Depistaggio Borsellino, Viminale parte civile
Prima udienza Chiesti i danni d’immagine ai tre poliziotti accusati di aver “indottrinato” il falso pentito Scarantino
Il Viminale si smarca e chiede 60 milioni di euro di risarcimento per “danno all’immagine” ai tre poliziotti imputati a Caltanissetta con l’accusa di aver “indottrinato” il falso pentito Vincenzo Scarantino. E così il processo per il depistaggio di via D’Amelio, ieri alla sua udienza di apertura, entra subito nel vivo di una questione incandescente: il ruolo dello Stato nella manovra di sviamento delle indagini sulla strage Borsellino.
Gli imputati, infatti, sono uomini in divisa che facevano parte del gruppo investigativo “Falcone-Borsellino” delegato a indagare sulle stragi: il funzionario Mario Bo, e gli ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Bo avrebbe fornito suggerimenti a Scarantino durante i numerosi colloqui investigativi; Mattei e Ribaudo, invece, lo avrebbero “indottrinato”, nel ’95, facendogli “studiare” i verbali in vista delle prime deposizioni processuali.
COME HA DETTO il pm Gabriele Paci, ieri affiancato in aula dal procuratore nisseno Amedeo Bertone, “i tre imputati sono servitori dello Stato che hanno deviato, occultato e impedito di arrivare alla ve- rità”. E ora da questi “servitori infedeli”, il ministero dell’Interno sembra intenzionato a prendere le distanze, ritagliandosi il ruolo di soggetto danneggiato con l’intervento dell’A v v o ca t o dello Stato che ha presentato la richiesta di costituzione di parte civile anche per conto del ministero della Giustizia.
L’ultima parola, però, spetta al presidente del Tribunale Francesco D’Arrigo. Sarà lui, nella prossima udienza, fissata per il 26 novembre, a decidere anche alla luce delle istanze delle parti civili (i sei mafiosi accusati ingiusta- mente da Scarantino e poi riabilitati dal giudizio di revisione) che, tramite i loro legali Rosalba Di Gregorio e Pino Scozzola, hanno invece citato il Viminale come “responsabile civile”, perchè risponda dei danni commessi dagli imputati. In quanto poliziotti, infatti, questi avrebbero agito in qualità di dipendenti del dicastero del governo.
Su questo punto l’avvocato Nino Caleca, difensore di Bo, è stato chiarissimo: “Il ministero dell'Interno – ha detto – è responsabile civile per difendere i suoi uomini e per questo ci opponiamo alla sua costituzione di parte civile. Giusto invece che il ministero della Giustizia sia parte civile, per la calunnia”.
Uscendo dall’aula, Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ucciso, ha dichiarato: “Vigileremo su questo processo, perchè tanti ancora oggi non vogliono la verità”.