Il Fatto Quotidiano

Bataclan tre anni dopo: il mistero dei fratelli Clain

La coppia di Tolosa è il tassello mancante alla chiusura dell’inchiesta sugli attentati di Parigi del 2015 che costarono la vita a 130 persone

- » LUANA DE MICCO

Gli

obiettivi principali dei servizi segreti francesi, secondo le nostre informazio­ni, sono Jean- Michel e Fabien Clain: vivi o morti”, scriveva ieri Le Monde. I Clain sono il tassello mancante nell’inchiesta sugli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, in cui sono morte 130 persone. Si sa che i due fratelli di Tolosa, 38 e 40 anni, hanno giocato un importante ruolo a distanza: le loro voci sono state riconosciu­te nel video-messaggio di rivendicaz­ione diffuso dall’Isis il giorno dopo la strage del Bataclan e dei caffè. Ma tre anni dopo, con 11 persone in attesa di processo (non prima del 2020 o 2021), i due restano introvabil­i. Parigi ha spiccato a giugno un mandato di arresto internazio­nale, ma l’inchiesta deve essere chiusa entro settembre 2019. Nel video-messaggio, Fabien Clain fa riferiment­o a un attacco nel XVIII arrondisse­ment di Parigi, che non ha mai avuto luogo. Forse è lì, a Montmartre, che Salah Abdeslam, dopo aver lasciato tre kamikaze allo Stade de France, avrebbe dovuto farsi esplodere.

MA ABDESLAM, il solo jihadista del commando parigino ad essere ancora in vita, detenuto nella prigione di Fleury-Mérogis, a sud di Parigi, sui fatti della terribile notte di tre anni fa è rimasto sempre in silenzio. Se l’inchiesta si concentra molto sui fratelli Clain è anche per la testimonia­nza di un jihadista “pentito”, Jonathan Geffroy, anche lui di Tolosa, arrestato in Siria nel 2017. Geffroy, 35 anni, sostiene che i Clain erano dei pezzi grossi dell’Isis al punto da pianificar­e delle “operazioni ester- ne”. I due ricercati sarebbero ancora vivi, nascosti in Siria “forse a Idlib o Hajjin, gli ultimi bastioni dell’Isis, dove - scrive Le Monde citando una fonte – si troverebbe­ro ancora un centinaio di jihadisti francesi, con donne e bambini”. Oltre a Abdeslam sono in prigione anche Mohamed Amri, il complice che guidava l’auto che ha portato Abdeslam fuori dalla Francia, e Mohamed Abrini, detenuto in Belgio, l’“uomo col cappello” dell’attentato all’aeroporto di Bruxelles del 22 marzo 2016. La filiera franco-belga è stata smantellat­a ma gli inquirenti si chiedono ancora se, nel piano iniziale, il commando del 13 novembre, composto da 10 jihadisti, non sarebbe dovuto essere più numeroso. In particolar­e si sospetta che avrebbero dovuto partecipar­e anche Adel Haddadi e Usman Muhamm, arrivati in Europa tra i migranti, passando per la Grecia, arrestati in

Nascosti in Siria

I due sarebbero a Idlib ma per Mediapart tutti gli ideatori dell’attacco sono stati uccisi

Austria e ora detenuti in Francia. Resta da chiarire anche l’identità di altri eventuali “cervelli” del 13 novembre. Tra questi si cita Oussama Atar, un belga-marocchino di 34 anni, ex miliziano di Al Qaida passato all’Isis, a cui facevano riferiment­o i kamikaze prima di farsi esplodere. Ma secondo un giornalist­a di Mediapart, Matthieu Suc, tutti i “cervelli” degli attentati di Parigi sarebbero morti, rimasti uccisi nei bombardame­nti mirati portati avanti dalle forze della coalizione internazio­nale.

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Ansa Cicatrice perenne Scientific­a al Bataclan dopo la strage del 2015

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