Uno spiraglio per le maestre senza laurea
Sospesa la sentenza che impediva l’accesso al ruolo alle insegnanti col solo diploma
Le
maestre diplomate tornano a sperare. Dopo la famosa sentenza del Consiglio di Stato dovevano rinunciare al sogno di una cattedra. Per tutta l’estate si era parlato del loro caso, e il governo (non senza polemiche) aveva avviato una sanatoria per provare a metterci una pezza. Invece adesso Palazzo Spada ci ha ripensato, o almeno potrebbe farlo: i giudici ritengono che la questione debba essere riesaminata. Ci vorrà una nuova sentenza (probabilmente nel 2019), intanto quella vecchia è sospesa, e pure la loro posizione.
PARLIAMO delle maestre che insegnano grazie al diploma magistrale conseguito entro il 2001. Il titolo all’epoca era ancora valido per lavorare alle elementari (oggi è obbligatoria la laurea), poi è diven- tato protagonista di uno storico contenzioso: nel 2014 gli è stato riconosciuto valore abilitante, ma a fine 2017 il Consiglio di Stato ha stabilito che non è valido per l’ingresso nelle graduatorie ad esaurimento (GaE) che assegnano il posto fisso. Insomma, i diplomati magistrali possono insegnare ma non hanno diritto a essere assunti. Una decisione che sembrava definitiva e ha creato scompiglio nella scuola: in tutta Italia ci sono circa 55 mila maestre in questa condizione; fra loro, 7 mila erano addirittura già state assunte (con riserva) e quindi a rigor di legge dovevano essere licenziate. Per rispettare la sentenza, il governo nel decreto Dignità avevo scelto di assegnare loro una supplenza di transizione fino a fine anno; nel mentre, sarebbe partito un concorso straordinario per stabilizzarle in futuro, senza certezze sui tempi.
Ecco però il colpo di scena. Il Consiglio di Stato smentisce se stesso (anche se si tratta di una sezione diversa), accogliendo i ricorsi degli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti e dal sindacato Anief: i giudici “ravvisano l’esigenza di una rimeditazione”, si legge nell’ordinanza. Le motivazioni non sono note (devono essere pubblicate), probabilmente vanno ricercate fra le obiezioni poste dal ricorso: il fatto che la sentenza non citasse l’unica fonte di legge che regolamenta l’accesso alle graduatorie con il semplice possesso del titolo abilitante ( dunque anche il diploma magistrale), e la disparità rispetto ad altri pronunciamenti favorevoli del passato che avrebbero dovuto essere applicati a tutti; ci sono infatti alcuni diplomati che sono stati assunti in via definitiva prima del 2017 e perciò resteranno in cattedra.
IN QUESTE settimane, man mano che arrivavano i decreti di applicazione sui singoli casi, il Ministero stava procedendo a depennare i nomi dalle graduatorie e cambiare il contratto ai docenti già in cattedra. Ora la sentenza 2017 è sospesa e la procedura si fermerà, in attesa della nuova decisione della plenaria che però arriverà solo nel 2019 (si parla di febbraio). Intanto il Miur aveva varato anche la sanatoria: quasi per uno scherzo del destino, proprio ieri si erano aperti i termini per presentare domanda. Il concorso straordinario non presenta sbarramento: tutti quelli che hanno i titoli prima o poi saranno assunti, l’incognita è sui tempi visto che devono liberarsi i posti. L’ingresso nelle vecchie graduatorie (che hanno priorità) garantirebbe invece una corsia molto più veloce. E la battaglia legale delle maestre ricomincia.