Carige, crisi infinita Dopo l’ispezione Bce rischia altre perdite
L’esito della verifica: accantonamenti per 100 milioni. Titolo a picco. Passato di mano il 38% delle azioni in 1 mese
Nonc’è pace per Carige. Da una parte la Bce, dopo un’ispezione, aveva chiesto nuovi accantonamenti (eseguiti solo per il 5% dal vecchio cda). Mentre nell’ultimo mese e mezzo il 38,65% delle azioni è passato di mano. E ieri a Piazza Affari il titolo è sceso a 0,0041 euro (-8,9%), nuovo minimo storico.
Ma partiamo dall’ispezione sul credito compiuta tra aprile e agosto da Bankitalia per conto della Bce. La seconda in un paio d’anni. La precedente si era conclusa con l’indicazione di disporre accantonamenti per 300 milioni. Operazione eseguita. Ad agosto gli ispettori hanno chiesto ulteriori accantonamenti: “Intorno ai cento milioni”, riferiscono fonti Bankitalia. Carige, interpellata dal cronista, non commenta. L’ultimo cda, ad agosto, ne avrebbe disposto circa il 5%. Ora la patata bollente passa ai nuovi vertici eletti il 21 settembre. Ma da allora i titoli Carige sono stati oggetto di scambi vorticosi. Ieri nel finale di seduta si sono registrati ordini di vendita (uno singolo da 49,5 milioni di pezzi) che hanno alimentato i timori. Nel complesso sono passate di mano 576 milioni di azioni, poco più dell’1% del capitale. Carige ha bruciato più della metà di quanto raccolto con l’aumento di capitale del dicembre 2017. La capitalizzazione è scesa a 226 milioni. Il prossimo cda - previsto per lunedì - oltre ad approvare i risultati del terzo trimestre, dovrà affrontare la questione degli accantonamenti indicati dalla Bce. Ma dovranno anche essere rese note le strategie con cui la banca intende ripristinare i coefficienti patrimoniali richiesti dall’Europa. Resta da definire il percorso verso eventuali fusioni (con il rischio, dal punto di vista dell’economia genovese, dell’incorporazione da parte di istituti più grandi o fondi). Allo studio c’è l’emissione di un bond da almeno 200 milioni.