Il Fatto Quotidiano

Matteo Renzi, le domande che non gli hanno mai fatto

I due interrogat­ori dell’ex premier con i pm, che non chiedono della telefonata con il padre. Matteo: “Gli dissi di dire la verità ai magistrati”

- IURIILLO, LILLO E PACELLI

■La Procura di Roma chiede poche cose all’ex premier. Nulla sulla telefonata con il padre

Da molti mesi tutti attendevan­o di leggere le carte del’inchiesta Consip. Finalmente gli atti sono depositati e ci si può fare un’idea più precisa. Ci vorrà tempo perché sono poco meno di 100 mila pagine di atti. Per ora ci siamo concentrat­i sui tre verbali di Matteo Renzi.

Quello più lungo e con più domande è stato fatto non dal l’accusa ma dalla difesa. Nell’ambito dei poteri concessi dal nuovo codice il 25 luglio del 2017 Matteo Renzi viene sentito dagli avvocati difensori di Luca Lotti: Franco Coppi ed Ester Molinaro. Sui rapporti con Luca Lotti dice: “Lo conosco dal 2005 (...) sono di condivisio­ne e amicizia” e Lotti si comporta “in base a trasparenz­a e correttezz­a”. Poi l’ex premier spiega i suoi rapporti con l’amministra­tore di Consip Luigi Marroni: “era un tecnico; io l’ho proposto come presidente della Consip perché (...) preferivo una persona non legata al giro stretto della cerchia renziana (...) aveva tuttii requisiti ma appartenev­a a un’area diversa dalla nostra”.

Cioé a quella del Governator­e della Toscana Enrico Rossi, minoranza Pd allora.

Coppi e Molinaro chiedono: “Lotti ha condiviso la sua scelta?”. Renzi replica “Lotti no. Mi ha espresso in modo circostanz­iato i suoi dubbi e la sua avversione (...) pur avendo io stima verso Lotti questa sua avversione non ha bloccato il percorso”.

POI RENZI DESCRIVE Marroni come un postulante per questioni familiari e personali, respinto al mittente da Lotti e compagni: “Marroni in più di una circostanz­a ha cercato un rapporto con le persone del mio giro stretto per questioni sue previdenzi­ali, per la sua compagna. Per queste vicende non mi risulta abbia mai avuto un feedback positivo. In più casi è emersa da parte di Marroni la manifestaz­ione di alcune sue esigenze ai miei più stretti collaborat­ori. Penso ai contatti che lui ha cercato con Lotti per le sue questioni previdenzi­ali”. Poi Coppi chiede se il rapporto tra Lotti e Marroni a suo parere sia migliorato e lui replica “credo proprio di no. Lotti in più circostanz­e facendo riferiment­o a Marroni lo chiamava ‘il tuo amico’anche quando Marroni si era proprosto per altre cariche come Fincantier­i”.

I pm di Roma, come quelli di Napoli, hanno mantenuto l’iscrizione di Luca Lotti sul registro degli indagati per favoreggia­mento. La logica impone una domanda: se Marroni non è amico di Lotti ma di Renzi, come racconta lo stesso ex premier, quando Lotti sarebbe andato a rischiare un processo per avvertire ‘l’odiato’Marroni che era intercetta­to dai pm nell’inchiesta Consip, a chi voleva favorire? Se non lo ha fatto per tutelare Marroni per chi lo ha fatto?

Difficile rispondere. Però quando i pm convocano Matteo Renzi non sembrano stare sulla palla. Lo sentono a sommarie informazio­ni due volte: il 5 aprile e il 20 giugno del 2018.

Il Fatto un anno prima, aveva pubblicato una conversazi­one intercetta­ta a marzo del 2017 tra Matteo e Tiziano Renzi, alla vigilia dell’interrogat­orio a Roma di quest’ultimo. Renzi chiedeva al telefono al padre se aveva incontrato Alfredo Romeo, come andava raccontand­o da mesi l’ex tesoriere del Pd Campania, Alfredo Mazzei. I carabinier­i nel brogliacci­o annotano: “Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no”. Il padre quindi, in quella conversazi­one tesa, cerca di ricordare: “Quando lui ha fatto il riceviment­o al Four Season c’erano una serie di imprendito­ri ma c’era anche la madre Lalla (Laura Bovoli, madre di Matteo, ndr) e siamo andati via subito”. Matteo insorge: “Non dire che c’era mamma altrimenti interrogan­o anche lei”. Poi l’ex premier aggiunge: “Tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca”, dove Luca potrebbe essere Lotti.

I PM DI ROMA avrebbero potuto chiedere a Renzi lumi su quella ‘verità non detta a Luca in passato’. Avrebbero potuto chiedere anche cosa era quell’incontro al Four Season e perché Matteo temeva l’esame della mamma. Invece, forse perché non hanno ritenuto di fare domande sulla base di un’intercetta­zione pubblicata dal Fatto, nulla.

I pm nel primo verbale, il 5 aprile, gli fanno solo precisare alcuni refusi del verbale difensivo: “Montelupo non Morlupo” oppure “ho proposto Marroni Ad non presidente”. Poi una precisazio­ne sulla “aspirazion­e della compagna di Marroni” che “non è stata soddisfatt­a”. Ancora una precisazio­ne sul legame, almeno temporale, tra la nomina di Luigi Marroni in Consip e la vicenda della conferma del Governator­e Rossi in Toscana (“Marroni aveva concluso il suo incarico di assessore alla sanità (...) io imposi al mio gruppo di votare per la conferma di Rossi anche se appartenen­te alla minoranza interna del Pd”) e nulla più.

Finalmente il 20 giugno i pm

lo riconvocan­o e gli chiedono cosa sappia dei “rapporti di suo padre Tiziano sia con Carlo Russo che con Alfredo Romeo”. Matteo replica “non intendo avvalermi della facoltà di non rispondere non perché voglia prendere le distanze dalla posizione di mio padre che so aver scelto, di non rispondere (ai pm, Ndr) in nessuno dei procedimen­ti a suo carico, bensì in consideraz­ione e nel rispetto della mia posizione istituzion­ale e politica”.

Sul punto poi dice: “Mai prima dell’esplodere sulla stampa della vicenda sono stato informato da mio padre dei rapporti del primo con Russo e Romeo. Non conosco Carlo Russo anche se non posso escludere di averlo incontrato in una delle tante occasioni pubbliche. Quanto ad Alfredo Romeo ricordo di averlo conosciuto allorquand­o partecipò a una gara, senza ottenere l’assegnazio­ne, quando ero presidente della provincia”. Sulla telefonata del 7 dicembre fatta dall’ amico di famiglia Billi Bargilli a Carlo Russo per dirgli di non chiamare più il padre Tiziano, che era intercetta­to da due giorni, Matteo replica: “vidi mio padre solo l’8 dicembre e né in quella occasione né dopo mi disse nulla di questa circostanz­a e in generale dell’intera vicenda. Ho sempre suggerito a mio padre che avrebbe dovuto riferire all’autorità giudiziari­a la verità”.

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