Gli allegri cravattari della Nuova Lega Anseatica
Se c’è una cosa strana e un po’straniante dell’Unione europea, detta bizzarramente Europa, è l’abissale distanza che corre tra narrazione e realtà, tra il sogno dei popoli fratelli e la concreta lotta economica e commerciale in un ring di cui la normativa comunitaria costituisce le corde. Un paio di giorni fa, per dire, il quotidiano olandese De Volkskrant ha rivelato una proposta di riforma del Mes, il Fondo salva Stati, della cosiddetta “nuova lega anseatica” (Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Svezia, Olanda, Slovacchia e Repubblica Ceca) che è “un duro avvertimento all’Italia”, pratica, com’è noto, in uso fra i cravattari. In sostanza, se uno Stato chiedesse aiuto al Mes, prima di ottenerlo – peraltro sottomettendosi poi alle richieste dei creditori – bisognerebbe infliggere perdite ai privati. “Gli investitori in titoli di Stato italiani potrebbero perdere i loro soldi”, dice il giornale: insomma, un invito ai mercati a evitare i Btp innescando una crisi dello spread e costringendo l’Italia a ricorrere proprio al Mes. Ora si potrebbe riflettere sul concetto di fratellanza, ma è più pertinente un’altra annotazione. Tutta questa faccenda nasce da uno sforamento di pochi decimali di deficit e, curiosamente, l’Italia ha già registrato nel proprio debito pubblico oltre 3 punti di Pil di contributi proprio ai vari fondi salva Stati (e sull’uso che se n’è fatto in Grecia, Portogallo, eccetera, meglio sopravvolare). Una proposta: ma se ci sono problemi di conti, perché non facciamo che usiamo quei soldi già a bilancio e non se ne parla più?