglio di Stato ma il 26 settembre 2018, sorprendentemente, rinunciano al ricorso dichiarando di voler ottemperare alla sentenza del Tar. Il giudizio è estinto. Tutto risolto? No. Giusto ne ll ’ ultima seduta della vecchia consiliatura precedente, scaduta il 24 settembre 2018, il Csm ripropone la nomina della giudice veneta. E al povero Laganà non rimane che evitare almeno la beffa del pagamento delle spese di giudizio, avendo già subìto la mancata nomina. Ma Csm e ministero si oppongono anche a questo.
Così il Consiglio di Stato scrive: “Le spese del presente giudizio d’appello vanno poste a carico delle amministrazioni rinuncianti, in accoglimento dell’istanza del dott. Laganà e in conformità alla regola generale prevista dall’art. 84, comma 2, del Codice del processo amministrativo. Non si ravvisa infatti alcuna ‘ cir cost an za ’ che ai sensi della medesima disposizione induca a disporre la compensazione delle spese. Al contrario, come dedotto dal dott. Laganà, il comportamento processuale del Csm e del ministero è risultato improntato a slealtà”.
L’episodio ripropone l’annoso problema delle correnti e delle nomine del Csm annullate dai giudici amministrativi ma poi ri- badite da Palazzo dei Marescialli talora anche con motivazioni fotocopia. In barba alle sentenze.
Piercamillo Davigo, leader di Autonomia e Indipendenza e ora componente della commissione nomine del nuovo Csm, si è espresso in modo fermo: “La regola è che le regole vanno rispettate. E questo vale anche per le sentenze dei giudici amministrativi”. E Sebastiano Ardita, l’altro esponente di Autonomia e Indipendenza del nuovo Csm, in occasione di una delle prime nomine ha ribadito: “Basta con vecchie logiche, valorizzare i magistrati senza corrente e rispettare i giudicati. A volte certe delibere sono indifendibili e non ha senso resistere”.