Il Fatto Quotidiano

El Chapo e i suoi fratelli: un boss in galera non basta

Brooklyn blindata Ex leader del cartello di Sinaloa alla sbarra, oggi inizia il dibattimen­to: ma in Messico comandano sempre i narcos

- » ROBERTA ZUNINI

Inizia oggi a New York, tra misure di sicurezza mai attuate prima, il tanto atteso processo a Joaquìn Guzman, conosciuto con il soprannome di El Chapo, il Piccoletto, per la sua bassa statura. A dispetto del simpatico nomignolo, Guzman è stato il più potente narcotraff­icante messicano e il più noto signore della droga di tutti i tempi dopo Pablo Escobar, oltre che il più ricco con un patrimonio personale stimato in 14 miliardi di dollari.

A renderlo famoso in tutto il mondo ha contribuit­o anche la star hollywoodi­ana Sean Penn che lo incontrò per un'intervista commission­ata dal mensile Rolling Stone mentre era latitante nel 2015. L'incontro però - si dice - fu tracciato dagli investigat­ori e pochi mesi dopo, nel gennaio 2016, il criminale fu catturato nuovamente. El Chapo è stato per anni alla testa del cartello di Sinaloa che ha dominato il commercio di eroina, cocaina e metanfetam­ina negli Stati Uniti, e, di conseguenz­a, in Europa, creando un giro di affari di 3 miliardi di dollari l’anno. Guzman fu estradato negli Usa nel gennaio del 2017, dopo l'assassinio del giudice messicano che seguiva le procedure per il trasferime­nto.

SARÀ LA CORTE Federale di Brooklyn assieme a una giuria popolare (12 persone delle quali non si conoscono nè le generalità nè le sembianze e che seguiranno le fasi del processo dietro a vetro oscurato per proteggere l'incolumità loro e dei loro congiunti ) a decidere della sua sorte in un processo che potrebbe durare fino a quattro mesi ma il cui esito è pressoché scontato grazie alle tante testimonia­nze e prove contro di lui. El Chapo dovrà difendersi da 17 diversi capi d’accusa. La maggior parte, se provati, lo condannera­nno a più ergastoli.

Intanto il traffico di droga e le spietate lotte tra cartelli messi- cani e tra questi e l'esercito non si sono fermati: rapimenti, scontri armati, decapitazi­oni, smembramen­ti ed esecuzioni pubbliche fanno sempre parte della mostruosa realtà quotidiana che milioni di cittadini messicani devono affrontare. Perché morto un Chapo, se ne fa un altro. A prendere il suo posto al vertice del Cartello di Sinaloa è stato Ismael Zambada Garcia, el Mayo, che si è sottoposto a un intervento di chirurgia plastica per sfuggire alla cattura, tre dei suoi figli invece sono dietro le sbarre sempre negli Usa. Come il suo ex capo, el Mayo pare si nasconda tra le montagne dello Stato di Sinaloa dove nemmeno l'esercito federale osa entrare, se non per operazioni a uso dei media che finiscono non appena si spengono le telecamere. Del resto non è un mistero la collusione tra i cartelli e le forze dell'ordine, soprattutt­o la polizia municipale, come emerse chiarament­e in seguito alla scomparsa di 43 studenti nello Stato del Guerrero, quattro anni fa.

El Mayo, sulla cui testa pende una taglia di 5 milioni di dollari emessa dagli Stati Uniti, ha mantenuto l'alleanza stretta dal suo predecesso­re con il Cartello del Golfo e i Cavalieri Templari. I rivali sono tanti ma i più agguerriti sono i Los Zetas, il Cartello di Juarez, quello di Beltran Leyva e di Tijuana.

Se il cartello di Sinaloa non ha risentito molto della cattu- ra di El Chapo, quello che però gode attualment­e del maggior "successo" è Jalisco Nueva Geracion.

A PORTARLOin cima alla lista è stato El Mencho, tanto che oggi è considerat­o il re dei narcos. Nemesio Eseguera Cervante s, detto ironicamen­te El Mencho ( dall'yiddish mench, gentiluomo) ha 52 anni, e negli ultimi due è in pole position nella lista dei criminali più ricercati dalla Dea, l' antinarcot­ici americana. El Mencho ha una milizia di circa 5.000 ‘soldati’ e le reclute, una volta arrestate, hanno raccontano di essere state costrette a mangiare la carne delle persone che avevano appena ucciso, in segno di disprezzo e di dedizione agli ordini del capo.

In meno di un decennio, questo gruppo criminale, nato nello stato di Jalisco, si è espanso a livello nazionale e opera in 14 Paesi. Il gruppo è nato dalla sanguinosa scissione del cartello Mata Zetas, alleato del cartello di Sinaloa, con Los Zetas. Oggi Jalisco Nueva Generacion è completame­nte indipenden­te e, secondo le autorità e gli analisti, continua la propria espansione con un mix di azioni armate e propaganda, come quella fatta alla fine del 2017 nella città di Oaxaca per annunciare il proprio “arrivo”. L'operazione che lo ha reso noto a livello nazionale e internazio­nale ha avuto luogo nel 2015 quando con un lanciarazz­i abbatté un elicottero delle forze federali.

Volto rifatto Intervento di chirurgia plastica per il nuovo capo El Mayo: così vuole sfuggire alla cattura

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LaPresse Fuggito due volte El Chapo dopo la sua cattura finale nel 2016
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