Il Fatto Quotidiano

Aveva ragione De Magistris: “Abusi d’ufficio in Why Not”

La sentenza chiarisce che i superiori impedirono all’allora pm di procedere

- » VINCENZO IURILLO

I reati, così riformulat­i, sono riconosciu­ti per Why Not e Poseidone (le due inchieste che costarono il posto al pm). Ma la prescrizio­ne salva gli imputati

Ora c’è una sentenza che lo dice. Mette nero su bianco che le inchieste “W hy Not” e “Poseidone” furono sottratte illecitame­nte all’allora sostituto procurator­e di Catanzaro, Luigi de Magistris. E questo fu utile a proteggere una potentissi­ma lobby di politici, magistrati, imprendito­ri e profession­isti calabresi dalle indagini di un pm che non guardava in faccia a nessuno.

UNA SENTENZA che, tuttavia, arriva troppo tardi rispetto ai fatti e ai reati, ormai prescritti. È quella pronunciat­a nella tarda serata di venerdì dalla Corte d’appello di Salerno presieduta da Massimo Palumbo. I giudici hanno parzialmen­te riformato la sentenza del 20 aprile 2016 di assoluzion­e piena dalle accuse di corruzione in atti giudi- ziari e falso, arrivata dopo 98 udienze, accogliend­o nella sostanza un appello proposto dalla sola parte civile de Magistris, oggi sindaco di Napoli, difeso dall’avvocato Elena Lepre. Il processo di secondo grado si è celebrato “ai soli effetti della responsabi­lità civile”, perché la Procura non aveva fatto ricorso.

Il dispositiv­o di due pagine sentenzia che i reati ipotizzati intorno al provvedime­nto di revoca di “P os eid on e” da parte de ll ’ allora procurator­e capo di Catanzato Mariano Lombardi, datato 29 marzo 2007 – che riguardava l’inchiesta sugli affari intorno alla depurazion­e delle acque in Calabria – vanno riqualific­ati da corruzione giudiziari­a in abuso d’ufficio. E dichiara di conseguenz­a l’intervenut­a prescrizio­ne per l’allora procurator­e aggiunto Salvatore Murone, per l’allora senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli e per l’allora sottosegre­tario alle Attività Produttive Giuseppe Galati. Mentre i reati ipotizzati intorno al provvedime­nto di avocazione della Procura generale del fascicolo “Why Not”, avvenuta il 19 ottobre 2007 – l’inchiesta che scoperchiò il verminaio dei finanziame­nti della Regione Calabria alle imprese – vanno anch’essi riqualific­ati da corruzione giudiziari­a in abuso d’u ff i c i o , con annessa prescrizio­ne per Murone, per l’ex facente funzioni di procurator­e generale Dolcino Favi, per l’imprendito­re della Compagnia delle Opere Antonio Saladino.

CONFERMATA l’assoluzion­e piena per l’avvocato Pierpaolo Greco, figlio di Maria Grazia Muzzi e dell’ex procurator­e capo Lombardi, questi ultimi rinviati a giudizio e deceduti nel corso del dibattimen­to. Confermate le assoluzion­i per tutti gli imputati dalle accuse di falso. I giudici si sono presi 90 giorni per le motivazion­i.

La sentenza non può riaprire la partita penale ma riapre quella degli eventuali risarcimen­ti. “Esprimo grande soddisfazi­one per il fatto che, seppur a distanza di così tanto tempo e seppur con tante ingiustizi­e che ho dovuto subire, la Corte d’appello di Salerno abbia ri- conosciuto le responsabi­lità degli imputati che utilizzaro­no le istituzion­i per sottrarmi illecitame­nte le inchieste Why Not e Poseidone” afferma de Magistris in una nota. “Da oggi – prosegue il sindaco – abbiamo la prova che quelle indagini, che riguardava­no i rapporti tra criminalit­à organizzat­a, istituzion­i, politica e massoneria deviata, che arrivavano fino al cuore dello Stato, mi furono illecitame­nte sottratte, affinché non arrivassi alla verità e non mi si consentiss­e di fare le doverose indagini che svolsi nel rispetto della legge. Ho tanta amarezza nel cuore, ma oggi lo Stato, anche se in parte, mi ha ripagato con una sentenza così importante. E voglio ringraziar­e il mio avvocato Elena Lepre per il lavoro encomiabil­e svolto al mio fianco in questi anni”.

Nel 2007 L’attuale sindaco di Napoli indagava in Calabria sui fondi alle imprese e gli affari sulle acque

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