Il Fatto Quotidiano

La “Banda delle 4” che vuole Forza Italia e assedia lo stanco B.

Le cene a Villa Maria, “il bunker” Carfagna, Gelmini, Pascale e Rossi vogliono far fuori Bernini e Ronzulli, ritenute filo-leghiste. Ma pure Tajani è di troppo

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Scene di vita domestica da Arcore, nella villa d el l ’ ex Cavaliere Ottuagenar­io. Due domeniche fa, di sera. Si cena e a tavola ci sono Mariastell­a Gelmini, capogruppo forzista a Montecitor­io; Mara Carfagna, vicepresid­ente della Camera, e il suo compagno Alessandro Ruben, già deputato finiano, quindi Francesca Pascale, la fidanzata napoletana dell’ex Cavaliere. Si discute del gramo futuro di Forza Italia, tra ambizioni personali e scarse speranze di rilancio in questi tempi populisti e salviniani. Silvio Berlusconi ascolta, mastica, beve un sorso d’acqua, sembra quasi misurare lo scorrere dei minuti. Più noia che insofferen­za. Si discute dunque dell’ex partitone dell’amore e il citato Ruben azzarda: “Presidente, forse Mara dovrebbe cominciare ad andare nei talk showda sola, come fanno i veri leader”.

IL SILLOGISMO è evidente: Mara Carfagna da sola in tv come leader di Forza Italia. Una rinnovata aspirazion­e che stavolta poggia sulle macerie azzurre e soprattutt­o sul neonato cerchio magico che a giorni alterni circonda lo stanco Berlusconi. Un cerchio magico che ha il suo quartier generale a pochi chilometri da Arcore: villa Maria a Rogoredo, la magione che il magnanimo Silvio ha donato alla sua fidanzata Pascale. Da un po’ di settimane, a Villa Maria, si radunano a cena parlamenta­ri, in particolar­e deputati, determinat­i a rompere l’alleanza con la tracimante li centri della provincia campana. La famiglia si schierò contro Rossi (e Pascale) e venne scelta Ronzulli come assistente. Oggi Rossi è di nuovo in partita e con l’amica Francesca sogna la vendetta. Anche perché la detestata Licia è ritenuta (insieme con Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato) l’azzurra a capo dell’ala filoleghis­ta, accusata pure di voler l’annessione di Forza Italia alla Lega.

IL SECONDO obiettivo investe più le ambizioni personali che la linea politica. Cioè scalzare il moderato Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, dal ruolo di numero due di Berlusconi. Tajani è infatti vicepresid­ente di Forza Italia e ha una marcata identità anti-populista. Ma il problema, per la banda delle quattro, non è questo. Piuttosto è considerat­o “grigio e senza carisma”. Di qui la guerra mossagli da Carfagna ma anche da Gelmini: entrambe sono convinte di poterlo sostituire.

In sfregio a Tajani, per esempio, il nuovo cerchio magico ha imposto a B. di non andare a Helsinki al recente congresso del Ppe. Per tutta risposta il gruppetto delle amazzoni azzurre ha dovuto incassare il dissenso di Gianni Letta, padrino di Tajani, e finanche di Niccolò Ghedini, altro factotum dell’ex Cavaliere. Non solo. Nelle discussion­i di villa Maria è stata esaminata persino la possibilit­à di fondersi coi renziani in uscita dal Pd, in caso di sconfitta alle primarie, per un partitino liberale di centro.

E Berlusconi? Ascolta perlopiù e cerca di mantenere lo status quo, consapevol­e e timoroso che muovere qualcosa adesso possa favorire un esodo delle truppe parlamenta­ri di FI verso la grassa Lega, candidata a un clamoroso 32-34 per cento alle prossime Europee. E così, qualche giorno fa, all’ennesima sollecitaz­ione di Carfagna sul posto di Tajani, se l’è cavata come suo solito: “Mara, potremmo fare due vicepresid­enti: tu e Tajani”.

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Ansa Annoiato A Silvio Berlusconi la politica interessa sempre meno

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