Dalla graticola al fai-da-te: l’addio alla base M5S
Una nuova “funzione” di Rousseau per presentare le liste alle Amministrative
In principio fu la “graticola”. Chi voleva candidarsi con il Movimento doveva prima essere arrostito a fuoco vivo. Radiografia della vita precedente, attestazione pubblica dell’aderenza ai principi del blog, test di resistenza alle ipotetiche corruzioni della vita pubblica. Queste camminate sui carboni ardenti duravano ore, lo streaming osservava impietoso e poco male se poi, qualche traditore, l’ha passata liscia lo stesso.
Erano gli anni degli esordi nell’amministrazione e vigeva il precetto dell’uno vale uno: conta solo chi partecipa, è il meet up il termometro dell’attivismo. Ora il cambia- mento è arrivato anche qui. E alle prossime elezioni comunali, nel 2019, gli aspiranti sindaci saranno liberi dal fardello della comprovata militanza e pure dalla “bollinatura” della base. Bisognerà essere iscritti al Movimento, certo, ma “ogni iscritto certificato su Rousseau può presentare la propria candidatura” e “invitare altre persone ad aderire al ruolo di consiglieri comunali o municipali”.
Funziona proprio così: Mario Rossi, iscritto certificato, si candida e invia a una serie di persone la notifica di “invito” a sostenerlo, presentandosi come candidati nella lista in suo sostegno, ovviamente dimostrando di non avere carichi pendenti con la giustizia e sottoscrivendo statuto e codice etico del Movimento. Una volta raggiunto il numero di persone necessarie a depositare la lista e garantita la parità di genere, si chiede la certificazione al capo politico che, come noto, oggi è rappresentato da Luigi Di Maio. Op en Comuni, così si chiama la nuova funzione lanciata su Rousseau a inizio ottobre, è “un modello di partecipazione democratico e senza intermediazioni”, per usare le parole di Enrica Sabatini, che è entrata a far parte dell’associazione di Ca- saleggio dopo l’improvviso abbandono dell’eurodeputato David Borrelli. Una “rivoluzione” destinata a creare non pochi malumori nella base, già esonerata dallo strapotere del Capo politico che, col nuovo Statuto, può valutare “la com- patibilità delle candidatura con i valori e le politiche del M5S”. Ma quello che finora è stato un controllo ex post – furenti furono le polemiche per le esclusioni alle politiche del 4 marzo, in cui si aprì anche agli “esterni” per i collegi uninominali – ora perde anche il filtro dal basso. La regola dice che può essere certificata solo una lista per Comune: negli anni passati le beghe tra meet up– spesso ce n’è più d’uno per città – impegnavano gli esponenti del “nazionale” in faticose mediazioni al momento della formazione delle liste. Ora il rapporto con il territorio viene trasferito di peso sulla piattaforma. La chiamano “libertà che diventa opportunità”.
L’ultima parola L’aspirante sindaco “invita” i potenziali consiglieri La certificazione finale è del “capo”