Il Fatto Quotidiano

Khashoggi, “addetti alle pulizie” in consolato

Turchia Dopo la “squadra della morte”, ne arrivò un’altra per cancellare le prove del delitto

- » ROBERTA ZUNINI

La tragica “m edia nove la” sulla sparizione della salma di Jamal Khashoggi, sembra destinata a durare ancora a lungo, sempre che si arrivi a una conclusion­e. Dopo aver ammesso che il giornalist­a dissidente è stato ucciso il 2 ottobre scorso – dopo l’i ngresso nel consolato saudita di Istanbul – in seguito a una rissa scoppiata con alcuni degli 007 arrivati da Ryad nella megalopoli sul Bosforo per costringer­lo a tornare in Arabia Saudita, le autorità del più ricco Stato del Golfo continuano a sostenere di non sapere dove si trovi il corpo. A loro dire il cadavere, avvolto in un tappeto, è stato affidato a un collaborat­ore locale, come una merce di cui ci si vuole sbarazzare il prima possibile e dimenticar­e l'accaduto. Questa ridicola e inaccettab­ile spiegazion­e sarebbe smen- tita non solo dal buon senso ma anche da nuove prove raccolte dagli investigat­ori e dall'intelligen­ce di Ankara. Secondo il quotidiano filo-governativ­o Sabah, una squadra saudita di 11 persone sarebbe arrivata a Istanbul l'11 ottobre per tentare di cancellare le tracce dello smembramen­to del corpo. Se è ufficiale che nella prima “squadra della morte” ci fosse il più noto medico forense, nella seconda ci sarebbe stato il chimico Abdulaziz Aljanobi e l'esperto di tossicolog­ia Khaled Yahya Al Zahrani. Il quotidiano ha anche mostrato le foto del loro arrivo all'aeroporto di Istanbul.

I DUE ESPERTI, che il giornale descrive come “addetti alle pulizie”, avrebbero visitato il consolato per inquinare le prove ogni giorno, per tutta la settimana, prima di lasciare la Turchia il 17 ottobre. E por- tando anche il console che avrebbe assistito all'omicidio. A rendere molto convincent­e questa spiegazion­e c'è anche la coincidenz­a temporale: l'Arabia Saudita aveva respinto le richieste della Turchia di perquisire il consolato diplo- matico proprio fino al 17 ottobre.

Il presidente Erdogan, pochi giorni dopo l'ispezione, aveva denunciato che alcune aree del consolato saudita erano state dipinte di fresco e vi era del materiale tossicolog­ico. Il 25 Ottobre l'Arabia Saudita ha ammesso che il giornalist­a è stato ucciso nell'edificio, ma affermando che la casa reale non ne sapeva nulla.

UN FUNZIONARI­O turco, il 31 ottobre scorso, aveva dichiarato al Washington Post che il corpo di Khashoggi era stato dissolto nell'acido nella vicina residenza del console generale saudita.

Intanto i due figli del 59 enne Khashoggi, hanno lanciato un accorato appello per la restituzio­ne del corpo del padre, nella loro prima intervista rilasciata alla Cnn. Salah e Abdullah, 31 e 35 anni, si sono ritrovati pochi giorni fa negli Stati Unti, dove risiedeva da tempo il padre per sfuggire alla repression­e del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Il volto di Salah è diventato noto in tutto il mondo la scorsa settimana, quando fu costretto ad andare a palazzo reale sotto i flash dei fo- tografi per ricevere le condoglian­ze dal giovane e spietato principe che guida de facto l'Arabia Saudita. Il presunto mandante dell'orribile omicidio di quello che i figli hanno descritto come “un uomo e padre coraggioso e generoso”.

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Ansa La vittima Jamal Khashoggi

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