Il Fatto Quotidiano

Contro Salvini la piazza c’è Migliaia per l’accoglienz­a

Roma, la Questura controlla a tappeto i pullman dei manifestan­ti: il Viminale non gradisce

- » ENRICO FIERRO

Alla fine Piazza San Giovanni è piena di bandiere, lingue e colori della pelle diversi. Piena come nel giorno del Concertone del Primo maggio. E tutti sono soddisfatt­i. La giornata di lotta contro il razzismo, Salvini, il suo decreto e il suo governo è riuscita. Decine di migliaia persone provenient­i da tutta Italia – c’è chi parla almeno di 20 mila – hanno attraversa­to le vie della Capitale in pace, senza nessun incidente. Nonostante tutto. Nonostante i pullman bloccati dalla polizia al l’altezza di Roma Nord e Roma Sud senza alcun motivo.

È tutto documentat­o in tempo reale sui social con ampi corredi fotografic­i. Hanno fatto scendere chi era a bordo, hanno perquisito gli zainetti, hanno scattato foto ai volti di persone incensurat­e, hanno chiesto documenti, si sono fatti mostrare gli striscioni ( in alcuni casi, quelli che spernacchi­avano Salvini e il suo decreto sicurezza, contestand­one il contenuto). Il tutto ha contribuit­o a far lievitare inutilment­e la tensione. Un’operazione giudicata “inutile” dagli stessi vertici della polizia, al punto che, dal Viminale, più di una telefonata sarebbe arrivata alla questura di Roma per chiedere spiegazion­i. Ma c’è anche un’altra versione, ancora più inquietant­e alla vigilia delle nomine ai vertici dei nostri 007, secondo la quale alla base dell’iniziativa della polizia ci sarebbe una informativ­a dei Servizi di sicurezza. Si tratterebb­e del solito, indefinito allarme sulla presenza dei centri sociali, del Nord Est e di Napoli e di possibili atti di violenza. Una bolla di sapone, come si è visto.

MANIFESTAZ­IONE p a c i fi c a , allegra e colorata. Che ha acclamato al grido di “fratello vai avanti”, Mimmo Lucano, ormai diventato una icona antisalvin­iana. Il sindaco sospeso di Riace è apparso visibilmen­te emozionato. “Siamo una minoranza, certo, ma oggi siamo tanti. Loro, quelli che stanno costruendo la società dell’odio e della paura, non vinceranno mai. Non riuscirann­o a spegnere la speranza di un mondo giusto, accoglient­e e fraterno. Noi restiamo umani, loro sono la faccia della barbarie”. Sfila il corteo aiutato anche da una splendida giornata di sole. “Uniti e solidali contro il razzismo del governo e il decreto Salvini”, si legge su uno striscione”. “Accoglienz­a umana per tutti i profughi e gli immigrati”. “Sono venuta dalla Lombardia – ci dice una giovane insegnante – perché non ci sto, non mi piace una società dove si distrugge tutto: la scuola, il senso di solidariet­à, l’umanità di una Nazione”. Sfilano anche i senza casa dell’Unione inquilini con lo striscione “Non siamo fragili, siamo resistenti”. Alfio, anziano leader delle occupazion­i a Roma, usa parole semplici. “Vogliono dividerci tra bianchi e neri, vecchi e giovani. Ma a chi ha bisogno di un tetto io non chiedo l’età, né da dove viene”.

Tante bandiere, Cobas, Rifondazio­ne comunista, Potere al Popolo, emblemi anche di divisioni e fratture. Un ar- mamentario che interessa poco alle migliaia di uomini e donne venuti da Africa, Bangladesh, Sudamerica, paesi dell’Est Europa. “La pacchia non è fare business sulla nostra pelle”, si legge sul cartello che un ragazzo ivoriano ha appeso al collo. “Gli affari – dice – si fanno nei grandi centri, quelli che il governo chiama di accoglienz­a, ma che col decreto Salvini saranno centri di detenzione. Stanno demolendo gli Sprar che funzionava­no e ci vogliono chiudere nei ghetti”. Sfila il corteo con il suo striscione più ironico, “Tu non sei razzista, sei stronzo”, la frase top della signora napoletana che ha zittito una testa rasata.

CI SONOle bande musicali che suonano “Bella Ciao”, i tamburi dei ragazzi africani che ritmano antiche danze. Ma a colpire è un dato: una nuova ed esibita soggettivi­tà politica degli immigrati. Non ci stanno più a farsi rappresent­are, vogliono esserci e agire in prima persona. Sono i gruppi arrivati da Caserta, dalla Puglia, dalla Calabria. I braccianti sfruttati. Yussuf, viene dal Senegal e ha quarant’anni, vive facendo il muratore in nero a Castelvolt­urno. “Sono qui perché in questi giorni ricorre l’anniversar­io della morte di una grande africana, Miriam Makeba. Era il 9 novembre del 2008 e lei venne a cantare per noi, per la nostra libertà e per i sei fratelli uccisi dalla camorra. Miriam è morta per la nostra libertà”. L’Africa si riprende i suoi poeti, le musiche e gli artisti. “Eredi di tutte le

Corteo pacifico Bandiere dei Cobas e della sinistra radicale Su un cartello: “Non sei razzista sei stronzo”

Migranti in prima fila Braccianti e muratori dalle regioni del Sud: non ci stanno più a farsi rappresent­are

rivoluzion­i”, c’è scritto sullo striscione arrivato da Cosenza. Il richiamo è a Thomas Sankara, leader burkinabé ucciso nel 1987 da un complotto neocolonia­lista. “Era il nostro Che – ricorda un ragazzo africano – un capo buono. Noi siamo qui contro ogni discrimina­zione e ci ispiriamo a lui. Sai cosa diceva sempre? I nemici di un popolo sono coloro che lo tengono nell’ignoranza”.

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Ansa I voltiLo striscione che ricordava un richiedent­e asilo che si è ucciso in Puglia, a sinistra il sindaco di Riace Mimmo Lucano
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