Carige, il salvataggio se lo pagano le banche
Genova Il cda vara il piano: emissione di un bond da 400 milioni, 320 saranno sottoscritti dal fondo interbancario
Le
banche pagano il salvataggio di Carige. “Abbiamo la certezza della messa in sicurezza della banca e del buon esito dell’aumento di capitale che avverrà a marzo”. Sono le cinque di ieri pomeriggio quando Fabio Innocenzi - nuovo ad Carige - annuncia le misure straordinarie prese dall’istituto genovese per salvarsi. A cominciare dall’emissione di un bond per 400 milioni.
PROPRIO negli ultimi giorni erano emerse altre voci allarmanti, anticipate dal Fatto: le ispezioni di Bce in primavera, la richiesta di ulteriori accantonamenti e di rettifiche per 257 milioni, che però il precedente cda aveva eseguito soltanto per il 5%. Così si è capito che il cda di ieri poteva essere decisivo per il futuro di una banca nata nel 1483.
E in effetti le decisioni che sono uscite dal cda sono dra- stiche. A cominciare dall’emissione di 400 milioni di bond. Il doppio di quanto si era ipotizzato.
Ma la novità importante è che il braccio volontario del fondo interbancario di tutela dei depositi - di cui sono socie tutte le banche italiane - sottoscriverà buona parte dei bond, per circa 320 milioni. Insomma, non si tratterà di un salto nel buio. Come ha spiegato Innocenzi, “il Fondo si è messo a servizio, gli azionisti Carige decideranno poi se assorbire i soldi messi dal fondo oppure no. Esiste la possibilità che il fondo diventi azionista solo se c’è un disimpegno parziale di qualche azionista e non ne subentrassero altri”.
In pratica il denaro investito nei bond potrebbe in un secondo tempo essere conver- tito in quote di Carige. Dipenderà molto dall’atteggiamento dei principali soci della banca.
ADESSO la palla passa all’assemblea che dovrà votare un aumento di capitale che corrisponderà circa al valore dei bond per rimborsare il prestito. Quindi intorno ai 400 milioni, forse qualcosa in più. Soltanto a quel punto, si dice, i soci decideranno se sottoscrivere l’aumento che avrà come scopo proprio il rimborso del Fondo interbancario. Altrimenti, appunto, que- st’ultimo diventerà socio di Carige. Ieri la famiglia Malacalza - che detiene il 28 per cento delle quote - ha risposto “grazie, no” all’invito di unirsi subito ai sottoscrittori dei bond. Ma questa decisione, è stato specificato, “non significa un disimpegno perché appunto le quote potranno essere acquistate in un secondo tempo”.
Si attende anche la risposta di Gabriele Volpi che con il 9,9% è il secondo socio. Da Raffaele Mincione (5% delle quote) è arrivata la comunicazione di un impegno a partecipare con 20 milioni, ma a patto di ottenere condizioni particolari.
Sarà l’ennesimo aumento di capitale in banca Carige. L’ultimo è avvenuto alla fine del 2017: 500 milioni di risor- se fresche e altri 500 milioni per liability management exercise (Lme), cioè scambio tra bond di vecchia e nuova emissione.
Il nuovo presidente Carige, Pietro Modiano, è convinto: “Ora siamo una banca in sicurezza e pulita”. E qui si apre il capitolo della ricerca di un partner, come richiesto con molta insistenza dalla Bce: “Abbiamo la prospettiva di trovare un’a ggregrazione a lungo termine forte ”, spiega Modiano. Innocenzi aggiunge: niente contatti per adesso, “la ricerca di un partner industriale-finanziario può avere miglior esito con una banca pulita, anche per favorire eventuali operazioni di aggregazione e integrazione”.
L’ispezione
La Bce aveva chiesto rettifiche al bilancio per 257 milioni, ma solo il 5% è stato eseguito