Mps, 330 milioni buttati in diamanti
Il caso La banca riacquisterà pietre per 330 milioni. Con le vertenze avviate dai soci il patrimonio può calare sotto il livello di guardia
■Le pietre preziose furono piazzate dall’istituto come investimento fruttuoso: oggi va restituito tutto ai risparmiatori (ma le gemme valgono molto meno). Con le vertenze avviate dai soci, il patrimonio è a rischio
Come un boomerang, il passato torna a colpire il Monte dei Paschi. Vedi alla voce diamanti: negli anni scorsi piazzare le pietre ai clienti offrì alla banca lucrose commissioni ma oggi si rivela dannoso. Dopo la multa ricevuta insieme ad altri istituti nel 2017 dell’Antitrust per “le modalità di offerta dei diamanti (...) gravemente ingannevoli e om is siv e” ( è in corso anche un’inchiesta per truffa), il 19 aprile scorso l’istituto di Siena ha deliberato “l’integrale restituzione dell’importo investito” a chiunque ha comprato le pietre. Il 27 giugno però Mps ha informato i clienti che il riacquisto dei diamanti era sospeso in attesa delle autorizzazioni previste dalle leggi di pubblica sicurezza. Nei giorni scorsi l’istituto ha chiesto a un intermediario un preventivo sulle polizze assicurative per le pietre da riacquistare. Secondo fonti vicine alla vicenda, il valore totale dei diamanti piazzati negli anni dal broker Dpi ai clienti di Banca Mps, Mps Capital Services e Widiba è di circa 330 milioni. Sulla vicenda Rocca Salimbeni non commenta.
IL PROBLEMA è che sul mercato quelle gemme valgono un terzo o un quarto del prezzo al quale furono collocate ai risparmiatori. Mps dovrà dunque spesare un fondo a copertura di prevedibili perdite che si aggiunge agli accantona- menti obbligatori per le vertenze legali previsti dal principio contabile Ias 37. Mps segnalava che al 30 giugno erano “pendenti 28 cause promosse da azionisti e/o ex azionisti” per una richiesta di danni complessiva “di circa 763 milioni” relativa agli aumenti di capitale 2008, 2011, 2014 e 2015 e ad acquisti di azioni sul mercato “sulla base di informazioni asseritamente non corrette contenute nei prospetti informativi e/o nei bilanci e/o nelle informazioni price sensitive diffuse nel periodo 2008/ 15”. Ma il peggio potrebbe dover ancora venire: il 6 novembre al nuovo processo di Milano contro l’ex presidente Alessandro Profumo, l’ex ad Fabrizio Viola, l’ex presidente del collegio sindacale Paolo Salvadori e Mps stessa, citata come responsabile civile, si sono costituiti altri 2.600 tra azionisti e associazioni di risparmiatori. In discussione c’è la rappresentazione a bilancio dei contratti Alexandria e Santorini “a saldi aperti” (presentandoli cioè come Btp) anziché “a saldi chiusi” (cioè come derivati, quali in effetti erano). I danni richiesti non sono ancora ufficializzati ma potrebbero essere molto elevati. Durante la presentazione dei conti al 30 settembre, a una domanda precisa sulla quantificazione dei fondi previsti dallo Ias 37 la banca non ha dato alcuna cifra. Sul tema, Mps precisa che “è ammesso non fornire dis clos ure sugli accantonamenti a bilancio, qualora ciò arrechi grave pregiudizio alla banca nei procedimenti giudiziali”, come in questo caso.
PER L’ISTITUTO di Siena è un rischio: nuovi pesanti accantonamenti eroderebbero pericolosamente i “cuscini” di capitale che tengono il patrimonio sopra i minimi regolamentari. Anche perché, nonostante l’utile di 379 milioni, i conti al 30 settembre segnano “indietro tutta”: rispetto a 12 mesi fa si riducono gli impieghi (- 4%) e la raccolta (-9%), i ricavi (-22%, per 505 milioni a causa dell’impatto positivo causato lo scorso anno dal
burden sharing) e il risultato lordo (-40%). L’utile emerge solo grazie al drastico taglio degli accantonamenti per perdite su crediti. Se poi si guarda ai dati del 2016, in due anni sono andati persi impieghi per oltre 17 miliardi (a 87,5, -16%), e raccolta per 11 miliardi (a 94, -11%). Si assottigliano anche i dipendenti (nell’ultimo anno ne sono usciti altri 1.500) e le filiali (ne son state chiuse altre 260). Il Monte che potrebbe presto convolare “a nozze riparatrici”: è solo l’ombra del gigante che fu.
Il peggio è in arrivo Oltre al valore delle gemme, ci sono da conteggiare i danni richiesti dagli azionisti