Tav, 3 mesi di stop dalla Francia per la trattativa 5Stelle-Salvini
Fra Toninelli e la collega Borne in attesa dell’analisi costi-benefici
■Alt ai bandi di gara (2,3 miliardi di valore). Parigi non vuole perdere i finanziamenti Ue. Il “lodo” gialloverde sulle Pedemontane
Ormai è uno schema collaudato: sui temi di scontro interni, la linea è rinviare la resa dei conti prendendo tempo. Sul Tav, ieri il governo ne ha guadagnato altro, ottenendo, in accordo con la Francia, di sospendere i bandi dei lavori per almeno tre mesi. “Quasi sicuramente si andrà oltre”, spiegano dai 5Stelle. Il rinvio torna utile all’esecutivo per trovare la quadra sulle grandi opere, dove il sentimento tra gli alleati è assai diverso. In sostanza i 5SStelle devono trattare con Matteo Salvini le concessioni in cambio dello stop alla Torino-Lione. Qualcosa già si è mosso.
IERI A BRUXELLES il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha trovato l’accordo con l’omologa francese, Elisabeth Borne, per il congelamento dei bandi di gara da parte di Telt – la società pubblica italo-francese incaricata di realizzare l’opera – previsti entro il 17 dicembre (valore: 2,3 miliardi), in attesa dei risultati dell’analisi costi-benefici affidata da Toninelli a una nutrita pattuglia di esperti. L’analisi verrà poi condivisa con gli esperti francesi e con la Commissione, a cui i due governi chiederanno subito la sospensione dei bandi visto che i lavori riguardano il tunnel di base, finanziato anche con risorse Ue. Sul report si pronunceranno anche altri esperti internazionali. Insomma, se ne riparla per febbraio o oltre (per Salvini forse “a gennaio” arriverà solo la relazione).
La Borne ha sottolineato che la Francia lascerà “che l’Italia conduca le sue valutazioni, tenendo ben presente la necessità di non perdere i finanziamenti europei”. Tradotto: il tunnel di base (57 chilometri) va fatto, tutto il resto si vedrà, anche perché Parigi, per dire, è sempre più scettica sull’idea di collegare con l’Alta velocità il tratto che dal tunnel porta a Lione. È la linea scelta verso un’opera bocciata dalla Corte dei conti transalpina, su cui la Francia si era presa una pausa di riflessione e che Emmanuel Macron considera inutile, anche se deve assecondare l’entusiasmo dei politici locali. Lo stop ai lavori costringerebbe e a rinunciare agli 800 milioni stanziati dall’Ue ( il tunnel costa, secondo Telt, 8,6 miliardi, il 35% a carico dell’Italia e il 25 della Francia, il resto di Bruxelles).
La dilazione dei tempi, con l’apertura della Francia, arriva al momento giusto, dopo la manifestazione di Torino che ha scosso i 5Stelle. L’analisi costi-benefici è una mina nei rapporti instabili all’interno della maggioranza sul tema grandi opere, che si cerca di gestire. Lo schema studiato finora è un accordo salomonico: dare il via libera al Terzo Valico, la cui analisi è ultimata e non offre appigli all’opera, per accontentare la Lega, in cambio dell’appoggio allo stop sulla Torino-Lione, il più indolore per il carroccio visto che tocca un area non amministrata dalla Lega e che finora non è stato bandito nessun grande appalto per i lavori (i costruttori, insomma, possono, lamentarsi solo in potenza).
La stessa lista delle opere sotto esame risente delle trattative. In teoria ce ne sono una ventina, ma l’input è di dare la precedenza ad alcune, in sostanza quelle su cui si sono concentrate le lotte storiche dei 5Stelle. Sul Terzo Valico (53 km di ferrovia per collegare Genova a Tortona, 6,2 miliardi il costo) l’analisi è una bocciatura anche solo per i costi a finire (i lavori sono fermi al 30%). Il via libera arriverà per la paura delle penali contenute nei contratti e per il peculiare modo con cui sono avanzati i lavori (con cantieri multipli per far salire i costi dello stop). Ora tocca al Tav, la cui relazione sarà pronta a dicembre. Le altre opere attenzionate sono la Gronda di Genova, cioè il raddoppio dell’autostrada A10 tra Genova Ovest e Vesima per alleggerire il traffico cittadino (costo 4,8 miliardi) che Autostrade per l’Italia dei Benetton aveva collegato, in accordo col governo Gentiloni, al prolungamento della concessione (ora saltato dopo il disastro del Morandi); la nuova pista dell’aeroporto di Firenze, cara a Matteo Renzi e ai plenipotenziari dell’ex premier in Toscana la cui utilità è contestata da molti sindaci della zona; il tunnel Alta velocità sotto Firenze (al centro dell’inchiesta della procura toscana che nel 2013 portò all’arresto dell’ex presidente dell’Umbria, Maria Rita Lorenzetti) considerato inutile dalle stesse Ferrovie e i cui cantieri sono fermi da cinque anni; per finire all’Alta velocità Brescia-Padova. Tutte opere non proprio care alla Lega. Nella lista, al momento, non rientrerebbero le due pedemontane (lombarda e veneta) che Salvini considera insindacabili. Una scelta anche questa. Lo stop al Tav può valere uno scambio. L’analisi costi-benefici darà il responso sull’utilità, ma la politica già tratta sulle decisioni.
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