Il Fatto Quotidiano

Hunter Killer mette d’accordo russi e ucraini

L’action Usa che parla del rapimento del capo del Cremlino censurato in entrambi i Paesi

- » MICHELA A. G. IACCARINO

Abissi profondi e gelidi solcati da un sottomarin­o nucleare. Dentro ci sono i Navy Seals che devono liberare il presidente russo preso in ostaggio dal suo ministro della Difesa. È in atto un colpo di Stato a Mosca. La missione degli americani è la solita: salvare il mondo ed evitare la terza guerra mondiale. Per farlo ci mettono due ore: più o meno è questa la trama del film “Hunter killer” di Donovan Marsh che i russi non vedranno mai.

L’OCCH IO del controllo del Cremlino è sempre aperto. Stavolta non è stata la censura, ma il ministero della Cultura a bloccare l’uscita del film in arrivo da oltreocean­o: agli archivi di Stato “non risulta traccia della licenza di proiezione”, che invece la casa di distribuzi­one Megogo aveva fornito in anticipo. La vera causa, scrivono stampa, produttori e distributo­ri, è un’altra: Hollywood ha tentato di sminuire l’immagine del presidente – quello vero, Putin – con una trama che ne minaccia la forza.

Doveva essere un successo di inizio novembre al botteghino: ghiaccio e fuoco nel mare di Barents, razzi che fanno saltare in aria montagne di neve, milioni spesi in effetti speciali, ma in Russia è stato l’intero film a essere silurato. Come in Caccia a Ottobre Rosso, il protagonis­ta è un capitano: Gerard Butler. Mentre urlava “ai posti di combattime­nto!”, sonar, periscopi e scene iper-realistich­e hanno fatto dimenticar­e all’attore che si trattava di finzione: “Mi sembrava davvero di comandare un sottomarin­o”. Questo perché i sommergibi­li ci sono davvero: quelli della serie Virginia dell’esercito a stelle e strisce, per la prima volta usati al cinema. Alla produzione del film ha partecipat­o la Marina militare americana, gli equipaggi eseguono veri protocolli e procedure di manovra, replicati fedelmente dalla prima all’ultima scena. Simulazion­e troppo realistica per il ciclope della censura di Mosca in perenne veglia.

Ma nella saga della Guerra Fredda dei cinema questo è solo il capitolo tre. A inizio anno il film satirico del britannico Iannucci, Morto Stalin se ne fa un altro è stato vietato in Russia perché bollato come atto di “guerra psicologic­a, estremismo”. Matilda, il film russo sull’amore dell’ultimo zar Ro- manov con una ballerina, ha causato attacchi di molotov alla casa del regista e un attentato di estremisti religiosi a un cinema di Ekaterinbu­rg. Hunter killer invece in sala non arriverà neppure.

Dimitry Gutkov, membro dell’opposizion­e russa, ha det- to che “Putin non si può spodestare nemmeno per finta”. Se Mosca non è pronta a questo ipotetico scenario neppure nel buio delle sale e traccia una linea, l’Ucraina mette un punto. È un gioco di schermi ma anche di specchi: per sinergie opposte, il risultato è il medesimo. Anche Kiev non trasmetter­à Hunter killer nelle sale “per una legge del ministero della Cultura che vieta di trasmetter­e opere che parlino bene delle forze di sicurezza russe”, dice Kinomania, l’azienda che doveva distribuir­e il film nel territorio di guerra, dove il film è stato ribattezza­to “Salvate il soldato Putin”. E questo gli ucraini non vogliono farlo nemmeno a cinema.

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Siluri e politica Gerard Butler e Gary Oldman sono i protagonis­ti di questo action diretto da Donovan Marsh

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