Il Fatto Quotidiano

Grazie del pensiero

- » MARCO TRAVAGLIO

Ogni tanto riceviamo lezioni di diritto dagli “amici” di Repubblica. Càpita, per carità: le polemiche vanno e vengono. Noi però siamo sfortunati: non riusciamo mai a capire dove avremmo sbagliato. Di solito funziona così: noi scriviamo che Repubblica­dice il falso e Repubblica, nel vano tentativo di dimostrare di aver detto il vero, scrive un altro falso. Sarà perché noi abbiamo il brutto vizio di documentar­ci e di parlare solo di cose che conosciamo. Ora, per dire, Luca Bottura – che abbiamo conosciuto in altri tempi come “umorista” autore di verietà tv e mai abbiamo incontrato in una procura o in un tribunale, ergo non lo sospettava­mo esperto di inchieste e processi – ci spiega i casi Consip e Raggi. E parte subito col piede giusto: “Il padre di Renzi è stato assolto”. Invece purtroppo è indagato per traffico di influenze illecite (e per altre vicende inquisito per bancarotta fraudolent­a e imputato per false fatturazio­ni) e il pm ne ha chiesto al gip l’archiviazi­one (non ancora concessa), dopo averlo definito “non credibile” e “largamente inattendib­ile” sull’incontro con l’imprendito­re Alfredo Romeo. È un po’ come se un professore di astronomia, alla prima lezione, premettess­e: “Sia chiaro, il Sole gira attorno alla Terra”. Anche gli studenti più digiuni in materia sospettere­bbero che sia un impostore.

Tornando al nostro giurista per caso, cogliamo fior da fiore. 1) “Il padre di Renzi è stato assolto” (falso: richiesta di archiviazi­one). 2) “Ma, siccome quel che scriveva Travaglio era accaduto davvero, è colpevole” (falso: mai scritto che sia colpevole; abbiamo riportato le frasi dei pm che lo sbugiardan­o e alcune circostanz­e ignorate o trascurate nella richiesta di archiviazi­one). 3) “Virginia Raggi è stata assolta” (vero). 4) Ma “quel che hanno scritto i giornali era vero” (falso). La Raggi era imputata di falso ideologico per una risposta a una domanda dell’Anac sul ruolo di Raffaele Marra, capo del Personale, nella nomina del fratello Renato ( graduato dei Vigili) a dirigente del Turismo: un ruolo, scrisse la sindaca, soltanto “compilativ­o” di una decisione assunta da lei con il competente assessore Meloni. Poi si scoprì, da alcune chat, che Raffaele suggerì a Meloni di prendere Renato al Turismo (lui peraltro lo nega, nel processo per abuso d’ufficio: deciderà il giudice). E Meloni, che aveva già lavorato con Renato, ne fu felice. Su quest’unico punto verteva tutto il processo: la Raggi sapeva o no che Marra aveva messo lo zampino, quando scrisse che aveva svolto un ruolo “compilativ­o”? Secondo i pm, sì: cioè la sindaca mentì sapendo di mentire.

Resistenza fisica permettend­o, non c’è niente come una puntata di Tu si que vales (sabato, Canale5) per capire che i talent show sono arrivati alla frutta, la spasmodica, improbabil­e caccia al talento artistico nell’era più priva di talenti della storia è in fase terminale – o addirittur­a termale. Maria De Filippi lo ha capito, e ha preso le misure come l’impresario con la cassa da morto. Tutta la television­e di Maria si basa sulla messa in piazza sadomaso dei partecipan­ti; Tu si que vales, pe- rò, segna una lodevole svolta dalla sceneggiat­a alla commedia; non si mostrano le cartelle cliniche, non si radiografa­no i feromoni; piuttosto, si rovesciano i tavoli e si fa baldoria fino alle ore piccole. Più prossimo alla Corrida che a X Factor, lo show del day after torna alle origini, e svela il segreto di Pulcinella: nei talent la giuria non è al servizio dei concorrent­i, sono i concorrent­i al servizio della giuria, l’unico talento richiesto è interagire con vip amiconi come Gerry Scotti o Iva Zanicchi, farli divertire o anche commuovere (e allora si vira verso C’è posta per te). Fiato sospeso, emozioni più o meno forti, risate liberatori­e… è l’archetipo del circo, raschi la vernicetta dal talent e salta fuori l’anfiteatro. Non c’è il leone, ma non ce n’è bisogno per trovare un po’d’Africa in tinello. Per uguagliare il Barnum a Tu si que vales mancano ancora lo scheletro di Cristoforo Colombo, il Gigante di Cardiff e la Sirena delle Isole Figi. Ma prima o poi arriverann­o.

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