Il Fatto Quotidiano

“Le caste sono ovunque pure negli ascensori”

Marc Levy Lo scrittore francese da dieci anni a New York in “Una ragazza come lei” narra il micromondo condominia­le

- » FRANCESCO MUSOLINO

Abbiamo un’idea non reale della Grande Mela: non è costruita per chi ha un handicap e il razzismo è diffuso Chi è MARC LEVY È l’autore francese contempora­neo più letto al mondo: i suoi romanzi, tradotti in 49 lingue, hanno venduto oltre quaranta milioni di copie. Tra i suoi successi, “I figli della libertà”, “La chimica segreta degli incontri”, “Più forte della paura”, tutti editi in Italia da Rizzoli

La fredda verità è che il lusso e la privacy difficilme­nte vanno d’accordo. Chiunque usufruisca dei servigi di un autista o di un assistente, sa bene che nelle loro mani sono riposti segreti spesso inconfessa­bili. Da qui è partito Marc Levy per tessere la trama del suo nuovo romanzo – Una ragaz

za come lei, pubblicato da Rizzoli – ambientato a New York, al civico 12 sulla prestigios­a Fifth Avenue. I suoi protagonis­ti sono Deepak e Lali – l’addetto all’ascensore installato nel palazzo e sua moglie – che decenni prima hanno infranto le rigidissim­e regole delle caste indiane, costretti a fuggire in America solo per potersi amare. E poi il giovane Sanji, nipote di Lali, alla ricerca di capitali per finanziare la sua app; e ancora Chloé, una delle inquiline, talentuosa artista costretta sulla sedia a rotelle. Un micromondo di pianerotto­li e pettegolez­zi che ruota attorno all’ascensore. Libro dopo libro, Marc Levy è diventato uno fra gli autori francesi più letti e amati in tutto il mondo – ha venduto più di quaranta milioni di copie, tradotto in 44 lingue – e anche qui non rinuncia a mescolare i generi, in una commedia che unisce i sentimenti e l’analisi pungente della società, sottolinea­ndo il razzismo e la discrimina­zione razziale. Levy da dieci anni vive a New York e, su Trump, afferma: “Le elezioni di Midterm hanno respinto l’avanzata del populismo più aggressivo. Era il segnale di cui avevamo bisogno”.

Monsieur Levy, in Una ra

gazza come lei racconta un micromondo condominia­le fra voglia di riscatto e amore. Come è nato?

Una sera mi sono ritrovato in un vecchio ascensore. I piani si susseguiva­no ma i miei occhi erano inchiodati sul m an ov ra to re . La sua discrezion­e mi affascinav­a, immobile mentre tutti gli altri passeggeri continuava­no a parlare come se lui non ci fosse. Quanti segreti aveva ascoltato, quanta discrezion­e era necessaria per tenere tutto per sé? Il personaggi­o di Deepak è nato così, portandosi dietro le storie degli inquilini del numero 12 sulla Fifth Avenue. Ho fatto molta ricerca bibliograf­ica per capire come funzionass­ero gli ascensori manuali ma le storie sulla pagina sono il risultato dei miei dieci anni a New York, sempre a caccia di storie, con l’orecchio in ascolto.

La storia è inframmezz­ata dai corsivi di Chloé, dal racconto in prima persona del suo incidente. Anche New York discrimina?

Abbiamo una nostra idea della Grande Mela che purtroppo non coincide con la realtà. La verità è che le grandi metropoli non sono costruite per chi ha un handicap come Chloé, costretta sulla sedia a rotelle senza perdere il sorriso. Raccontare le sue mille peripezie quotidiane per salire sulla metro o prendere l’ascensore mi ha aperto la mente e spero possa accadere lo stesso al lettore. Il racconto dell’amore di Deepak e Lali evidenzia la brutalità del sistema delle caste in India. Un anacronism­o in uno dei Paesi più tecnologic­amente avanzati? Vede, in India le caste sono un sistema millenario, inscalfibi­le, brutale. Ma le caste si trovano ovunque, più o meno nascoste. Le caste servono agli autocrati per congelare il mondo e mantenere intatti i propri privilegi. A ogni costo.

Deepak descrive la generazion­e trenta-quarantenn­i odierna senza fronzoli. Siamo buoni solo a usare il touchscree­n?

Per Deepak l’idea di un mondo in cui tutti hanno gli occhi inchiodati agli schermi, è intollerab­ile. Bisogna capirlo.

Da dieci anni vive in America. Come se la passa?

Vuol sapere se cammino ancora per strada con la mia baguette sotto il braccio e il basco francese in testa?

Forse.

Beh, li ho abbandonat­i dopo cinque anni a New York. Scherzo, quando vivi da molto tempo in una cultura straniera, diventi parte di lei. Non perdi la tua identità, piuttosto inizi ad abbracciar­ne un’altra. E questa diversità è un meraviglio­so viaggio.

E politicame­nte?

Trump ha diviso il popolo a- mericano, ha portato rabbia, frustrazio­ne e tanta sofferenza, solo per il proprio beneficio e delle persone intorno a lui.

Raccontand­o la storia di Deepak e Sanji, enfatizza la componente razzista, il pregiudizi­o, in Francia come in America?

Sì, anche in Italia. Il populismo è un affare politico gestito da un piccolo numero di persone estremamen­te facoltose che vogliono acquistare le nostre democrazie. I social network hanno dato loro i mezzi per mettere all’angolo la stampa e manipolare l’opinione pubblica, coltivando la paura e la frustrazio­ne. Ma le elezioni di Mi d t e r m ha n n o respinto l’avanzata del trumpismo, un segnale di riscatto di cui avevamo bisogno.

Non vorrei essere melenso, ma lei crede che l'amore sia la forza più potente?

Sì, lo penso. Credo che l’amore doni significat­o a tutta la nostra vita.

 ?? Ansa ?? Umiliati e offesiUna scena di “Grand Budapest Hotel”, film di Wes Anderson del 2014 con Ralph Fiennes e Tony Revolori. Sotto, lo scrittore Marc Levy
Ansa Umiliati e offesiUna scena di “Grand Budapest Hotel”, film di Wes Anderson del 2014 con Ralph Fiennes e Tony Revolori. Sotto, lo scrittore Marc Levy
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