Il Fatto Quotidiano

La pace armata con Bankitalia (e il Quirinale)

Lo spread, la guerra con Bruxelles, la Consob e molto altro: serve la tregua con Visco

- » MARCO PALOMBI

Il codicillo che “c on don a” Banca d’Italia e Consob per le (eventuali) colpe in vigilando nelle crisi bancarie e solleva Intesa da (eventuali) risarcimen­ti - ora rinnegato e attribuito alla solita “manina” da M5S e Lega - pare in realtà il piccolo segnale di una strategia mutata dentro l’esecutivo e in un pezzo non piccolo della maggioranz­a.

TROPPI FRONTI aperti per un Paese debole e sotto attacco. Se la guerra si deve combattere con Bruxelles, insomma, e mentre lo spread si agita a ogni dichiarazi­one, è consigliab­ile almeno una pace, per quanto armata, all’interno dei confini. La contropart­e più sospettosa e potente nei confronti dei gialloverd­i, finora, è stata Banca d’Italia, il cui governator­e ha dalla sua il non piccolo atout di essere assai ascoltato dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Tradotto: serve una pace con Ignazio Visco, i cui rapporti con Lega e 5 Stelle so- no pessimi fin dalla scorsa legislatur­a, quando Palazzo Koch fu (giustament­e) messa sulla graticola per i suoi peccati in opere e omissioni nel tracollo di un pezzo del nostro sistema bancario.

Il “salvacondo­tto” inserito nella manovra - e che ora si finge di non conoscere - è un primo segnale di questa tregua. Armata, ovviamente. La commission­e d’inchiesta sulle banche, appena approvata dal Senato, è ad esempio una bella pistola appoggiata sul tavolo: i suoi campi d’indagine sono vasti come il mondo, ma tra loro ci sono ovviamente anche la pessima gestione degli anni recenti e, ad esempio, “le disposizio­ni emanate dalle autorità di vigilanza” alle banche sui “crediti deteriorat­i”, la cui svalutazio­ne ha ucciso i bilanci degli istituti italiani e il loro valore di Borsa (chi ricorda il balletto sul “prezzo” folle attribuito per decreto alle sofferenze di Etruria & C. capisce che tipo di vaso di Pandora potrebbe aprirsi).

Una pistola carica, come si vede, ma non tutte le pistole cariche sono destinate a sparare: la direzione che prenderà l’inchiesta parlamenta­re sarà dettata anche e soprattutt­o da chi presiederà la commission­e e da chi ne farà parte; rassicuraz­ioni su una gestione responsabi­le dell’indagine sono già arrivate al governator­e, che si fida e non si fida.

In questo tentativo di appeasem e nt rientra il presidente di Consob, l’Autorità di controllo sulla Borsa, sulla cui procedura di nomina il Quirinale ha un discreto potere. Il candidato dei 5 Stelle, com’è noto, è Marcello Minenna, dirigente della stessa Consob che ha la benedizion­e di Luigi Di Maio e la non ostilità di Mattarella, ma non piace affatto a Ignazio Visco, che al Colle - come detto - è assai ascoltato. La Lega, dunque, vorrebbe proporre al Quirinale un candidato meno indigesto a via Nazionale e più in continuità con la passata gestione (non proprio commendevo­le, per così dire), proposta che peraltro non incontra l’ostilità dei grillini più sensibili ai giochi di palazzo e alla continuità eterna del potere.

Le mosse

Il “salvacondo­tto” è un segnale distensivo La commission­e sulle banche, una pistola sul tavolo

PROBLEMA: dentro i 5 Stelle c’è anche chi (il senatore Elio Lannutti lo ha detto pubblicame­nte) non ha intenzione di cedere né su Minenna, né sull ’ attacco a Bankitalia. Troppi fronti aperti, però, per un esercito così diviso.

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Ansa Al vertice Ignazio Visco
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