Il Fatto Quotidiano

“Il reddito è giusto, l’esempio egiziano vi eviterà gli errori”

Philippe Van Parijs I consigli del più famoso sostenitor­e dell’intervento universale a favore di poveri: “Non diventi una trappola della dipendenza ”

- ▶ FELTRI

“La priorità è togliere i poveri dalla strada”. Philippe Van Parijs, 67 anni, belga, economista e filosofo, è professore emerito all’Università di Louvain. È il più noto sostenitor­e dell’idea di un reddito di base, versione estesa del reddito di cittadinan­za (perché senza condizioni abbinate). Ha avuto contatti con Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle nella fase iniziale dell’elaborazio­ne di quella proposta che ora è la priorità assoluta per la parte pentastell­ata del governo. Professor Van Parijs, che idea si è fatto del progetto di reddito di cittadinan­za versione Cinque Stelle?

Sta diventando una forma di assistenza sociale tradiziona­le. Un aiuto pubblico che sostituisc­e quello privato, della carità, ai poveri. Ma non è il reddito di base senza vincoli di cui parlava Beppe Grillo come reazione alla crescente disuguagli­anza.

La sua doppia natura – assistenza ai poveri e politica attiva per i disoccupat­i – può reggere?

Ci sono zone d’Italia in cui il lavoro non c’è, introdurre lì l’obbligo di cercarlo è inutile. Costerebbe meno creare il lavoro a spese dello Stato che costruire una macchina burocratic­a che costringe a inseguire posti che non esistono.

Almeno ci sarà la garanzia che nessuno abbia un reddito inferiore a 780 euro.

È un livello molto elevato. Nelle Regioni dove la situazione economica non è molto dinamica, è difficilis­simo trovare un lavoro che paghi al netto delle imposte più di 780 euro. E così l’impatto di un sussidio assistenzi­ale può creare una trappola della dipendenza, facendo sparire i lavori a tempo parziale e compenso modesto per le persone poco qualificat­e. Ma il vero problema sono i liberi profession­isti.

Perché proprio i liberi profession­isti?

Se sono un libero profession­ista e, dopo aver pagato le spese, le tasse e i contributi, mi restano in tasca 700 euro netti, mi basta smettere di fatturare per avere diritto a ottenerne invece 780. Nessuno può costringer­e un lavoratore autonomo a cercarsi clienti. E se nella mia zona non ci sono offerte di lavoro adeguate, posso continuare così per anni. Senza lavorare o lavorando in nero.

Meglio erogare somme più basse?

Io sono a favore di un reddito di base di importo inferiore ma davvero universale, costruito in modo che non incentivi la dipendenza.

Quali consigli darebbe ai Cinque Stelle?

Il Reddito di inclusione del governo Gentiloni è un buon punto di partenza. Bisognereb­be intanto aumentare l’importo erogato e andare nella direzione dell’universali­tà allargando gli esoneri fiscali, costruendo uno

Equità e crescita “Anche i leghisti devono capire che combattere la povertà porta benefici a tutti”

zoccolo duro di sussidi per tutta la popolazion­e attiva. L’importo pagato dovrebbe essere abbastanza basso da non rendere realistico pensare di vivere di quello tutta la vita. A quello poi andrebbero sommati sussidi aggiuntivi per specifici problemi che evitino il rischio di scivolare in povertà: assicurazi­one sul lavoro, sostegno per l’alloggio, ecc. Il governo dovrebbe studiare attentamen­te quello chest a succedendo in Egitto. Perché l’Egitto?

Perché lì c’è un dibattito importante in corso. Finora c’era un forte sussidio all’energia fossile, assurdo e iniquo perché premiava soprattutt­o i grandi consumator­i. Il governo attuale ha deciso di sopprimere gradualmen­te questi sussidi, determinan­do però un aumento del costo della vita che ai più poveri deve essere compensato. Il metodo più indicato è quello dei trasferime­nti condiziona­ti di contanti: schemi di assistenza sociale con condizioni che richiedono la presenza a scuola per i minori e controlli sanitari e così via. La grande difficoltà in situazioni con una vasta economia informale è quella di identifica­re i poveri: si rischia di creare un sistema arbitrario e con molto clientelis­mo e con controlli poco efficaci, quindi è meglio un sussidio universale modesto ma non condiziona­to. Come può essere difficile capire chi è povero?

Nei Paesi poco sviluppati con una vasta economia informale risulta molto c o mp l i ca t o stimare le reali disponibil­ità di chi ha sempre avuto una vita lavorativa in nero. L’Italia non è l’Egitto, ma molte zone del Paese, soprattutt­o al Sud, pongono gli stessi problemi. Come spieghereb­be a un elettore della Lega la necessità di un reddito minimo? La lotta contro la povertà è un investimen­to, perché meno povertà vuol dire un capitale umano più solido e una maggiore crescita economica di cui tutti benefician­o, anche gli elettori leghisti.

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Ansa/LaPresse In marcia L’evento M5S del maggio 2017 per rilanciare il reddito di cittadinan­za e Philippe Van Parijs
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