Torino: madamine, Pd e vecchi arnesi forzisti
Domani in piazza Castello una manifestazione molto eterogenea e senza insegne di partito contro la giunta Appendino
■ Domani nel capoluogo piemontese sfilano i favorevoli all’alta velocità. Esponenti del pd pronti per le regionali prossime venture ed ex politici vicini a Berlusconi, si giocano la “guida” della piazza
Nella contorta informazione della Torino di questi giorni, può accadere che si intervistino due star della divulgazione tv, lo storico Alessandro Barbero e il meteorologo Luca Mercalli, facendoli parlare di tutto, da Garibaldi al maltempo, ma evitando invece di ricordare ciò che li accomuna: la battaglia contro l’Alta velocità in Valsusa. E anche che qualcuno rispolveri persino le memorie della “marcia dei 40 mila” e quel Carlo Callieri (uno dei principali collaboratori di Cesare Romiti) che, quando schiacciava i diritti dei lavoratori, era soprannominato “John Wayne”, ai tempi in cui sulle scrivanie de ll’ufficio personale della Fiat qualche volta compariva il simbolo della X Mas.
SONO l’esagerazione non dovuta, il fiancheggiamento mediatico per una manifestazione che, domani mattina, avrà comunque successo. Contro Chiara Appendino e la sua giunta a Cinquestelle: per un Sì al Tav tra Torino e Lione, per una rivincita anche dopo il no al bis delle Olimpiadi invernali, per esorcizzare le sconfitte alle Comunali del 2016 e alle Politiche del 4 marzo, per ridarsi una “verginità” dopo aver appoggiato più o meno alla luce del sole la sindaca M5S contro Piero Fassino. Chi di queste cose se ne intende, nel sindacato e nella politica di sinistra, fa previsioni prudenti ma che oscillano tra le 5 mila e le 10 mila persone; qualcuno addirittura si sbilancia sino a preventivarne 20 mila.
La partita, così, si è già spostata al giorno dopo e, soprattutto, al che cosa resterà nei prossimi mesi dei grandi amori per l’Alta velocità. Sul fronte politico, soprattutto, che si prepara allo scontro primaverile per le Europee, ma in particolare per le Regionali nelle quali Sergio Chiamparino ( Pd) cercherà di tenersi la giunta, contro un centrodestra a guida Lega di Salvini, oggi molto in difficoltà sotto la Mole per quel no al Tav (senza effetti giuridici) votato in Comune dagli alleati pentastellati nel governo nazionale.
Chi incasserà, dunque, il grisbì dei consensi e della simbologia della manifestazione di domani? È questo il vero, grande enigma delle prossime ore, nello spontaneismo confuso e ufficiale (ma non troppo, visto l’appoggio dei media) dei promotori e l’agitarsi più soft ( ma famelico) dei due fronti perdenti delle ultime urne: Pd e Forza Italia. Già con qualche perplessità tra gli osservatori politici più attenti: “Il rischio – spiegano – è che anche questa volta a guadagnarci siano i leghisti”.
Ieri, nell’ultima conferenza stampa di presentazione, davanti anche ai portavoce di Telt (la società franco-italiana che sovrintende alla costruzione del tunnel ferroviario) a fare gli onori di casa c'erano la promotrice della pagina Facebook “Sì, Torino va avanti”, Giovanna Giordano Peretti, 61 anni, e le sue “madamin”, il termine del dialetto torinese che ricorda un po' il “Signora mia...” di Alberto Arbasino, sinonimo di “signore bene”. Presidente del Rotary, narratrice di una decisione presa tra “Gauloises, cioccolato, bignè, computer portatili e telefonini”, sogna di coinvolgere anche le “madamin” proletarie delle Vallette (uno dei quartieri popolari ed ex operai che, due anni e mezzo fa, voltarono le spalle a Fassino) e consiglia loro, come metafora per l’impegno, uno sport: “Quando parti con gli sci, poi devi sciare...”.
Seduto allo stesso tavolo, anche se un po’ meno elegante e raffinato, ecco invece l’altro grande sponsor di domani: Mino Giachino, 73 anni, ex dc della sinistra di Carlo Donat-Cattin, poi lobbista delle associazioni dell’autotrasporto legato ai signori delle autostrade, infine uomo di fiducia di Gianni Letta e sottosegretario ai Trasporti nell'ultimo governo Berlusconi.
ASSENTI invece, ma non domani in piazza Castello, i parlamentari e i dirigenti del Pd subalpino, a cominciare da Davide Gariglio e Stefano Le- pri che, qualche anno fa (mentre anche il sindaco di Firenze Renzi manifestava forti perplessità sulla Torino-Lione), impedirono l’espulsione dal partito di Sandro Plano, eletto sindaco di Susa (città strategica, per il cantiere del tunnel, ben più di Torino) per soli otto voti al posto della candidata ufficiale del centrosinistra, e diventato un primo cittadino No Tav benvoluto dai Cinquestelle valsusini. Mancherà invece Stefano Esposito, ex senatore dem, sotto scorta da tempo dopo le minacce degli antagonisti che appoggiano la protesta della valle, raggiunto da 55 querele per le sue battaglie e per 17 anni, animatore di un fronte poco amato in molti ambienti della cultura e dello spettacolo torinesi, oggi convertiti al vento anti-Appendino: “Sarò a Dublino, per il concerto degli U2. Ma non è un problema: tanto del Sì Tav so tutto – dice – e so anche che, nel mio partito, gli unici politici nazionali che non devono rimproverarsi nulla siamo Chiamparino, Mercedes Bresso e io”.
Attesi in 5-10 mila Sarà probabilmente un successo. L’incognita è chi ne raccoglierà politicamente i frutti