Il Fatto Quotidiano

“Fui fermato come Woodcock Ora è chiaro ma è troppo tardi”

Luigi de Magistris Il sindaco ex pm di Napoli dopo la sentenza su chi gli scippò le indagini Why Not e Poseidone e l’arresto di Pino Galati

- » VINCENZO IURILLO

“Nelle mie inchieste già emergevano i collegamen­ti tra Giuseppe Galati e la criminalit­à organizzat­a calabrese. Purtroppo – dice il sindaco di Napoli Luigi de Magistris – mi hanno fermato”. Illecitame­nte, secondo la Corte d’Appello di Salerno, che venerdì sera ha ribaltato le assoluzion­i piene di primo grado e ha sentenziat­o il reato di abuso d’ufficio – prescritto – dietro la sottrazion­e dei fascicoli Why Not e Poseidone, nel 2007, all’allora pm di Catanzaro De Magistris.

Tra gli imputati che hanno visto l’assoluzion­e dissolvers­i in prescrizio­ne c’è anche l’ex sottosegre­tario alle Attività produttive Galati. Arrestato ieri con l’accusa di essere l’anello di congiunzio­ne tra l’azienda sanitaria provincial­e di Catanzaro e le cosche. Di lui parla spesso De Magistris nel quintale di verbali resi dieci anni fa al pm di Salerno Gabriella Nuzzi che indagava sullo scippo delle sue inchieste. Il 26 febbraio 2008, a una domanda sugli intrecci criminali tra Why Not e Poseidone, la prima sui finanziame­nti regionali alle imprese, la seconda sugli appalti della depurazion­e, De Magistris risponde facendo subito un nome: Galati. “Ha avuto un ruolo rilevante”. De Magistris, chi era Galati?

Era uno dei ganci all’interno del governo Berlusconi della lobby che mi tolse le inchieste. Uomo di punta dell’Udc di Cesa, uno degli indagati di Poseidone. Era l’anello di collegamen­to tra politica, imprese e poteri deviati nella gestione illecita dei contratti di programma e di area. E operava molto nella zona del Lametino, dove l’hanno arrestato.

Il suo arresto la sorprende? Non ne conosco le ragioni precise, ma già nelle mie carte emergevano collegamen­ti con la criminalit­à organizzat­a. Purtroppo mi hanno fermato.

Una sentenza, peraltro non definitiva, le dà ragione 11 anni dopo. Che senso ha dopo tanto tempo?

La sentenza arriva tardi, il danno è irreparabi­le: hanno distrutto le indagini e il magistrato, ora faccio altro. Però mette un bollino di giustizia su quello che tutte le persone per bene sapevano e avevano compreso: ci impedirono di raggiunger­e la verità, di indagare fino in fondo le mafie nel cuore dello Stato. E ci si arriva quando anche la Procura di Salerno ci aveva rinunciato, non impugnando le assolu- zioni di primo grado.

I pm di Salerno titolari all’inizio, Nuzzi e Verasani, furono sanzionati dal Csm ed esclusi dall’indagine sui magistrati di Catanzaro.

Se li avessero lasciati lavorare, forse alla verità su Catan- zaro ci saremmo arrivati. E comunque la prova del reato contro di me era talmente evidente che alla fine un giudice ha dovuto riconoscer­lo. Se lei fosse arrivato fino in fondo, cosa sarebbe successo?

Avremmo cambiato la storia di questo Paese. Stavamo arrivando al cuore dei poteri deviati dello Stato. Mafie, massonerie, forze dell’or dine, magistratu­ra, affaristi, mazzette, scatole cinesi. Molte delle persone che indicai nei miei verbali alla Nuzzi sono ancora al potere nei loro settori.

Faccia i nomi.

Sono in quei verbali.

Il Csm di Giorgio Napolitano e Nicola Mancino le tolse le funzioni di pm e la spedì al Riesame di Napoli per incompatib­ilità ambientale. Quel Csm si sporcò le mani di violenza istituzion­ale. Sapeva la verità, ma scelse di lasciare in Calabria i magistrati che commisero reati e di cacciare chi quei reati li aveva denunciati. Non ci sono precedenti di questa portata. Le mafie, per ottenere con altri pm lo stesso risultato, usarono il tritolo.

Gli ex indagati di Why Not e Poseidone a Catanzaro, tra cui Clemente Mastella, sbandieran­o prosciogli­menti e assoluzion­i per sottolinea­re la debolezza delle sue inchieste.

Accusa fragile e risibile. Le- gittima la critica, anche dura, se fossi rimasto fino in fondo. Ma se tu mi sottrai le inchieste mentre sto elaborando le conclusion­i, e affidi quella casa ad altri che non volevano finire di costruirla, o non erano in grado di costruirla… Chi è venuto dopo non aveva le possibilit­à di andare avanti, erano indagini troppo delicate per poter essere proseguite da chi non ne aveva la minima cognizione. I pm di Salerno, poi, avevano capito perfettame­nte. Lo hanno detto nell’autunno 2008 in prima commission­e del Csm. ‘Guardate che De Magistris è stato fermato’. Hanno fermato anche loro.

Trova analogie tra la sua vicenda e quelle dei pm napoletani di Consip, Woodcock e Carrano, finiti sotto processo al Csm dopo aver intercetta­to i Renzi?

Ogni storia è una storia a sé, ma come non vedere le analogie? Nella mia indagine Toghe Lucane ricordo perfettame­nte il tentativo di isolare già allora un collega bravo e coraggioso come Woodcock, all’epoca a Potenza. Riuscii ad impedire che lo fermassero. Poi tanti anni dopo chi incolpò me al Csm ha incolpato anche lui…

Hanno distrutto le inchieste e il magistrato Però ora arriva un bollino di giustizia: ci fu impedito di andare a fondo sulle mafie nel cuore dello Stato

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Ansa Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ex pm, primo cittadino partenopeo dal giugno 2011
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