Il Fatto Quotidiano

Il fronte del No si ritrova l’8 dicembre

Ferrero, consiglier­a 5S, insulta gli avversari, la sindaca costretta a dissociars­i

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

Se domani a Torino scendono in piazza i Sì Tav (col dress code: indossare capi arancioni), tra un mese torneranno in città i No Tav. L’8 dicembre manifester­anno “per la tutela dei territori e contro lo spreco di risorse pubbliche”. In quel periodo il governo M5s-Lega dovrebbe ottenere l’analisi costi/benefici. In attesa dello studio, mercoledì gli esperti della Commission­e tecnica della Torino-Lione hanno voluto prendere la parola: “È nata una religione per la quale il Tav è un atto di fede che non necessita di verifiche”, afferma Angelo Tartaglia che invita i manifestan­ti di domani a “guardare meglio i dati”. Lui, dati alla mano, mostra come tra il 2001 e il 2017 il traffico delle merci tra Italia e Francia sia sceso a differenza degli scambi con la Svizzera o la Francia. Colpa della vecchia linea esistente in Val di Susa? Secondo lui no: tra 1997 e 2007, prima delle nuove infrastrut­ture in Svizzera, nella valle si registrava un calo del 43,6%, mentre nella Confederaz­ione è aumentato del 43,7%.

IN SOSTANZA gli studiosi ritengono che migliorare la linea già esistente sia più economico e utile alle esigenze del trasporto merci. E il contratto di governo prevede l’impegno a “ridiscuter­e integralme­nte il progetto nell'applicazio­ne dell'accordo tra Italia e Francia”. “Il tunnel e la linea hanno alcuni limiti risolvibil­i con molti interventi che hanno un costo inferiore”, ribadisce Alberto Poggio che ricorda come lo stesso osservator­io del governo sulla Torino-Lione abbia dovuto ammettere di aver fatto delle previsioni di traffico “ampiamen- te sovrastima­te”. Secondo lui l’attuale linea può portare dalle 7 alle 11 volte quelle che passano attualment­e in Val di Susa. Gli esperti favorevoli all’opera ricordano che il tunnel esistente e la pendenza del tracciato non sono adeguati, anzi la galleria storica del Frejus è per il commissari­o Paolo Foietta pericolosa: “È omologata da Rfi – replica Poggio –. Se qualcuno ritiene che sia pericoloso ne chieda la chiusura”. Ma non possono passare due convogli alla volta: “Non c’è l’esigenza”, dice Tartaglia. Poggio lancia infine un dubbio finanziari­o: l’Italia dal 2012 ha stanziato quasi 5 miliardi di euro per i lavori e la Francia non lo ha ancora fatto. “Se paradossal­mente domani Telt facesse partire i cantieri, sarà l’Italia a pagarli – spiega –. Il governo che vuole fare?”. Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli potrebbe chiarire presto la questione. Lunedì incontrerà la collega francese Elisabeth Borne: “Se ha domande sull’impegno della Francia, questa è l’occasione di rassicurar­lo”, ha detto lunedì all’Assemblea nazionale.

INTANTO, sempre sul fronte No Tav, non fa una bella figura la consiglier­a comunale 5 Stelle torinese Viviana Ferrero, che prevede che molti manifestan­ti saranno “disperati, anziani disinforma­ti, madamin salottiere” portati coi pullman. “Non rappresent­a quello di questa amministra­zione, che ribadisce il rispetto e l'ascolto di quanti parteciper­anno alla manifestaz­ione di sabato e delle loro istanze”, ha replicato la sindaca Chiara Appendino.

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Ansa Il tunnel Lo scavo delle gallerie di servizio

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