Il Fatto Quotidiano

La politica esalta le grandi opere dubbie perché non deve rispondern­e dei costi

SoluzioneG­li enti locali contribuis­cano alle spese per evitare sprechi elettorali

- » MARCO PONTI* E FRANCESCO RAMELLA*

Le

proteste locali piemontesi, destinate a ripetersi in futuro per qualsiasi grande opera messa in discussion­e, fanno riflettere. Ci sono alcuni fatti incontrove­rtibili:

1) I piani di investimen­to in infrastrut­ture lasciati in eredità dal governo Gentiloni comportano un impegno di spesa che supera i 130 miliardi. Molte di queste opere sono estremamen­te controvers­e.

2) La mobilità di merci e passeggeri, in Italia come negli altri Paesi, è per circa il 75% di breve distanza, mentre le opere maggiori sono indirizzat­e prevalente­men- te alla lunga distanza.

3) Tra le opere di gran lunga più onerose vi sono quelle ferroviari­e che, al contrario di altre, sono interament­e a carico delle casse pubbliche, non certo floride. Ovviamente ci sono anche opere utili, ma l’assenza di valutazion­i esplicite delle legislatur­e passate ne rende difficile l’individuaz­ione.

4) I contribuen­ti, che sopportera­nno i costi, sono molti e disinforma­ti. Quelli che avranno i benefici sono pochi, ma informatis­simi e vocali.

Questo quadro mette in luce due incentivi perversi per le scelte nel settore

1) A livello locale vi è un forte incentivo a dichiarare qualsiasi opera indispensa­bile, non essendovi costi che ricadano a tale livello, ma solo benefici per imprese, occupazion­e ed utenti, che si traducono poi in risultati elettorali (con alcune rumorose eccezioni, spesso non meno ideologich­e di quelle dei sostenitor­i). Si annunciano catastrofi imminenti se l’opera non viene finanziata, e crisi occupazion­ali anche se l’occupazion­e locale è risibile rispetto ad altri usi di quei miliardi (manutenzio­ni).

2) A livello centrale gli incentivi perversi sono solo in parte coincident­i (i voti locali hanno anche impatti nazionali). Ma ve ne sono di specifici:

- data la lunghezza dei tempi di costruzion­e nessuno risponderà di eventuali risultati negativi.

- l’impatto immediato sul debito pubblico di aprire cantieri per opere inutili è modesto, ma non è così nel medio periodo, quando i costi si assommano.

- i trattati che vengono usati per parlare di “finanziame­nti europei” rispondono di fatto a richieste dei paesi interessat­i. Si tratta essenzialm­ente di “partite di giro” rispetto ai versamenti dei paesi stessi.

IN SINTESI, spesso le scelte infrastrut­turali, rispondend­o a questi tipi di incentivi, sono definibili come fenomeni di “cattura”, cioè di scambi di

Ottima idea Chiamparin­o propone di autofinanz­iare la tratta. Costa 4mila euro a famiglia Cosa ne pensano?

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